giu 052015
 
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IN ITALIA AL 20% DELLA POPOLAZIONE VA IL 61,6% DELLA RICCHEZZA NAZIONALE
I dati sono dell’Ocse

La crisi allarga la forbice tra ricchi e poveri. Anche in Italia dove l’1% della popolazione detiene il 14,3% della ricchezza nazionale netta (definita come la somma degli asset finanziari e non finanziari, meno le passività), praticamente il triplo rispetto al 40% più povero, che detiene solo il 4,9%.

La crisi ha inoltre accentuato le differenze, dato che la perdita di reddito disponibile tra il 2007 e il 2011 è stata ben più elevata (-4%) per il 10% più povero della popolazione rispetto al 10% più ricco (-1%).

La ricchezza nazionale netta in Italia e’ distribuita in modo molto disomogeneo, con una concentrazione particolarmente marcata verso l’alto. Il 20% più ricco detiene il 61,6% della ricchezza e il 20% appena al di sotto il 20,9%. Il restante 60% si deve accontentare del 17,4% della ricchezza nazionale, con appena lo 0,4% per il 20% più povero.

Anche nella fascia piu’ ricca, inoltre, la distribuzione e’ nettamente squilibrata a favore del vertice. Il 5% più ricco della popolazione detiene infatti il 32,1% della ricchezza nazionale netta.

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mag 122015
 
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In tutt’Italia è in corso la campagna finalizzata alla creazione di un Dipartimento per la Difesa popolare nonviolenta e la riduzione delle spese per gli armamenti militari.

C’è tempo fino al 15 maggio, quindi, per firmare in Comune – nella sede dell’ufficio elettorale, piazza Garbaldi, 1–, aderendo alla proposta di legge di iniziativa popolare “Un’altra difesa è possibile”.

Si tratta di un’opportunità che in questi giorni è discussa in tanti Comuni e che non è affatto gravata dal difetto della non concretezza. In soldoni, ai cittadini si chiede se vogliono dare forza ad un modello di Difesa più moderno, che affianchi alle forme tradizionali di difesa uno strumento in grado di interagire direttamente sui contesti internazionali di crisi.

E’ almeno dal 1985 (sentenze 184/85 e 228/2004 della Corte Costituzionale) che si è stabilito come la modalità armata e militare sia una delle forme di difesa possibili, ma non l’unica. Lo Statuto del Comune, inoltre, presenta espliciti richiami alla scelta della pace e della risoluzione nonviolenta dei conflitti. Lo fa nell’art. 1, dove sta scritto che “Il Comune di Fidenza […] si amministra [...] per la cura generale dei propri interessi e per il proprio sviluppo civile, sociale, economico, culturale, politico, nella prospettiva della pace e della cooperazione fra le comunità locali e tra i popoli”.
L’articolo 2 del nostro Statuto, poi, promuove “ogni iniziativa culturale e di ricerca, di educazione, di cooperazione e di informazione ed assume iniziative dirette a favorire quelle istituzioni culturali e scolastiche, associazioni, gruppi di volontariato e di cooperazione che tendano a fare del Comune una terra di pace.

La proposta di legge chiede al Governo una concreta diminuzione degli stanziamenti per spese militari (23,5 miliardi di euro per il 2015) per sostenere un aumento dello stanziamento al servizio civile nazionale (fermo a 155 milioni di euro per il 2015) e alla cooperazione internazionale decentrata con l’obiettivo di aiutare i percorsi di crescita direttamente nei Paesi in difficoltà.

 

mag 112015
 
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E’ un messaggio di pace e solidarietà quello inviato stamani dai ragazzi della scuola media “Zani” alla Comunità di pace di San José de Apartadó in Colombia, sostenuta dalla sezione fidentina di Amnesty International e “gemellata” idealmente con Fidenza, che ha conferito la cittadinanza onoraria a Jesus Emilio Tuberquia, rappresentante legale della Comunità di pace.

