Gentili consiglieri interroganti,
alla vigilia della sentenza che ci dirà a brevissimo del futuro della cooperativa Di Vittorio questo consiglio aveva una opportunità: quella di affrontare la discussione doverosa su questo tema enorme e drammatico per le sue ricadute sociali, provando a ricercare, per la prima volta, un’unità civica che, ne sono certo, avrebbe contribuito a rafforzare e ad accompagnare le chance a favore di una svolta concordataria.
Quando ho ricevuto la vostra interrogazione per un attimo ho sperato che mi venissero chieste delucidazioni in ordine agli importanti passaggi Istituzionali fatti col Presidente del Tribunale e con il Ministero dello Sviluppo Economico.
Niente di tutto ciò.
Rilevo, con rammarico, che ci troviamo a discutere dell’ennesimo atto dal sapore inquisitorio, congegnato per dimostrare in maniera surrettizia la solita tesi diffamatoria che suggerisce ai cittadini l’idea di una responsabilità del sottoscritto e di altri, sapendo bene che non è così, e che è con il 2008 che vengono assunte dalla cooperativa scelte e indirizzi che si dimostrano sbagliate
Colgo l’occasione per una ulteriore analisi sulla vicenda Di Vittorio. Un passaggio necessario, dopo mesi di interventi della minoranza in questa sede e a mezzo stampa riassumibili non certo con l’obiettivo della difesa dei diritti dei soci prestatori, delle imprese creditrici e del Comune che tutti noi – e dico tutti noi – rappresentiamo
Vi siete erti a paladini delle sorti di questa cooperativa, e allo stesso tempo insultavate la cooperazione sui giornali. Il 19 novembre, a pagina 5 del quotidiano Libero, uno di voi figurava in un pezzo che esprimeva questi concetti “alti”: “sistema delle cooperative” in azione a Fidenza, “soldi buttati per salvare compagni falliti”.
In questi mesi avete denunciato la mancanza di un tavolo di crisi in Provincia, ma quel tavolo – per quanto sia depotenziata la Provincia – si attiva per le crisi occupazionali e non per le vicende di natura finanziaria che hanno conseguenze legate al risparmio e ai crediti delle imprese. Vorrei sapere da voi: cosa sarebbe cambiato, in cosa avremmo inciso convocando un tavolo inutile perché senza poteri su questa vicenda?
La realtà è che c’è stato chi ha lavorato sodo, per aiutare in tutti i modi possibili la svolta concordataria.
Con enorme soddisfazione, ho potuto constatare che quel civismo disinteressato e quell’unità politica e amministrativa che sono mancati in questo Consiglio, hanno invece costruito la base di un rapporto solido tra tutti i colleghi Sindaci dei Comuni di Parma, Salsomaggiore, Fontevivo, Fontanellato, Noceto e Fornovo Taro, rappresentativi di gran parte dell’arco politico locale e nazionale.
Con loro, un attimo dopo la nostra elezione, abbiamo subito creato una rete per intervenire concretamente sul caso Di Vittorio, lontano dai riflettori.
E dai Sindaci, anche dei vostri stessi partiti e della vostra stessa cordata civica, vi siete sentiti dire alla fine di ottobre che insistere sul tavolo provinciale era solo il pretesto per una passerella o per una condanna sommaria. Leggo il comunicato pubblicato dalla Gazzetta di Parma: “Per quanto riguarda i Comuni, crediamo sia giunto il momento di spendere una ulteriore parola di chiarezza, vista la quantità imbarazzante di speculazioni che sono state gettate sulla “Di Vittorio”, con pochi scrupoli riguardo al destino di tanti, a cominciare da quello dei soci prestatori
Tanto si è detto del famoso tavolo provinciale, dipinto come la panacea di tutti i mali. Al di là di chi spende questa tesi – che pure ha alle spalle storie politiche e militanze radicalmente ostili al movimento cooperativo –; al di là della forte limitazione operativa subita dalle Province; stiamo sul pezzo: il modello di tavolo di crisi Istituzionale attivato da sempre in Provincia riguarda le crisi occupazionali, non le crisi finanziarie come quella della “Di Vittorio”, peraltro principiate in un periodo preciso e da scelte che hanno nomi e cognomi”.
