mar 222017
 
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Con la loro presa di posizione dei giorni scorsi, i Sindaci Fritelli e Massari hanno ottenuto dal ministro dell’interno Minniti che il bando per la collocazione di altri 88 profughi in strutture private a Tabiano fosse annullato e che fosse sostituito dal sistema SPRAR, gestito dagli enti pubblici con quote proporzionali alla popolazione dei comuni e già presente a Fidenza da più di 10 anni, da estendere ora a tutto il distretto socio-sanitario. Un modello virtuoso di gestione che ogni buon politico nazionale, di sinistra o di destra, dovrebbe voler esportare in tutta Italia.

Oggi a Salso è arrivato un signore di Milano. Era evidente che venisse da fuori e che non conoscesse la nostra realtà e, se aveva chiesto informazioni, le aveva chieste alle persone sbagliate. Purtroppo non si trattava di un turista, ma di Matteo Salvini, il segretario della Lega Nord, nei ritagli di tempo parlamentare europeo.

Non conosceva la realtà, dicevamo, perché ha descritto una questione peculiare, complessa e di lunga data come quella della crisi del termalismo e del settore turistico salsese inanellando una serie di luoghi comuni, una pappa pronta per ogni occasione, e alla fine individuandone la causa nella gestione a livello locale della recente ondata migratoria, fenomeno epocale frutto di dinamiche geopolitiche esplose negli ultimi anni.

Salvini, dopo aver dato giustamente addosso ai finti albergatori e alle finte cooperative che speculano su un sistema emergenziale di accoglienza che taglia fuori i comuni, ha pensato bene anche di attaccare gratuitamente i Sindaci di Fidenza e Salsomaggiore, che invece si sono sempre impegnati affinché questo sistema fosse superato.

Giusto per aggiungere un’altra cucchiaiata di banalità alla minestra, probabilmente imbeccato da qualche politicante locale, Salvini ha pensato bene di tirare in mezzo anche lo storico spauracchio della moschea di Fidenza. E’ un ritornello che salta fuori quando mancano gli argomenti, puntualmente smentito tanto dal Sindaco Massari quando dall’Associazione di Promozione Sociale Ennour, che anima da un decennio il centro culturale islamico di Fidenza e che presto traslocherà nella sua nuova sede.

La prossima volta che Salvini vorrà farci l’onore di una visita, ci faccia la cortesia di confrontarsi prima con chi lavora tutti i giorni, con tanti oneri e pochi onori, per risolvere i problemi dei fidentini e dei salsesi, che magari potrebbe dargli le informazioni corrette: potrebbe insegnargli qualcosa ed evitargli altre brutte figure.

I politici nazionali sono sempre i benvenuti nel nostro territorio, ma visto che sono pagati profumatamente per fare il loro mestiere, dovrebbero farlo bene.

Partito Democratico

Circoli di Fidenza e di Salsomaggiore e Tabiano Terme

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feb 082017
 
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dal blog di Marco Gallicani

In giro per l’Europa ci sono alcuni posti dove per terra, camminando, è possibile incappare in piccoli sanpietrini dorati completamente estranei dal contesto visivo.
Sono delle pietre d’inciampo, un’opera dell’artista tedesco Gunter Demnig che ha voluto “depositare, nel tessuto urbanistico e sociale delle città europee una memoria diffusa dei cittadini deportati nei campi di sterminio nazisti”.

Li mette dal 1995 davanti alle ultime abitazioni delle vittime e sopra incide il nome della persona, l’anno di nascita, la data e il luogo della deportazione e la data di morte. Dice che è un modo per creare disordine e ricordare, una parola dal sapore affascinante, che viene da cordis (il cuore), perché il cuore era ritenuto la sede della memoria. Così facendo ridona loro un’identità.

Io credo che quello che facciamo con questa giornata in Italia sia una pietra d’inciampo, un momento importantissimo perché nel 2016 sono troppi gli italiani che sono convinti che alla fin fine l’orrore che sconquassò l’umanità a metà ‘900 fu dovuto a pochi cattivissimi. E invece dei circa 700 ebrei deportati da Roma dopo la tragica retata del 16 ottobre 1943 almeno 439 (quasi la metà) furono traditi o arrestati dagli italiani. Quelli buoni, quelli che non ci hanno mai creduto davvero. Quelli folkloristici, goliardici.

Sono troppi gli italiani, i miei amici che ignorano che l’introduzione del norme razziali nel sistema giuridico italiano fu un’operazione complessa e studiata da giuristi esperti e tecnicamente preparati, non un gioco, non un’improvvisata. Anticipata da un’azione propagandistica molto attenta capace di far credere ai più che si trattasse solo di un gesto formale, sostanzialmente obbligato e portato avanti per compiacere l’ingombrante alleato.

