ott 212009
 

PREMESSA GENERALE

La difficoltà che, più di tutto, ha reso faticosa l’analisi e, quindi, un atteggiamento propositivo verso questa linee di mandato, è l’incertezza nell’individuare una analisi consequenziale ed organizzata delle tematiche, che si sviluppi in modo logico, con premesse di principio chiaramente individuabili e poi alcune linee di programmazione precise. A titolo esemplificativo, sulla scuola sarebbe bastata una suddivisione classica, forse un po’ banale, ma ordinata: servizi 0-3 anni →  scuola dell’infanzia (o materna) →  primaria (o elementare) → secondaria di 1° grado (o media) → secondaria di 2° grado (o superiore).

Perché questa precisazione?

Perché l’articolo 21, comma 9, dello Statuto Comunale, dice che <<ogni successivo atto adottato [successivo al programma di mandato…quindi siete ancora in tempo] deve essere conforme al programma di mandato, che dovrà essere preliminarmente modificato nel caso si intendano attuare programmi di azioni non previste >>. Sarà difficile, secondo noi, rimanere aderenti ad un programma che non presenta finalità ed obiettivi chiari. Così come è stato difficile analizzarle queste linee di mandato.
È, poi, scarsa la presenza di una verifica sociale. Quello che dovrebbe essere il cavallo di battaglia di questa amministrazione, si riduce ad una costante contraddizione tra il tentativo di mantenere fermo il substrato storico e sociale di Fidenza e, contemporaneamente, vantare la rapidità dei cambiamenti e il dinamismo sociale.
Se questa è la linea politica a cui tende questa amministrazione, allora, proprio questo programma dovrebbe trasudare il bisogno di approfondimento, di osservazione dell’esistente nella società territoriale. E a proposito di questo mi permetto di citare quanto detto dal nostro Vescovo, la sera del 7 ottobre [alla ricorrenza degli Statuta], come suggerimento al Sindaco per indirizzare la propria attività e cioè di evitare <<vuote laudi del passato>>, per mantenere, invece, un atteggiamento pragmatico ed europeista. Non mi permetto di interpretare le parole del Vescovo, però mi piace pensare che questo sia l’invito ad un atteggiamento di estrema apertura.
Con questo non si vuole dire che manchino proposte positive e condivisibili, ma tutto viene presentato per slogan e, per questo, anche il nostro esame faticherà ad essere analitico e, spesso, dovrà limitarsi ad essere generale e di indirizzo.

Servizi educativi e sistema scolastico
(pag. 17-18)

L’affermazione iniziale (pag. 17) è molto bella!

Purtroppo, non è chiarissimo il passaggio successivo, dove si parla di <<favorire la pluralità scolastica e garantire pari dignità tra scuola statale e scuola paritaria>>.
Siamo d’accordo che si debba andare verso una maggiore equità, anche al fine di alleggerire il carico pubblico. Considerando, però, quello che si afferma nello stesso capoverso, riguardo ai corsi di scolarizzazione in lingua italiana per gli extracomunitari, non è più chiaro se si fa riferimento ancora alle scuole paritarie. Il dubbio nasce dal fatto che extracomunitari e categorie di famiglie più deboli, anche italiane, non mandano i figli alla scuola paritaria non perché meno “uguale”, ma perché non hanno i soldi per pagare le rette.
Restando un attimo sul tema dei corsi di lingua per gli studenti extracomunitari (pag. 18), il tema ci trova d’accordo, con una precisazione. Per gli studenti delle scuole superiori esiste già una rete provinciale [di cui fanno parte i referenti interni alle scuole,coordinata dalla responsabile del ctp di Parma e da un professore dell'università], incaricata di somministrare test d’ingresso agli alunni stranieri di tutte le scuole superiori per stabilire il loro livello iniziale.
I fondi necessari  per avviare i corsi (in realtà non di prima alfabetizzazione, ma di livello B1 e B2) provengono dalla Provincia, dalla Regione e sono integrati dai Comuni per il potenziamento dell’offerta. Così come esistono corsi per gli adulti [480 persone nel 2008].
Considerato che il tema dell’ “intercultura” (come è stato preferito chiamarlo nell’amministrazione passata), non è solo una questione di apprendimento dell’italiano.
Lo si può collegare, sempre in materia scolastica, a quello dell’educazione civica. Perché, parlare sempre della necessità di insegnarla agli extracomunitari e non approfondire, invece, l’altro lato della medaglia?  Si potrebbe pensare di insegnare anche ai “nostri” ragazzi che cosa significhi essere italiani e, di conseguenza, anche che cosa sia la “fidentinità”.
I principi fondamentali della democrazia contenuti in tutte le grandi Carte Costituzionali hanno demolito l’ideologia del privilegio e della disuguaglianza.
Allora, se un modello del cittadino italiano e “fidentino” (ma anche “salsese”, “parmigiano” ….) vuole essere “tramandato” e insegnato, dovrebbe essere quello della civile convivenza, del rispetto delle diversità, dell’ascolto dell’altro, chiunque esso sia. È questa, per noi, l’intercultura. Anche in prospettiva del 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia, per tutti, stranieri e non, l’educazione civica potrebbe prendere l’avvio dal testo della  Costituzione Italiana.