Vorrei chiedervi, a questo punto, se intendete seriamente includere anche Federico Pizzarotti (Movimento 5 Stelle), Fabio Fecci (Forza Italia) o Emanuela Grenti (civica) nel cast della grande fiction #tuttacolpadiAndrea?
Con la collaborazione preziosa dei colleghi Sindaci abbiamo seguito passo passo una vicenda complessa e drammatica per chi vi è coinvolto, portando avanti un percorso istituzionale che ci ha visti esprimere le nostre preoccupazioni al Presidente del Tribunale e al Ministero dello Sviluppo Economico. Questo per dire che su ogni tavolo possibile, i Sindaci ci sono stati e ci saranno.
A tal pro, lascia esterrefatti la dichiarazione del consigliere Rigoni, pronunciata nella seduta consiliare del 27 novembre, relativa all’incontro che i Sindaci hanno avuto col presidente del Tribunale: “Mi auguro che le pressioni fatte vadano a buon fine (…). Queste pressioni sono un poco indebite e non capisco a che fine siano state fatte (…). Sono pressioni che non so quale esito avranno”.
Ricordo a Rigoni che il potere giudiziario, sin dai tempi de “Lo Spirito delle Leggi” di Montesquieu, è autonomo e gli preciso che come Sindaci siamo stati ricevuti in regolare udienza dal Presidente del Tribunale, nei limiti delle nostre competenze, per rappresentargli le ricadute di un eventuale fallimento.
Ciò detto, visto che Rigoni accusa 7 Sindaci di “pressioni indebite” – termine di un pressapochismo giuridico unico – significa che lui per primo ritiene permeabile la nostra Magistratura a questo tipo di situazioni. Una forma mentis, mi sia consentito, che a noi non appartiene. Credo, inoltre, che con questa uscita qualcuno abbia definitivamente gettato la maschera.
Una cultura e un comportamento in linea con l’interrogazione di stasera, che ripropone i soliti argomenti, i soliti toni e la solita tesi allusiva “del sindaco che conosce da vicino lo sviluppo della cooperativa”.
Voi che sedete in quest’aula e che siete per la gran parte professionisti, dovreste sapere benissimo che le informazioni richieste – l’elenco dei membri del Cda, del collegio sindacale ecc, – non sono atti amministrativi del Comune su cui si esercita l’accesso agli atti ma sono dati reperibili – peraltro con grande facilità – presso la Camera di Commercio.
Inoltre, sul sito del Tribunale di Parma, con riferimento alla Di Vittorio, è pubblicata la relazione del Commissario giudiziale che riporta in 124 pagine anche queste informazioni dal 2008 in avanti.
Dovremmo, poi, chiederci tutti perché dal 2008 e non da prima. Evidentemente, il Commissario non ha tesi politiche da dimostrare circa oscure macchinazioni del centrosinistra locale ma, semplicemente, individua nel 2008 l’anno di svolta negativa nella vita e conduzione amministrativa della cooperativa.
Signori, questa vostra insistenza con temi pretestuosi sulla vicenda Di Vittorio si prefigura come il tentativo di strumentalizzare il dramma di centinaia di soci e prestatori, di creditori non privilegiati della cooperativa, al solo scopo di gettare fango sul sottoscritto e sull’area politica cui mi pregio di appartenere.