Gli alunni delle classi 2A, 2C e 3E della “Zani” – accompagnati dalle professoresse Mara Dallospedale, Claudia Bertuzzi e Luciana Lanzi – si sono riuniti in piazza Garibaldi con Amnesty International per un momento di riflessione sul significato e sul valore del progetto della Comunità di pace di San José de Apartadó, che per sottrarsi alla violenza della guerriglia, dell’esercito e dei gruppi paramilitari e come rifiuto alle logiche degli interessi economici e della droga ha deciso di essere neutrale e di puntare sulla nonviolenza e sull’economia sostenibile. La Comunità rifiuta le armi, non appoggia nessuna delle parti in conflitto, non coltiva cocaina, vive perseguendo libertà, democrazia, giustizia, nonviolenza attiva, pace e impegno sociale. Tutto ciò ne fa una realtà che non solo va difesa dagli attacchi dell’esercito colombiano, dei paramilitari e dei guerriglieri, che non vogliono accettare la loro neutralità, ma deve essere presa come modello di nonviolenza attiva.

La Comunità di pace di San José de Apartadó, non potendo contare sulla giustizia nazionale, ha chiesto appoggio alle organizzazioni internazionali: mantenere alta l’attenzione su di loro significa garantire la sopravvivenza dei campesinos.

I ragazzi, che hanno già seguito un percorso didattico realizzato da Nelly Bocchi e da Marco Gaibazzi, hanno posato per delle foto componendo la scritta “Paz” (pace) con i colori della bandiera colombiana: giallo, azzurro e rosso. La foto sarà spedita alla Comunità di pace in Colombia.

Gli alunni hanno poi firmato un cartellone di benvenuto che sarà appeso per accogliere un rappresentante della Comunità di pace che verrà a Fidenza in giugno e un cartellone di solidarietà alla Comunità che è stato appeso al balcone del Municipio.
Il sindaco Andrea Massari e il vicesindaco Alessia Gruzza si sono uniti ai ragazzi per testimoniare la vicinanza di tutta la città alla Comunità.

“Fidenza ha un patto di amicizia, una sorta di gemellaggio, con la Comunità di pace. Questo progetto di sensibilizzazione e di sostegno deve proseguire, perché gli amici colombiani hanno bisogno anche del nostro aiuto per poter sopravvivere alla violenza. Vi ringrazio a nome di tutta la città”, ha detto il sindaco Andrea Massari.

Al termine dell’incontro, Amnesty International ha consegnato ai ragazzi un libro realizzato con le lettere, le foto e i disegni che gli alunni della scuola media “Zani” hanno scambiato con i coetanei della Comunità.

apr 292015
 
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di Beppe Rota

Per l’assunzione di personale a tempo indeterminato la Legge di Stabilità 2015 prevede una riduzione dei costi relativi ai contratti mediante l’esenzione dei contributi Inps per i primi 3 anni.

Per la maggioranza delle imprese artigiane, favorevoli al job’s act, l’esonero dai versamenti dei contributi sposterà la convenienza verso il contratto a tempo indeterminato. La legge entrata in vigore il 7 Marzo ha determinato un balzo in avanti delle assunzioni per le piccole e medie imprese dell’8,5% rispetto al Marzo del 2014 (fonte Cna).

Io penso che la agevolazioni per le aziende non debbano passare solo per le assunzioni di dipendenti a tempo indeterminato. Ad esempio per le imprese maggiormente colpite dalla recessione (costrizioni ed impiantistica) il job’s act da solo non sarà sufficiente a far ripartire la domanda di lavoro. Che è la vera questione.

Penso ad un Iva ridotta e ad un’aumento della detrazione fiscale per le ristrutturazioni di abitazioni civili. La richiesta di agevolare le aziende attraverso i meccanismi di tassazione locale poi rischia solo di dividere il mondo delle imprese in presunti buoni e presunti cattivi, non comprendendo come in realtà molte aziende artigiane non hanno la possibilità di assumere a tempo indeterminato anche se lo farebbero perchè fanno già tantissimo per rimanere a galla in questi ultimi anni di crisi economica.

apr 272015
 
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Il discorso di Andrea Massari per il 70esimo anniversario della Liberazione d’Italia dal nazi fascismo.