Servizi 0-3 anni e 3-6 anni

(pag. 17) In merito alle “modalità di accesso ai servizi” sarebbe necessario chiedere alcuni chiarimenti sul passaggio che riguarda il “legame storico” tra famiglia richiedente e Fidenza. A cosa ci si riferisce esattamente? Agli extracomunitari o in generale alla differenza tra residenza e domicilio?
Per quanto riguarda l’azzeramento delle liste d’attesa. (ci si riferisce ai nidi, giusto? Visto che relativamente alle scuole dell’infanzia questo è il primo anno in cui è presente una piccola lista d’attesa).
Forse è bene precisare, senza essere troppo pedante, che le liste d’attesa è bene che non vengano azzerate all’apertura della scuola, ma alla fine del periodo di inserimento (a marzo). Infatti, il rischio sarebbe quello di avere personale in esubero, perché calcolato su richieste iniziali, ma che raramente vengono confermate. Al fine di mantenere l’equilibrio sociale ed economico, dovrebbero invece prevedersi azioni integrative, nell’attesa che nei nidi si liberino di volta in volta i posti.
E, a tale proposito, si chiede un chiarimento importante.
Dalle linee di mandato così come formulate, non risulta chiarissimo quando si parla (pag. 17) di << trasformazione del servizio di asilo nido passando dalla funzione di erogatore del servizio a quella di accreditatore e controllore di un servizio che dovrà essere fornito, nell’ambito degli standard previsti, da soggetti terzi>>.
Non si sta parlando di privatizzare gli asili nido, vero??? A questo siamo più che contrari!!!
Un altro chiarimento è necessario sull’espressione che dice <<riorganizzare le dirigenze della istruzione primaria>>.
Non è compito del Comune “riorganizzare le dirigenze” [questo compete all’autonomia scolastica e i dirigenti sono nominati dall’Ufficio Scolastico Provinciale], forse ci si riferisce alla Rete scolastica(?), che comunque è competenza della Regione sentita la Conferenza di Coordinamento Provinciale…
Siamo d’accordo riguardo al monitoraggio dei tempi di percorrenza. Era un tema affrontato anche da noi in campagna elettorale. Ma qui non è poi detto come si intende risolverlo.

Scuola primaria

Dal richiamo all’ <<analisi del fabbisogno del “tempo pieno” non soddisfatto dalla scuola primaria statale>>, sembra esserci, in queste linee, la consapevolezza che il Ministro all’istruzione Gelmini va esattamente nella direzione opposta rispetto a quella di dare risorse alla scuola. a parte questo, anche qui serve un chiarimento.
Quanto detto, significa che se la scuola non soddisfa la domanda di tempo pieno e offre corsi solo antimeridiani o a 30 ore, il comune organizza un proprio servizio pomeridiano, per coprire lo spazio vuoto della scuola al fine di andare incontro alle famiglie?    [l’analisi del fabbisogno relativa a questo anno scolastico ha evidenziato la necessità di una classe in più a tempo pieno rispetto all’anno precedente, classe che è stata costituita presso la Ongaro; quindi non dovrebbe esserci attualmente un fabbisogno maggiore di tempo pieno. Le iscrizioni del prossimo gennaio/febbraio indicheranno le esigenze 2010-11].
In mezzo al tema scolastico si parla, poi, di “baby parking” il pomeriggio del sabato (???). Anche qui, serve un chiarimento su che cosa si tratti. Io credevo che ai bambini si dovesse insegnare a stare bravi mentre i genitori entrano in un negozio e, anche, che si dovesse incentivare il rapporto dei genitori con i figli, specialmente il sabato…unico giorno di “libertà” della famiglia da impegni e doveri.

Secondo ciclo scolastico

In questi mesi, è apparsa abbastanza chiara la nostra posizione in merito alla situazione del Polo scolastico secondario e al percorso che si dovrebbe fare, per non perdere occasioni importanti, e si sa anche come ha proceduto questa amministrazione.
Però, visto che si cita la riforma Gelmini, vale la pena sottolineare che il Ministro ha dato il via libera alla riforma delle scuole superiori e ciò è avvenuto invertendo l’iter di approvazione delle riforme. Infatti, il ministro ha saltato il primo passaggio del confronto con la conferenza Stato-Regioni, passando immediatamente alle commissioni parlamentari.
Comunque, tornando a quanto già detto in questi mesi, siamo consapevoli che la riforma delle superiori non è materia comunale, ma a rilevare è il ruolo che invece appartiene all’amministrazione comunale, cioè quello di rapportarsi con le altre istituzioni. In particolare, con la Provincia. Oltre che per domandarle di <<risolvere le problematiche infrastrutturali degli istituti>>, anche, perché si faccia portavoce delle esigenze del nostro polo scolastico presso la Regione, e perché passi come atteggiamento quello di coinvolgere e di fare rete con il territorio e non solo di <<tenere conto delle esigenze dei territori limitrofi>>.
Il tema del territorio è fondamentale, soprattutto in tempi di riforme e di tagli, dove riceve chi è più capace di progettualità, ma soprattutto di una progettualità che coinvolga più comuni. Non si possono calare dall’alto le decisioni.