Io credo che quello che facciamo con questa giornata in Italia sia una pietra d’inciampo, un momento importantissimo perché proviamo a raccontare anche solennemente che non è vero che certe cose non possono capitare di nuovo, che non possono star tranquilli i ragazzi, ma che si devono interessare, devono stare dentro un tempo (ed una società) che è capace di assistere a deportazioni simili a quelle di metà ‘900 senza rimanerne inorridito. Gennaio non è ancora finito e sono già oltre 200 le persone morte nel tentativo disperato di raggiungere l’Europa, annegati in un mare che avrebbe dovuto collegare la loro terra (mediterraneo, in mezzo a due terre) e il continente dove speravano di trovare pace.
E dove invece molti di loro sono morti congelati. O annegati, come a Venezia l’altro giorno. E noi parliamo d’invasione (come fanno sempre più politicanti cialtroni) e di invadenza (come fa qualche amico che prova a giustificare la sua paura).

Gli immigrati in Italia sono l’8,2% e credetemi che è un dato che crescerà. Non serviranno i muri come non è servito bloccare le frontiere. La chiusura della rotta balcanica ha spinto i profughi nel Mediterraneo e ora che trovano blindato anche quell’accesso iniziano a guardare in direzione dell’America Centrale. I muri servono sicuramente a creare emergenze dove non ce n’erano ammassando le persone tutte a ridosso del confine e a creare delle zone dove i criminali possono governare con la violenza il traffico di chi può permettersi di superare anche i muri più alti, corrompendo chi va corrotto.

Allora “perché la memoria del male non riesce a cambiare l’umanità? A che serve la memoria?” si chiese Primo Levi. Io spero a trasformarci tutti in pietre d’inciampo, a farci avere il coraggio che ha avuto Cedric Herrou, il contadino francese sotto processo per aver aiutato i migranti. A farci arrivare al cuore che non è giusto ne normale vivere quello che hanno vissuto quasi tutti quelli che tentano di venire in Europa: viaggiare due o tre anni a piedi, pagare per essere caricati in 25-30 in una jeep con solo una lattina d’acqua al giorno che puzza della benzina che ci hanno messo dentro per non fartela consumare tutta subito, farlo incinte perché questo è l’unico tabù ancora rispettato dalle bande (le altre vengono tutte violentate nel percorso, e non una volta sola), restare in un campo di concentramento per mesi in attesa degli ultimi soldi, senza i quali si rischia di diventare schiavi, prostitute o aggregati d’organi.

Non è normale e se c’è qualcuno che può capirlo è il cuore di un giovane. A loro serve la memoria, e a noi per essere un po’ come loro

feb 182015
 
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di Michael Braun, Die Tageszeitung (da Internazionale 1089)

Oggi è di nuovo lecito provare orrore, almeno per un paio di giorni.

Per l’ennesima volta Lam-pedusa si è trasformata nell’obitorio dell’Europa, per l’ennesima volta il sogno di una vita migliore è stato pagato con la morte. Ma il sentimento di orrore si esaurirà presto, e c’è da temere che non avrà alcuna conseguenza.

Fino a qualche mese fa sembrava che nel dibattito sulla politica europea in materia di rifugiati si stesse muovendo qualcosa. Anche in Germania c’era chi chiedeva il prolungamento dell’operazione di salvataggio umanitario Mare nostrum e si parlava di una politica di accoglienza coordinata a livello europeo. Ma poi, senza fare troppo rumore e senza attirare troppa attenzione, a novembre l’Italia ha sospeso l’operazione Mare nostrum. Così il dibattito europeo è tornato al punto di partenza: un ping pong tra i due poli dell’“emergenza profughi” e delle “catastrofi dei rifugiati”.

Le emergenze profughi scoppiano puntualmente quando “ne arrivano troppi”, quando sugli schermi televisivi scorrono le immagini dei centri d’accoglienza sovrafollati. Allora il primo riflesso è sempre il rifiuto. Del resto l’interruzione di Mare nostrum ha fatto contenti anche molti governi europei, convinti che un’operazione di salvataggio sistematico faccia in realtà da “calamita”, come è stato più volte ripetuto.Ma i naufragi continuano a ripetersi con sconcertante regolarità.

L’operazione Mare nostrum era stata un grande passo avanti, perché il suo scopo non era la difesa delle frontiere ma il salvataggio dei migranti. Ma questo cambiamento di prospettiva è durato solo un anno. Ora tutti provano di nuovo orrore, ma è una reazione ipocrita: sono state l’Italia e l’Europa a voltare le spalle ancora una volta ai rifugiati, e a fare in modo che il Mediterraneo continui a essere una fossa comune.