Desidero abbracciare di cuore tutte le Associazioni Partigiane, Combattentistiche e i partigiani che oggi sono con noi in questa piazza che è, prima di tutto, la loro piazza. Perché loro 70 anni fa ce l’hanno regalata. Di nuovo in festa, di nuovo splendente, dopo più di 20 anni di paura, di lutti, di violenzeUn caloroso ringraziamento anche a Carlo Cantini, che è qui con noi per rappresentare Libera, l’associazione di Don Ciotti contro tutte le mafie, una delle realtà civili più impegnate sul grande fronte della Legalità.

Dicevo: 70 anni. Oggi sono esattamente trascorsi 70 anni da quando la violenza e la vergogna della dittatura sono state cacciate da Fidenza e dall’Italia. Un fatto enorme per la storia del nostro Paese, perché una generazione di ragazzi e ragazze, di persone comuni come oggi siamo noi fece la scelta più moderna e più difficile di sempre: spendersi, impegnarsi in prima persona fino al punto di mettersi davanti ai fucili di un nemico forte e sanguinario.

E lo fecero rischiando tutto, per riconquistare tutto quello che il fascismo ci aveva tolto: Libertà. Uguaglianza. Unità. Dignità. Qualcuno dice che la resistenza sia stata una scelta di coraggio. Io preferisco dire che è stata una scelta proprio di dignità. Bastava dire sì, bastava accettare il terrore e chinare il capo. Bastava ubbidire per salvare la pelle e le case, che tanto, prima o poi, i carri armati inglesi e americani sarebbero arrivati.

E invece no. A Fidenza come altrove la nostra gente si è ripresa l’Italia, dimostrando al mondo che la speranza può fare meglio delle pallottole e l’unità ci rende più forti di una cannonata. Ma questo non basta. Tutti insieme dobbiamo chiederci se l’Italia del 25 aprile 2015 è l’Italia che ci piace, se è il Paese libero e onesto che avevano immaginato i partigiani. Proviamo a chiederlo ai nostri ragazzi, a parlarne con le nostre famiglie. Proviamo a metterci in discussione perché quello di oggi non sia solo un bel corteo.

Se amiamo questa giornata, dobbiamo farlo senza paure perché la Resistenza non vivrà per sempre solo perché così scriviamo sui manifesti, ma vivrà se troveremo il modo di spiegarla a chi non c’era e di spiegare che non c’è nulla di più moderno, di più giovane e di più bello di un popolo che ama la sua libertà e che la sa difendere.

E’ vero: oggi siamo liberi. Possiamo dire quel che ci pare, studiare, informarci. Spostarci. Ma ci manca qualcosa. Qualcosa di enorme. Troppa parte della nostra Italia è inquinata dalle mafie, troppa gente ha paura di alzare la testa, troppa gente usa la scorciatoia della corruzione e degli affari sporchi per arrivare dove vuole. Troppi ragazzi non hanno un lavoro e se ce l’hanno è pagato poco e male. Vi prego di riflettere, guardiamoci intorno: abbiamo facebook, abbiamo internet, raggiungiamo in due ore le grandi città del mondo, ma nel 2015 dobbiamo ancora sconfiggere la mafia, ma è ritornato il mercato degli schiavi e bambini e famiglie annegano come mosche nel canale di Sicilia, ma siamo il paese dove 800 tra sindaci, assessori e consiglieri che non chinano la testa sono stati minacciati dai clan in un solo anno.

Ma siamo il Paese in cui un ragazzo su due non ha lavoro e si studia una vita per non avere certezze. Allora, oggi come 70 anni fa possiamo dire basta e cambiare. Ieri abbiamo combattuto fascisti e nazisti, abbiamo tolto bambini e famiglie dai campi di concentramento. Abbiamo scritto una Costituzione bellissima che protegge il diritto al lavoro. Oggi dobbiamo battere nemici che non sono in divisa ma che sappiamo come chiamare – mafiosi, corrotti, sfruttatori .

