apr 092010
 

La chiamata in Giunta di Antonia Donetti è la più nitida conferma che a Fidenza comanda solo il ras parmigiano del Pdl e niente accade senza il suo assenso. Il voto di scambio da me denunciato in tempi non sospetti è stato confermato in questi giorni: la vergognosa vicenda del mercimonio di preferenze elettorali non era una mia fantasia, ma un dato di fatto reale che ha fruttato all’ingordo ras nocetano la rielezione in Regione, mentre agli altrettanto voraci esponenti di Comunione e Liberazione ha reso ben due posti all’interno dell’Amministrazione comunale.
E di fronte a tutto questo Cantini cosa fa? E il suo “civismo”? E la sua “fidentinità”? Probabilmente avrà già mandato tutto a farsi benedire e se ne sarà lavato le mani. Ma se il sindaco tradisce così platealmente i suoi proclami nel giro di un anno è libero di farlo, saranno i cittadini a giudicarlo al termine del suo mandato. Quello che ci preoccupa invece è la scarsissima correttezza dimostrata dal presidente del Consiglio comunale Francesca Gambarini. Eletta nelle file del Pdl, è stata nominata presidente dell’assemblea civica all’unanimità, ossia anche grazie ai voti del Partito Democratico, per svolgere un ruolo istituzionale di garanzia nei rapporti tra maggioranza e opposizione. La presidente Gambarini, invece, in questa vicenda del valzer di assessori che l’ha vista protagonista in prima persona, di super partes non ha avuto nulla. Credo che il Consiglio comunale di Fidenza meriti ben altro rispetto, soprattutto da parte di chi è in maggioranza: per questo ho chiesto e continuo a chiedere che Francesca Gambarini compia una scelta chiara e definitiva. Tenere un piede in due scarpe non è dignitoso, prima di tutto per lei.
Per quanto riguarda la neonata Agenzia per la famiglia, sono contento che l’Amministrazione abbia deciso di accogliere la nostra proposta di creare un soggetto che affronti in modo specifico le tematiche della famiglia in un momento di crisi economica come questo. Non ho per nulla apprezzato invece i metodi con cui la persona chiamata a ricoprire tale incarico è stata selezionata. A parte che su questa scelta non c’è stato alcun confronto con la minoranza, il problema è che non è stato neppure rispettato il regolamento approvato da questa stessa Amministrazione in merito ai criteri di selezione per i titolari di incarichi pubblici. Mi pare che in questo caso abbia prevalso, ancora una volta, la logica del clientelismo. Il sindaco, o chi ha scelto per lui, ha tenuto d’occhio esclusivamente l’interesse dei partiti o delle lobby interne alla maggioranza di sistemare un proprio uomo di fiducia. Dal mio punto di vista per dare all’Agenzia una reale autorevolezza sarebbe stato indispensabile agire in ben altro modo. 

Enrico Montanari
emontanari@pdfidenza.it

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