apr 032014
 
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A due giorni di distanza pubblichiamo il documento che avevamo predisposto per il commento politico del Psc approvato e che invece non abbiamo letto. Lavorare in questo clima e in questo consiglio è difficilissimo soprattutto nelle fasi preliminari, con un sindaco che usa politicamente la leva del sarcasmo (anche preventivo), e con una maggioranza (e a volte qualche consigliere della minoranza) che lo appoggiano con risate e commenti laterali. Anche sulla Gazzetta ho ribadito che la cosa NON è normale e non è giusto che lo sia. E che non lo sarà in futuro, se vinceremo. A volte la sostanza è fatta anche da qualche formalità, specie nelle istituzioni. Nei fatti il documento non è stato letto perchè il gruppo ha deciso di uscire dall’Aula prima che la discussione entrasse nel vivo dopo che la richiesta di rinvio dell’argomento (motivata dal fatto che abbiamo ricevuto quasi 4 gigabyte di norme tecniche da studiare il venerdì per il lunedì sera) è stata accolta con il solito codazzo di ilarità e sfottò. La partecipazione – specie del gruppo d’opposizione, ma certo anche dei cittadini tutti – è un principio troppo importante perchè lo si possa trattare solo come un dovere da assolvere con pacifica rassegnazione.


Il mio vorrebbe essere l’intervento con il respiro più amp
io, ma rischia di essere quello più generico. Sarò quindi breve perché quel che voglio dire potrebbe essere detto in poche righe.

In una fase di crisi acuta e di trasformazione radicale dell’economia e del territorio ci saremmo aspettati che il Piano giocasse un ruolo importante nel mettere a fuoco la situazione e nel delineare le strategie dell’Amministrazione, anche a fronte dell’ingentissimo impegno economico richiesto per la redazione del PSC. (parliamo di 300mila euro solo per i documenti utili all’approvazione).

La parte socio economica del Psc è infatti quasi l’unico rapporto “generale”, “umanistico”, incaricato di spiegare come va il nostro pezzo di mondo e come questo si traduce nelle scelte di breve, medio e lungo periodo per una città che vuole governare lo sviluppo e non subirlo passivamente. È il documento che si assume l’onere di illustrare la visione della città futura, e la condivide con i cittadini.

Nel caso di Fidenza, niente di tutto questo.
Nessuno sforzo interpretativo che non sia da “tesina” liceale (e al Liceo si sa che non si brilla di originalità e spesso, quando si è sotto la stretta del compito in classe, si tollera anche qualche forse innocente scopiazzatura).
Il Psc che voi maggioranza presentate non ha nessuna visione, che sia di tutti – come recitava lo striscione esposto dopo la vittoria del 2009 – o di una parte. Non c’è nessun segnale di largo respiro che lasciate a chi vi succederà, foste anche voi stessi. Non c’è scritto quel che un Comune può fare per i suoi cittadini ne tantomeno quel che farà. E che quel il comune può fare non è solo risolvere le code o colmare le buche - come richiamava quel manifestone d’inizio campagna elettorale agli automobilisti della via Emilia – per quello basterebbero dei buoni tecnici.

Un comune può dare uno stile, può gestire le energie che ci sono, andando a cercare e a valorizzando le più utili o le meno vigorose, gestendo le intemperanze di quelle più invadenti o semplicemente mettendo in armonia le differenze che un territorio presenta. Questo un comune lo può fare e questo nel Psc potrebbe emergere, se non fosse solo un versione un po’ più moderna di un piano regolatore.

Nel Psc che presentate invece:

- si parla di POPOLAZIONE e si prevede un Comune “dormitorio” con 6mila persone in più in 14 anni, ma – a parte il fabbisogno di 2700 alloggi circa che si pensa di mettere loro a disposizione, al lordo di quelli disponibili e non occupati che però non sono stati censiti con esattezza – non c’è traccia di cosa questa gente farà, e non si prevede nessuno particolare sviluppo produttivo o commerciale, culturale, sociale o di svago, di rapporti tra le persone di come e dove queste persone si confronteranno, di come staranno insieme culture diverse

- si parla di GEOGRAFIA DEL TERRITORIO e si parla di sistemi locali del lavoro, citando fra l’altro il sistema insediativo del comprensorio parmigiano (a pag. 10 della relazione socio economica,probabilmente un refuso da un altro piano perchè Fidenza fa parte di un proprio sistema locale).

- sulle ATTIVITA’ ECONOMICHE si prendono a riferimento i dati provinciali, che sarebbero anche buoni ma sono in gran parte del 2010. In questi 4 anni è cambiato il mondo: nessun approfondimento su questo punto per colmare le lacune. L’analisi sul commercio si ferma invece al 2012, dicendo in pratica che va tutto bene: aumenta la popolazione e aumentano i negozi. Quali soluzioni all’evidente percezione opposta? Quali proposte? Che tipo di sviluppo propone l’amministrazione? Come si attraggono gli investimenti?

- si parla di TURISMO e si cita il calo del 55% nelle presenze tra il 2006 ed il 2012. Commento del PSC? E’ la crisi. Punto. Nessuna idea, nessun piano, nessuna proposta,nessuna soluzione.

- si parla di GRANDI AZIENDE in 13 righe in tutto che sono dedicate al sistema delle grandi aziende operanti sul territorio. Per voi sono 4: Bormioli, Pinko, Marconi, Italpast. Come le facciamo crescere? come le facciamo rimanere a Fidenza? Come ne facciamo arrivare altre?

Ci pare chiara a questo punto la concezione di Piano dell’attuale amministrazione comunale: non abbiamo nessuna visione, non sappiamo cosa succederà a Fidenza, Non abbiamo ne proposte ne idee.

La logica conseguenza di questo ragionamento potrebbe essere: visto che non sappiamo nulla, massima libertà; i privati facciano quello che vogliono. Avrebbe una sua interna simmetria, per quanto discutibile. Invece la conclusione è opposta: dato che non sappiamo nulla, non si prevede nulla, se non tanta gente in più, quella che l’Istat stima nelle proiezioni di questo pezzo d’Italia.

Quasi come se tutto fosse da discutere poi in base alla discrezionalità dell’Amministrazione, che si tiene le mani libere per operare come meglio crede caso per caso, con le varianti che saranno necessarie allo scopo.

Questo approccio passivo è del tutto sbagliato per più motivi:
- è molto costoso per la gestione (continue varianti ad hoc)
- è privo di qualsiasi visione per la governance del territorio, che non può poi essere recuperata in corsa

Oggi è in corso quella che è definita a livello di geografia economica “la grande divergenza”.
I territori si stanno sempre più dividendo tra quelli in grado di rilanciare la propria qualità della vita ridando slancio alle attività economiche, quelli che non ce la fanno e sprofondano in una crisi sempre più profonda, e quelli che stanno in mezzo, indecisi su quale percorso affrontare. Oggi i territori hanno la possibilità di incidere sul loro destino, con le scelte appropriate.

Con un PSC come quello che voi classe politica presentate, Fidenza rischia di far parte nel medio termine del gruppo di coloro che non ce la faranno.
Se questo è quello che potevamo ottenere mi pare francamente poco!

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