Siamo chiamati tutti ad un grandissimo impegno per un nuovo patto. Ognuno di noi può e deve fare qualche cosa. Nel nostro piccolo, nel nostro quotidiano. Non è più il momento di stare alla finestra. Non è più il momento di criticare e non fare nulla. Passiamo dalle parole ai fatti concreti che ognuno di noi può fare. I Sindaci come i cittadini. Gli studenti come i magistrati che sono in prima linea. Chi lavora con onestà come le migliaia di Forze dell’Ordine che servono lo Stato tra mille difficoltà.

Tutti insieme dobbiamo dire basta ai vizi italiani del non vedo, non sento, non parlo, specie se di mezzo ci sono i nostri interessi. Tutti insieme dobbiamo dire basta a quella zona grigia che un attimo dopo un arresto eccellente fa finta di niente, finge di non conoscere chi ha patrocinato e fiancheggiato fino ad un attimo prima. Tutti insieme possiamo dire basta ai salari da fame per tanti e agli stipendi stellari per pochi. Possiamo dire basta, cari ragazzi, ai soprusi grandi piccoli.
Anche nelle vostre classi, nelle vostre scuole. Ognuno è chiamato a fare resistenza nei luoghi in cui viviamo.

Se questa è la nostra Resistenza, però, dobbiamo farla insieme. Insieme, ad esempio, ai Comuni come Fidenza e a tutti gli altri che sono entrati nel grande network dei Comuni antimafia di Avviso Pubblico. Insieme a chi vuole di più per i nostri ragazzi.

Insieme è poi una parola bellissima e che ci dice tanto: non possiamo pretendere che la nostra sicurezza, il nostro diritto a vivere onestamente siano affidati ad un piccolo gruppo di eroi. Le avanguardie, i pionieri sono importanti, ma non possiamo lasciarli soli. Ce lo dice proprio la nostra storia. Fidenza non ha lasciato soli i nostri partigiani, la gente di Fidenza non lascerà soli Don Ciotti e tutti i servitori dello Stato, tutti i cittadini che ad ogni livello non abbassano la testa, che non si arrendono. Così, con l’impegno di ognuno di noi possiamo cambiare il nostro paese e renderlo migliore.

Oggi che la Liberazione compie 70 anni, vi chiedo un piccolo gesto: lasciamo partire da questa piazza un applauso, un applauso sincero, che suoni come un GRAZIE a tutti i resistenti. A quelli di ieri che ci hanno insegnato tutto, a quelli di oggi.

Avanti tutta. L’Italia ci sta aspettando. W il 25 aprile, w la Repubblica!
Grazie!

 

apr 132015
 
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Quando parliamo di partecipazione non parliamo di un’attività che è “accessoria” alle attività delle istituzioni, o in generale alla vita di una città. La partecipazione è una dimensione costitutiva delle istituzioni di una città. Il Consiglio comunale, le commissioni consiliari le giunte, sono tutti organismi utili alla partecipazione.

Il tema che dobbiamo affrontare oggi è il cambiamento che abbiamo vissuto in questi ultimi decenni nelle forme di rappresentanza. Noi oggi abbiamo delle istituzioni, dei partiti e più in generale dei “corpi intermedi” che si sono creati anche molto tempo fa per rispondere a bisogni che erano consolidati e legittimi, ma che oggi risultano poco aggiornati sulla complessità della vita contemporanea. Bisogni che continuano ad esistere e che non vanno negati, ma piuttosto fatti evolvere.

Il fatto è che in una società più complessa e più articolata come appare oggi quella in cui viviamo ci sono bisogni ed esigenze che non trovano rappresentanza nei corpi intermedi classici, tante cose che vorremmo per l’ambiente, per l’economia, per il nostro vivere insieme. Il tema è quindi legato alla dimensione istituzionale, ma non solo.

E’ politico nel senso più alto del termine perchè riguarda anche la capacità di pensarsi, rielaborare temi e poi di auto-organizzarsi dei cittadini, in forme che poi possano essere riconosciute e aiutate.

