In tutt’Italia è in corso la campagna finalizzata alla creazione di un Dipartimento per la Difesa popolare nonviolenta e la riduzione delle spese per gli armamenti militari.
C’è tempo fino al 15 maggio, quindi, per firmare in Comune – nella sede dell’ufficio elettorale, piazza Garbaldi, 1–, aderendo alla proposta di legge di iniziativa popolare “Un’altra difesa è possibile”.
Si tratta di un’opportunità che in questi giorni è discussa in tanti Comuni e che non è affatto gravata dal difetto della non concretezza. In soldoni, ai cittadini si chiede se vogliono dare forza ad un modello di Difesa più moderno, che affianchi alle forme tradizionali di difesa uno strumento in grado di interagire direttamente sui contesti internazionali di crisi.
E’ almeno dal 1985 (sentenze 184/85 e 228/2004 della Corte Costituzionale) che si è stabilito come la modalità armata e militare sia una delle forme di difesa possibili, ma non l’unica. Lo Statuto del Comune, inoltre, presenta espliciti richiami alla scelta della pace e della risoluzione nonviolenta dei conflitti. Lo fa nell’art. 1, dove sta scritto che “Il Comune di Fidenza […] si amministra [...] per la cura generale dei propri interessi e per il proprio sviluppo civile, sociale, economico, culturale, politico, nella prospettiva della pace e della cooperazione fra le comunità locali e tra i popoli”.
L’articolo 2 del nostro Statuto, poi, promuove “ogni iniziativa culturale e di ricerca, di educazione, di cooperazione e di informazione ed assume iniziative dirette a favorire quelle istituzioni culturali e scolastiche, associazioni, gruppi di volontariato e di cooperazione che tendano a fare del Comune una terra di pace.
La proposta di legge chiede al Governo una concreta diminuzione degli stanziamenti per spese militari (23,5 miliardi di euro per il 2015) per sostenere un aumento dello stanziamento al servizio civile nazionale (fermo a 155 milioni di euro per il 2015) e alla cooperazione internazionale decentrata con l’obiettivo di aiutare i percorsi di crescita direttamente nei Paesi in difficoltà.