“La natura s’ingegna a imitare l’arte” Ovidio (simulaverat artem ingegno natura suo. Metamorfosi III. 158-9).
Si deve a Benedetto Croce la prima legge italiana a tutela del paesaggio presentata nel 1920 quando era Ministro della Pubblica Istruzione del governo Nitti (la legge fu poi approvata dopo alcuni anni nel 22 alcuni mesi prima l’avvento del fascismo). Si ebbe poi la legge Bottai nel 1939 durante il fascismo, per giungere poi all’art. 9 della nostra Costituzione che a sua volta si rifà all’art. 150 della Costituzione della Repubblica di Weimar del 1919 (La Pira lo fece tradurre e distribuire ai padri costituenti). La proposta fu presentata all’Assemblea Costituente da Concetto Marchesi (PCI) e Aldo Moro. La tutela del paesaggio è sancita dall’art. 9 della nostra Costituzione in quanto il paesaggio è considerato un bene collettivo (“l’Italia tutela il paesaggio e il patrimonio artistico della Nazione”); Ruskin (fondatore del movimento europeo a difesa del paesaggio-1862 ) lo definiva “il volto amato della patria” e aggiungeva “il mondo non può diventare tutto un’officina…come si andrà imparando l’arte della vita, si troverà alla fine che tutte le cose belle sono anche necessarie”. In sintonia il Presidente Einaudi nel luglio del 1954 affermava (“In difesa dei monumenti e del paesaggio”): “Questa del fumo e della polvere intollerabile che esce fuori dalla zona industriale di Pozzuoli e dalle altre…è una prova del disprezzo protervo che troppe imprese industriali private e pubbliche dimostrano verso l’interesse pubblico. Devono certamente esistere dispositivi tecnici grazie ai quali è possibile ridurre al minimo i danni del fumo e della polvere. I dispositivi costano per spese d’impianto e di esercizio, ma non è lecito a coloro che godono i profitti liberarsi da quei costi solo perché essi sono sopportati da altre categorie di cittadini”. E ancora Einaudi (Corriere della Sera 15-12-1951): “La lotta contro la distruzione del suolo italiano sarà dura e lunga, forse secolare. Ma è il massimo compito di oggi se si vuole salvare il suolo in cui vivono gli Italiani”.
Ai giorni nostri così si esprime l’architetto Pietro Zanlari presidente della FAPP (Fondazione Architetti Parma e Piacenza), ente che promuove la tutela del nostro territorio (vedi Gazzetta del 25-1-2012): “Siamo di fronte a malgoverno del territorio, considerato più come risorsa da sfruttare che come elemento chiave dell’identità culturale di una comunità” e ancora “non occorrono nuovi strumenti normativi, la legislazione italiana è coerente con la Convenzione Europea sul Paesaggio del 2000, recepita dalla Legge Regionale 23/2009. Le nuove leggi attribuiscono al paesaggio un ruolo centrale nel processo propositivo, progettuale e partecipato per disegnare luoghi migliori in cui vivere”.
Il 9 gennaio, titola Repubblica: “UE, soldi ai contadini che salvano il paesaggio” (bisogna finanziare in quanto la proprietà privata è il maggior ostacolo alla tutela del paesaggio; lo “ius utendi et abutendi” -diritto di usare e consumare- trova però limitazione nel principio di bene collettivo). Nella bozza della nuova PAC (politica agricola comunitaria) valida dal 2014 al 2020 si incentiva l’agricoltura che recupera metodi tradizionali a scapito di un’agricoltura industriale. Ogni anno 1 miliardo e 200 milioni destinati al cosiddetto greening (400 miliardi in 7 anni). Almeno il 7% di ogni proprietà (art.32) dovrà essere costituito da “aree di interesse ecologico”. Incentivi a chi curerà terrazzamenti, siepi, stagni, fossi, filari di alberi; saranno il corrispettivo della produzione di beni pubblici da parte degli agricoltori creando alleanza tra agricoltura e società. Napolitano nel suo intervento per la XX giornata di primavera FAI (Fondo per l’Ambiente Italiano) il 25-3-12 afferma: “l’Agricoltura è presidio del territorio e del paesaggio e quindi una politica di tutela del paesaggio passa da un maggior impegno di valorizzazione dell’agricoltura”.
L’Europa finanzia quindi chi salvaguarda un mosaico paesaggistico complesso, che nel paesaggio rurale italiano si va perdendo.
Il paesaggio non è solo un monumento naturale (Naturdenkmal) ovvero un bene artistico da tutelare, ma è anche altro. Esiste un nesso inscindibile paesaggio-ambiente-salute. E’ proprio questo legame che vincola il medico a “garantire alle future generazioni la fruizione di un ambiente vivibile” (art.5 codice deontologico). “Vaste programme” (utopistico) sospirerebbe De Gaulle: la pianura padana è infatti una delle aree più inquinate d’Europa e l’aspettativa di vita nelle aree inquinate può ridursi di ben 36 mesi. Si riducono anche gli anni vissuti in assenza di malattia (qualità della vita), indice in drammatico calo visto che si passa da 72 aa del 2004 ai 62 aa del 2008, pur in presenza di aumento dell’aspettativa di vita. Ricordo che i servizi sanitari riducono la mortalità complessiva della popolazione solo dell’11% pur assorbendo risorse pari al 90% della spesa sanitaria. La nostra attenzione deve rivolgersi allora all’ambiente: ben il 25% delle malattie degli adulti (un aumento del 10% del PM<2.5micron a lungo induce aumento del Ca polmone del 14%, e un aumento del NO2 di 5p/1 miliardo induce aumento del ca della mammella del 25%; un innalzamento dei PM<2.5 di 10µgr/mc nei 2-5 gg precedenti aumenta la mortalità giornaliera dell’1%) e il 33% dei bambini (drammatico aumento dei tumori infantili: caso del sarcoma embriogenetico divenuto marcatore dell’inquinamento specie da diossina) è evitabile in quanto legate all’influenza dell’ambiente.
La situazione ambientale attuale del Comune di Fidenza non brilla in quanto presenta:
-aree inquinate tali da far includere il territorio comunale nel D.M 468 del 18 settembre 2001 “programma nazionale di bonifica e ripristino ambientale” come sito di interesse nazionale da sottoporre a interventi di bonifica.
-diverse aziende a rischio di incidente rilevante (carta rischio ambientale C.4.1 PTCP adottato Provincia di Parma) fra le quali la Solveko S.p.A. che ha raddoppiato la sua produzione;
-una compromessa qualità delle acque superficiali ed in alcuni casi sotterranee.
Il Prof. Tomatis già direttore dell’agenzia per la ricerca sul cancro di Lione (IARC), “guru” della prevenzione primaria (si basa sull’attenzione all’ambiente) affermava il principio di responsabilità: 1) dovere di informare, 2) impedire l’occultamento dei possibili rischi.
Informare quindi non crea allarme, ma consapevolezza (ndr: riferimento all’accusa di procurato allarme nei confronti del PD da parte del PdL allorché il dr Ghisoni parlò dei cancerogeni presenti nei materiali lavorati dalla Solveko).
Morale: centralità del paesaggio-ambiente-salute nella pianificazione del territorio da parte dei politici.
Luigi Toscani
ltoscani@pdfidenza.it