Tutto ciò richiede un cambiamento non solo negli atteggiamenti dei cittadini, ma anche delle forme della politica, di come si fa la politica, ma anche dei ruoli tecnici interni ed esterni all’amministrazione. Il materiale tecnico che la politica usa per organizzare la vota dei cittadini deve essere reso disponibile nelle forme più aggiornate perchè i cittadini li possano intelligere e quindi usare.

Altri pezzi dell’intervista ai link presenti sulla piattaforma per lo streaming raggiungibile cliccando qui

mar 202015
 
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di Franco Amigoni

“Smart City” è un marchio che ha indubbiamente avuto negli ultimi anni un grande successo. E’ parso a molti che fosse sufficiente utilizzare quel marchio per accedere quasi magicamente alla città futura, a base di tecnologie straordinarie e di soluzioni per tutti. Naturalmente non è così, e il rischio che si è corso è stato quello di delegare nelle capienti mani delle multinazionali della tecnologia gli investimenti urbani.

Al contrario, le tecnologie devono essere soltanto uno strumento per un fine ben più grande, che può essere scisso in tre concetti: inclusione sociale, sostenibilità, sviluppo economico. Sempre di più occorre partire dai cittadini per utilizzare, anche grazie alla tecnologia, l’intelligenza collettiva di un luogo.

A Modena, per esempio, hanno creato un panel di oltre 5mila cittadini, che vengono ascoltati con regolarità su tutti i temi strategici. In molti altri luoghi è rinata negli ultimi anni, con metodologie e strumenti più moderni ed avanzati, quella progettazione partecipata che aveva visto gli albori in Italia negli anni settanta con Renzo Piano e altri. Smussati gli spigoli, con un approccio fortemente multidisciplinare, progettare in modo partecipativo è sempre più un caposaldo dell’azione amministrativa.

Ecco perchè a brevissimo partirà anche a Fidenza un programma dal gruppo consigliare PD fortemente voluto, anche in vista del POC e di altri importanti momenti di scelta per il bene comune, di formazione alla progettazione partecipata, con antropologi, sociologi, architetti, esperti di comunicazione, facilitatori.

Per alcune date che verranno molto presto comunicate amministratori, funzionari comunali, dirigenti, associazioni e cittadini impareranno (o perfezioneranno) gli strumenti per rendere il futuro un posto migliore insieme.

E’ uno dei primi passi, molti altri seguiranno. Il futuro è dietro l’angolo.

mar 102015
 
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Sostenere la ripresa economica e con essa dell’occupazione è un compito che deve mobilitare tutto il Paese, dal Governo fino ai Comuni, avendo ben chiari i campi d’azione di ciascuno. Gli spot, le passerelle, le misure un tanto al chilo per farsi belli sul giornale, non ci interessano.

Le misure possibili sono due: la distribuzione di (pochi) soldi a pioggia, con dei voucher che sanno molto di assistenzialismo. Oppure, un progetto che crea occupazione mettendo insieme più iniziative che vanno dal sostegno economico in cambio di una prestazione lavorativa concordata e arrivano fino ad incentivare le imprese ad assumere seguendo criteri innovativi.

Come consiglieri di maggioranza sosteniamo la scelta di campo netta per le riforme che sta portando avanti l’Amministrazione Massari.

Del resto, il nostro fiore all’occhiello sarà il riuso produttivo dell’area ex Cip-Carbochimica: in quella che era una delle aree più inquinate d’Italia, sta procedendo – unico caso in Italia – la bonifica e, una volta completata, sui terreni ripuliti il Comune sosterrà le imprese con no tax area, forme innovative di concessione delle superfici in cambio anche del sostegno alla buona occupazione.

Oggi presentiamo, intanto, 5 azioni mirate per dare una risposta immediata a chi è senza lavoro.

1) Il Comune di Fidenza presenterà un progetto entro fine mese di circa 80 mila euro partecipando al bando della Fondazione Cariparma per ricollocare chi ha perso il lavoro a causa della crisi.