Ecco perché, rispondo una volta di più sul mio ruolo nel Cda della proprietà indivisa della cooperativa: eletto dai soci, sono stato fino ai primi mesi del 2006 nel consiglio della proprietà indivisa Di Vittorio. Proprietà indivisa che è la storia di Fidenza: ha garantito il diritto alla casa per centinaia di famiglie sul territorio provinciale (di cui parte rilevante a Fidenza), rappresentando allora come oggi il cuore originario e SANO della cooperazione abitativa. I problemi iniziarono, come emerge dai documenti elaborati nell’ambito della Procedura di Concordato ed ulteriormente evidenziato dal Commissario incaricato dal Tribunale, con le fusioni con altre cooperative e società. Lo ripeto: correva l’anno 2008.
Nel vano tentativo di giocare a chi resterà col cerino in mano in caso di fallimento della Di Vittorio, leggo nell’interrogazione urgente che ci si attacca anche all’operato di un dipendente del Comune di Fidenza, membro del Cda della Di Vittorio.
Vi informo che non vi sono incompatibilità legali e vi ricordo che il dipendente in questione – contestualmente all’elezione nel Cda che superò la vecchia gestione della cooperativa – informò il Dirigente, il Direttore generale in servizio con la passata Amministrazione ed il sindaco Mario Cantini. Nessuno di loro eccepì alcunché o fece emergere alcun conflitto d’interesse o incompatibilità tra il ruolo svolto in comune dal nostro dipendente e quello di membro del Cda di una cooperativa.
Da quel momento, comunque, il Dirigente responsabile ha disposto che alcuna pratica direttamente o indirettamente riconducibile al gruppo Di Vittorio fosse più istruita o seguita con gradi di responsabilità di procedimento dal dipendente interessato.
Infine, in merito a quello che potrebbe accadere alle casse del Comune di Fidenza in caso di fallimento, parliamo di rischi potenziali e, lo stesso, impressiona che oggi ci sia qualcuno meravigliato di quello che i Sindaci dei 7 Comuni hanno messo nero su bianco, sia al Presidente del Tribunale e al Ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi, cui competono poteri di vigilanza sul sistema cooperativo.
Circa la legge 865 del 1971, proviamo a leggere in particolare l’articolo 37. Lì si disciplinano le conseguenze per i fabbricati oggetto a suo tempo di assegnazione per la costruzione di alloggi di edilizia agevolata a proprietà (principalmente) indivisa.
In caso di scioglimento o di risoluzione anticipata delle convenzioni, la legge stabilisce che quel patrimonio sia conferito ai Comuni, col fine precipuo di non abbandonare al suo destino chi abita in quelle strutture. Subito dopo, la legge 865 aggiunge che i Comuni o gli altri Enti Locali a cui viene conferito il patrimonio, disponendo delle rendite che da questo derivano, debbono farsi carico di rimborsare le quote residue dei mutui istituiti per la costruzione o ristrutturazione degli alloggi.
E’ così straordinario che 7 sindaci manifestino preoccupazione seria per questo aspetto?
Veniamo alla vostra domanda sulle ipoteche che gravano sui beni del Comune di Fidenza. Non vi sono beni diversi da quelli su cui sono stati effettuati gli interventi di edilizia agevolata oggetto di ipoteca.
Dopodiché, questa Amministrazione fornirà ai consiglieri scriventi e a tutti quelli interessati – nei tempi tecnici necessari – l’elenco di tutte le convenzioni vigenti nei rapporti tra Comune e Di Vittorio per interventi di edilizia abitativa a proprietà divisa o indivisa.
Fino all’11 dicembre, giorno del pronunciamento del Tribunale sull’ammissibilità del piano concordatario, nulla di più dirò in merito a Di Vittorio.
Di certo, però, continuerò ad operare insieme ai colleghi sindaci, nei limiti delle nostre competenze, perché la vicenda possa avere la conclusione più favorevole per i cittadini coinvolti e per le imprese interessate.
Sono certo che anche ognuno degli interpellanti e tutti voi consiglieri Comunali farete lo stesso, ognuno per le proprie competenze e possibilità.
Dopo l’11 dicembre, comunque, quando il futuro della Di Vittorio sarà chiaro, convocheremo un Consiglio comunale monotematico, in cui poter discutere su una base oggettiva.