nov 122011
 
pietro

Berlusconi lascia! Quasi non ci credo… Si, proprio lui, l’imprenditore fattosi da solo che nel 1994 scese in campo per cambiare l’Italia, si ritira a vita più o meno privata. E con lui va in pensione un sistema, un modo di interpretare la politica, un impero che Mr. Bunga Bunga ha creato, espanso e diretto per quasi vent’anni.
I primi campanelli d’allarme si ebbero alla fine dell’estate 2010, quando Gianfranco Fini e parte del Popolo della Libertà si ribellarono a Berlusconi e fondarono Futuro e Libertà, la prima pietra del cosiddetto Terzo Polo. L’ammutinamento del luogotenente dell’ex Premier fu la prima sonora “stangata”, ricevuta da un Governo apparso fino a quel momento solido, o quantomeno compatto nelle decisioni e nelle mosse politiche.
Ma andiamo avanti di qualche mese, precisamente al 13 Dicembre 2010: la data della prima “fiducia” degna di nota chiesta da Berlusconi al Parlamento. I giorni precedenti alla votazione furono frenetici e convulsi, soprattutto per il capo del Governo: i dissidenti, le cosiddette “colombe finiane”, gli indecisi (stendiamo un velo pietoso), e tutti i membri di maggioranza ed opposizione furono passati al setaccio nel tentativo di raccogliere più voti favorevoli possibili. Ed alla fine ci riuscì, ottenne la fiducia. Come dimenticarsi quei tre personaggi, simbolo di un sistema politico giustamente disprezzato da milioni di Italiani, che consentirono al governo Berlusconi di rimanere in vita: Scilipoti, Calearo e Cesario. Il resto della storia dovreste saperlo meglio di me. E nel frattempo la crisi finanziaria imperversa; quella crisi che Tremonti aveva preso con sufficienza, dicendo che era solo un’invenzione degli Italiani.
Comincia il 2011, l’ultimo anno di vita del “berlusconismo”.
Il 12 Febbraio a Parma si dimettono i revisori dei conti: Strano, mi dico, se succede una cosa del genere ci deve essere sotto un bel casino! Ed infatti eccoci qui, al 23 Giugno, quando la giornata dei tortelli si trasforma in quella delle arance per 11 dipendenti e dirigenti del Comune di Parma, governato da Pietro Vignali e dal PDL di Luigi Giuseppe Villani.
Le proteste degli indignados, le fiaccolate ed i presidi si sprecano; la città è stanca, fuori i ladri dal Comune!
La situazione si evolve, e dopo l’arresto dell’assessore Bernini (PDL) per corruzione e tentata concussione la giunta Vignali si sgretola, portando il Sindaco, non direttamente implicato nelle questioni sopracitate ma oggettivamente responsabile, alle dimissioni. Una botta letale per il centrodestra parmense, che ad oggi appare sempre più diviso e incapace di riorganizzarsi.
L’autodistruzione del “sistema Berlusconi” è quasi completa: i colpi di grazia li danno i mercati e le borse, che, settimana dopo settimana, spingono il Paese sempre più nel baratro della crisi finanziaria.
La Maggioranza alla Camera dei Deputati si fa sempre più sottile, fino a scomparire l’8 Novembre 2011, quando, pur passando il rendiconto di bilancio, il centrodestra si rende conto di non avere più i numeri per governare; proprio quei numeri che aveva utilizzato come unico salvagente negli ultimi mesi. Berlusconi viene immediatamente convocato al Quirinale dal Presidente Napolitano, ed al termine dell’incontro dichiara che le sue dimissioni avverranno immediatamente dopo l’approvazione della Legge di Stabilità.
E l’8 Novembre si conclude la favola di Silvio Berlusconi, che ha visto il proprio impero politico sgretolarsi come successe all’Impero Romano D’Occidente. Prima cominciarono a cedere le colonie, oggi amministrazioni locali, provincie e regioni, poi cedette la capitale, Roma.
Rimasero poche divisioni disperse per l’allora territorio dell’Impero, che piano piano scomparvero.

Come disse Karl Marx, “La storia si ripete sempre due volte: la prima volta in tragedia e la seconda in chiave di farsa”.

Pietro Brunetto
Membro del Direttivo del PD di Fidenza

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