2) Nei capitolati per la gare di appalto per la manutenzione della città sono stati inseriti nuovi requisiti sociali che introducono per la prima volta forme premiali nel punteggio che viene attribuito alle imprese se:
- assumono persone in condizioni molto svantaggiate (senza lavoro da almeno 24 mesi)
- assumono lavoratori svantaggiati ultra 50enni espulsi dal mondo del lavoro o disoccupati con una o più persone a carico
- prevedono forme premiali per l’assunzione di persone svantaggiate in cooperative sociali di tipo B

3) I nuovi appalto pluriennali di manutenzione della città – aggiudicati tra giugno e settembre – escluderanno l’affidamento col massimo ribasso, attribuendo all’offerta tecnica comprensiva dei requisiti sociali di cui sopra un punteggio prevalente. Tradotto: la cura di Fidenza sarà affidata a chi presenterà la qualità migliore e promuoverà il sostegno all’occupazione

4) La legge di stabilità 2015 ha finanziato 100 milioni di euro per interventi sui lavori socialmente utili, previ accordi tra Comuni e Regioni. Risorse che il Comune cercherà di intercettare con un piano ad hoc da discutere in Regione, appena sarà definito il quadro operativo.

5) Il Comune sta ridefinendo un insieme di affidamenti che si sono ripetuti sempre uguali negli ultimi anni (per prestazioni come la portineria in orari extra ufficio, i servizi di affissione pubblicitaria ecc.) per unire la sostenibilità economica a precise finalità di sostegno all’occupazione.

 Un quadro d’insieme che va molto oltre la logica del voucher, comunque bocciata da tanta parte degli interlocutori anche sindacali coi quali l’Amministrazione si sta rapportando. Un quadro, peraltro, che in Consiglio comunale l’opposizione si è rifiutata di ascoltare per inscenare il solito teatrino, rifiutando di contribuire a scrivere insieme una pagina concreta di sostegno a chi ricerca un lavoro.

mar 092015
 
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Caro ex Sindaco Mario Cantini, leggo sulla Gazzetta la sua replica sulla questione “soldi percepiti indebitamente”.

Penso concorderà su un aspetto fondamentale della vicenda: i cittadini di Fidenza hanno già pagato per lei e la sua Giunta la maggiorazione dell’emolumento, protrattasi per alcuni anni su vostra precisa scelta.

Quindi, del suo ragionamento sulla Gazzetta non mi torna, principalmente, una cosa: da un lato dice che vi eravate già impegnati a restituire quei soldi (tre anni fa, glielo ricordo), ma poco dopo aggiunge che prima si rivolgerà a “qualsiasi sede” per “rappresentare le ragioni giuridiche che sostengono la legittimità del nostro operato”. Tradotto senza burocratese, significa avvocati e tribunali, quindi altri soldi che farete spendere ai fidentini se il Comune si dovrà impegnare in una questione legale sul tema.

In verità non mi sarei aspettato che un oratore brillante come lei si riparasse dietro alla più scontata e banale delle difese: la nuova Amministrazione vuole creare un polverone per distogliere l’attenzione da altri problemi. Se problemi vi sono, lei li conosce bene, avendoli lasciati lì irrisolti sul tavolo 9 mesi fa. E questo non toglie che avete “deliberatamente” deciso di alzarvi lo stipendio del 10% nel momento clou della crisi economica.

Guardi, non so per lei, ma riportare nelle casse del Comune soldi “indebitamente percepiti” mi pare già un’azione meritevole, senza scomodare altre scuse.

Il sindaco Massari non ha inventato nulla. Ha solo fatto applicare quanto richiesto dagli ispettori del Ministero ben 2 anni fa.
Mancano all’appello 33mila euro circa relativi agli ex amministratori. O li restituisce chi li ha presi prima, o li devono mettere i fidentini.

Quando lei diventò Sindaco, le venne applicato lo stipendio ridotto del 10%, proprio come era stato fatto per il sindaco Cerri e la sua Giunta. Siamo al 16 luglio 2009 (determinazione n.752). Avesse mantenuto questo parametro, oggi staremmo parlando d’altro.
Meno di un mese dopo, il 13 agosto, al contrario, la Giunta guidata da lei decide di eliminare quel risparmio e di tornare al massimo dello stipendio.

