nov 202010
 
costituzione

Questo il titolo della conferenza svoltasi ieri all’hotel Standhal di Parma, che ha visto, come relatrici, Edda Furini, Responsabile del Coordinamento Donne SPI-Pr e l’avv. Fernanda Contri, primo Giudice donna della Corte Costituzionale ed ex Segretario Generale  della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Una lettura che, a partire dagli art . 3, 4, 29, 31, 36, 37, 51, 117, ha toccato tutti i punti che la nostra Carta Costituzionale, prevede, per l’affermazione del principio delle pari opportunità.
Nella storia, le donne, hanno lottato per prendere coscienza di sé, affermare i propri diritti, perseguire l’eguaglianza prima, e la parità, poi.
Tante sono state le conquiste: il diritto al voto, ottenuto nel1946; il riconoscimento della pari dignità sociale e dell’eguaglianza davanti alla legge dell’art.3; la legge sul divorzio (1970), la riforma del diritto di famiglia ( principio di parità giuridica dei coniugi), la legge n° 903/1977 sulla parità di trattamento tra uomini e donne in materia di lavoro ( legge Anselmi), per arrivare al 1978 con la n°194 che legalizza e disciplina l’interruzione volontaria di gravidanza. Eppure, a quasi 63 anni dall’entrata in vigore della Costituzione, il 1° gennaio 1948, la discriminazione di genere, sembra ancora essere presente se pur in forme diverse: la crisi economica attuale, rende la società italiana, in particolare, statica, poco favorevole alle donne ed al loro ruolo nell’ambito del lavoro, dove, a parità di posizioni, le retribuzioni sono più basse, anche se esse dimostrano rendimento e capacità migliori.
In ambito sociale, le donne si vedono penalizzate dalla mancanza di servizi che le costringono ancora all’obbligo formale della cura della famiglia( figli, anziani…), perpetuando un modello familistico tradizionale di donna-madre-moglie che ne riduce, di fatto, le opportunità e la libertà.
Non dobbiamo dimenticare, inoltre, che ancora nel 1996, lo stupro era considerato un delitto contro la morale e non contro la persona  e che solo nel 1981, si è abolito il delitto d’onore.
Le donne sono, oggi, le protagoniste del precariato: mediamente esplicano la loro attività lavorativa dentro e fuori casa con un monte ore maggiore di 2, ovviamente non retribuito, rispetto agli uomini, essendo spesso costrette ad abbandonare la propria professione.
Donne, dunque, ammortizzatori sociali! Solo nel raggiungimento dell’età pensionabile a 65 anni si è ottenuta la parità!
L’Italia mostra la spesa sociale più bassa in Europa:l’indennità di maternità, ad esempio, è scesa del 2,5% e talvolta, non viene riconosciuta alle lavoratrici precarie o autonome; insomma, una discriminazione indiretta, frutto di trattamenti uniformi sulla carta che producono, però, effetti diversi, sui due sessi.
Il Censis, tra i suoi ultimi rapporti, conferma che le donne studiano di più, sono più attive, sanno meglio risolvere situazioni problematiche, ma restano circa ¼ degli uomini soprattutto nei ruoli di vertice , mentre occupano più della metà delle posizioni esecutive e dei lavori atipici; in Parlamento sono circa il 20% dei deputati e senatori ed al governo, ancor meno.
Le relatrici hanno concluso concordando con le riflessioni di due donne che, per motivi diversi, rivestono ruoli importanti e noti: l’attrice Lella Costa ed il Segretario generale CGIL, Susanna Camusso: non esiste una questione femminile che non riguardi tutta l’umanità; il progresso civile, sociale,economico e democratico  di un Paese, si registra là dove le donne vengono impiegate ai più alti livelli.

Nicoletta Fanzini
nfanzini@pdfidenza

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