nov 022010
 
emiliaambiente

Alla fine la maggioranza è riuscita a risolvere tutto in un patetico assalto alla poltrona. Non c’è una giustificazione politica, ma neppure logica, alla richiesta di dimissioni inviata al presidente di Emiliambiente: vi è solo uno stanco rito di spartizione degli enti pubblici che in tempi di vacche magre suscita ormai soltanto ribrezzo.
Basterebbe questa presa di coscienza preliminare per compiere già buona parte di un’analisi corretta e intellettualmente onesta del documento con cui il centrodestra ha voluto arrivare alla cacciata su due piedi di Amedeo Tosi.
Ma visto che il Partito Democratico vorrebbe tentare di proseguire nel fare politica nel senso pieno del termine, anche in condizioni di grave degrado della prassi istituzionale come quelle inedite per Fidenza nelle quali siamo precipitati, ci corre l’obbligo di approfondire alcuni aspetti della questione Emiliambiente.
Tanto per cominciare occorre un’ulteriore premessa. Com’è noto e verificabile, all’interno di tale società pubblica i rapporti di forza tra Comuni-soci di centrodestra e di centrosinistra non sono tanto sbilanciati a favore del centrodestra da permettere ai maggiorenti parmigiani dei berluscones di mandare a casa un presidente senza neppure avviare una concertazione tra le parti, ovvero in questo caso tra i sindaci. L’esigua maggioranza di capitale sociale a favore di una espressione politica, infatti, impone comunque l’accordo anche della “controparte” sulle linee strategiche e se vogliamo leggere il nuovo scenario determinato dalle più recenti consultazioni politiche locali riterrei indispensabile a questo punto rivedere l’intero Consiglio di amministrazione al fine di garantire nello stesso anche le rappresentanze territoriali previste dai “patti parasociali”. A questo proposito non va trascurato che gli adempimenti per la nomina o la revoca degli amministratori competono all’Assemblea dei soci, e se i patti parasociali valgono ancora qualcosa, essi indicano chiaramente che al fine di porre le condizioni della maggiore collegialità possibile nelle decisioni da assumere “…le parti si obbligano a riunirsi almeno 10 giorni prima della data in cui l’assemblea è stata convocata (…) e ciò al fine di addivenire ad una decisione comune”.
Oltre agli errori nella forma e alle scorrettezze nella sostanza, si sono verificate anche gravi incongruenze nella valutazione politica di altre situazioni, solo lontanamente paragonabili, ma utilizzate strumentalmente come grimaldello ideologico per l’operazione anti-Tosi.
Mi riferisco alla discussione che i consiglieri del Partito Democratico hanno portato avanti durante l’ultimo consiglio comunale a proposito della società Forma Futuro: non si è capito, da parte di una maggioranza sempre più con la testa sotto la sabbia e il sedere fin troppo ancorato alla poltrona, che si trattava di un tema completamente diverso.
Forma Futuro è una società più strettamente locale e il tema in discussione era il palese non rispetto delle procedure di nomina e dei termini di incompatibilità stabilite da un regolamento che la stessa maggioranza di centrodestra aveva proposto e approvato.
In secondo luogo vi era una questione di opportunità che richiama i principi di etica personale e non di stretta osservanza delle leggi nel legame coniugale. Tutto ciò non ha nulla a che vedere con Emiliambiente.
Per non confondersi, basti ricordare che a differenza di Forma Futuro (partecipata da 3 soli comuni, tutti attualmente governati dal centrodestra), Emiliambiente è una società che ha competenze specifiche in un campo delicato e in rapida evoluzione come quello della gestione delle reti idriche in buona parte della Bassa Parmense e possiede un’innegabile rilevanza politico-territoriale soprattutto grazie al fatto che ne sono soci  la Provincia di Parma e 18 Comuni.  Solo questo dato avrebbe dovuto spingere i deus ex machina della cacciata di Tosi ad aprire una più larga discussione prima di rimuovere il presidente, al quale tutti hanno riconosciuto tra l’altro, quasi beffardamente, di aver operato in modo egregio.
La realtà oggettiva dei fatti di cui ci stiamo occupando parla infatti di una società, Emiliambiente Spa, con circa 350.000 euro di utile, tanti progetti in attuazione con i relativi investimenti fatti e altrettanti da svolgere e sviluppare: quello del depuratore locale ad esempio.
Insomma si tratta di una società che produce utili e soprattutto rende un servizio ineccepibile ai cittadini.
Di questi tempi, siamo davanti ad un mezzo miracolo.
Pertanto non ho visto nemmeno lontanamente l’utilità né ho trovato motivazioni valide per spiegarmi l’attacco sferrato ai danni dell’ormai ex presidente Tosi, una persona di grande esperienza sia a livello politico che amministrativo, come confermato dagli stessi che lo hanno liquidato.
Ripeto, da fuori è passata come una squallida corsa alla poltrona e non esito a dirmi scandalizzato da questo spettacolo deprimente.
Oltre che controproducente: finora è noto a tutti il dettaglio che il presidente in carica avesse rinunciato a qualsiasi emolumento.
E il prossimo presidente, scelto tra i fedelissimi di uno dei partiti di centrodestra, sarà disposto a fare il presidente di Emiliambiente a “costo zero”?

Tanto vi era dovuto.

Davide Malvisi
dmalvisi@pdfidenza.it

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 Posted by at 11:55

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