A prescindere dalla normativa che vi imponeva un emolumento più basso, le segnalo anche una questione di opportunità: invece che promuovere il modello low cost di Fidenza, trasformandolo in una cosa che avrebbe fatto piacere ai cittadini, avete preferito dire che pochi erano virtuosi come Fidenza, quindi palla al centro, alzare di nuovo lo stipendio.

Nel momento più delicato dell’economia mondiale degli ultimi 80 anni.

Fatto sta che nel 2012, delibera della sua Giunta n. 72 del 3 maggio, siete costretti a tagliarvi la paga ma, al momento di definire la restituzione dei soldini, tirate in mezzo l’Anci, autrice di richieste di chiarimento al governo nazionale. Tre anni dopo siamo ancora qua ad aspettare, caro Cantini.

E attaccarsi all’Anci in una materia così, è come dire che a dirigere Juve-Roma chiamiamo un arbitro da pallanuoto. Perché? Perché la deliberazione n.1 della Corte dei Conti in Sezioni Riunite in sede di controllo – il supremo organo della magistratura contabile, il vero arbitro del match, così ci capiamo – ha confermato a cavallo del 2012 che il 10% in più di stipendio che vi siete attribuiti non era legittimo. Punto.

Ribadisco, nella vita si può sbagliare, basta porre rimedio. Ecco perché, Cantini, la prescrizione a noi non interessa. Fidenza merita risposte veloci e chiare, provare ad allungare il brodo per evitare di prendersi le proprie responsabilità non è bello. Per nessuno.

Buona Domenica.

mar 032015
 
FRANCE-ECONOMY-FINANCE-CRISIS-EUROS-HOLYDAYS-FEATURE
Il gruppo del Partito Democratico di Fidenza, maggioranza in Consiglio Comunale, ha presentato una mozione per chiedere la rinuncia ai compensi spettanti ai consiglieri per tutte le sedute del parlamentino non deliberative o comunque definite straordinarie.
“Siamo stati eletti per portare dentro le aule del Comune passione civile e democratica. Per questo auspichiamo che sempre più spesso il Consiglio possa trovarsi per discutere di temi che vanno oltre l’immediato quotidiano su fatti, ricorrenze e situazioni che con il confronto generano comunità – spiegano i consiglieri dem -. Lo abbiamo fatto per stigmatizzare le violenze di genere contro le donne, per ricordare la Shoa e il dramma delle foibe e dell’esodo dalmata. Presto il Consiglio si riunirà per celebrare il nostro dialetto. Appuntamenti importanti che hanno reso il Consiglio un’Istituzione che va oltre il normale lavoro amministrativo e si occupa di situazioni che toccano la nostra comunità e sulle quali Fidenza discute, in piazza, nelle scuole, nelle associazioni,sulla rete, ecc.
Proprio per questo, sentiamo la necessità di dare un messaggio importante ai cittadini, dimostrando loro che il Consiglio che hanno eletto non si riunisce per accumulare gettoni di presenza, ma perché mosso da spirito civico e di servizio, proprio come una delle tantissime associazioni che sono protagoniste dell’impegno civile a Fidenza.
E lo facciamo rinunciando ad un gettone che non è irrilevante per le casse comunali, pesando 20,39 euro lordi per ogni consigliere, per cui una seduta di Consiglio costa ai contribuenti 305,85 euro. Un costo che moltiplicato per tutta l’attività programmabile in un anno assume una certa dimensione.
Se con la nostra mozione, che speriamo possa sancire un principio condiviso nella forma più larga possibile in Consiglio, eliminiamo il gettone di presenza, con la stessa chiarezza abbiamo chiesto agli uffici competenti anche di verificare la fattibilità di cancellare anche gli oneri per i permessi retribuiti rimborsati dal Comune ai datori di lavoro privati dei consiglieri”.