Ci fa molto piacere che si citi l’istruzione professionale.

 (pag. 20-21) Si parla di laboratori, come quelli teatrale e musicale, nonché e di favorire la divulgazione nelle scuole medie e superiori dell’attività delle realtà associative presenti sul territorio. Come sottolineato anche dal Tavolo sulla scuola istituito dall’Assessore Callegari, i progetti di laboratorio ci sono, tanto che le scuole stesse hanno chiesto che venissero confermati dalla attuale amministrazione, così come la presenza di attività divulgative della realtà di volontariato di Fidenza.
Non si parla, invece, della lotta alle dispersione scolastica [forse nelle linee sulle politiche giovanili è citata, ma poi nella parte sulla scuola non è sviluppato il concetto, né le modalità attuative?!?!]. ed è proprio dalla lotta alla dispersione scolastica che si devono prendere le mosse se si vuole davvero l’inercultura (integrazione) e se si vuole cominciare a risolvere il disagio giovanile.
Altro argomento di cui si parla poco è quello dell’integrazione della disabilità, che è un tema proprio inerente all’ambito scolastico educativo, di  potenziamento delle facoltà del ragazzo disabile e che, peraltro, è oggetto di una recente Legge Regionale, mentre se ne parla solo nel paragrafo dei Servizi Sociali.
Non si parla di diritto allo studio, della qualificazione scolastica, manca uno sguardo distrettuale con Salso, San Secondo e Busseto.

Cultura
(pag. 19-21)

Anche in relazione a questo argomento valgono le considerazioni fatte all’inizio. Le iniziative culturali previste da queste linee di mandato non sono in sé criticabili. La perplessità che continuiamo ad avere è sempre la stessa: una mancanza di progettazione concreta e riconoscibile, che si sviluppi, poi, in una serie ordinata di proposte.
Non è limpidissimo il ragionamento iniziale dove si afferma che: << La propria storia, la propria cultura e la propria lingua – che contribuiscono a formare l’identità e il senso di appartenenza alla comunità – sono motori di progresso nelle sfide della modernità e nel raffronto con le altre culture>>.
Invece, che debbano [la propria storia ecc ecc] <<essere considerate un bene da tutelare e da promuovere, anche con interventi di natura amministrativa e finanziaria. E che noi non consideriamo la cultura un costo, ma un investimento per lo sviluppo e la qualità della vita>>, queste sono parole che ci vedono più che concordi, anche perché vanno nella direzione opporta rispetto alle politiche attuate dal Governo nazionale.
Naturalmente, non siamo assolutamente d’accordo con l‘affermazione che si debba “voltare pagina”, visto che non necessariamente è la <<straordinarietà>> degli eventi che fa la qualità, bensì la cura con cui essi si realizzano. Altrimenti non si giustifica il richiamo alla “propria storia e alla propria cultura”, che, invece, sono una piccola goccia nell’oceano delle culture locali e popolari, ma la cui grandezza (straordinarietà) è data proprio dall’essere il frutto di piccole fatiche, di momenti quotidiani, che hanno costruito le culture locali nei secoli. E a tale proposito non si capisce nemmeno perché, una ventina di righe più in là, si parla di <<utilizzo di risorse locali>>.
Per evitare contraddizioni bastava sviluppare contenutisticamente tutti questi elementi, se ci fossero stati i volta pagina sarebbe emerso chiaramente e noi avremmo avuto un quadro più chiaro delle finalità.
Anche perché poi si parla di proseguire con la valorizzazione del Magnani.
Visto che non è specificato di cosa si tratti, attendiamo vedere quale sarà <<l’evento di portata nazionale>> per il 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia, che cadrà proprio in occasione dell’analogo anniversario della inaugurazione del Teatro Magnani. Siamo disponibili a partecipare all’organizzazione dell’evento o degli eventi, altrimenti aspetteremo di vedere.
Con riguardo al tema del medioevo, ci teniamo a ricordare che la cittadinanza onoraria  a Jacques Le Goff è stata data nelle passate amministrazioni, quindi anche qui ci limitiamo ad attendere l’elaborazione del progetto culturale, perché di linee minimamente attuative non c’è traccia.
Sul tema della istituzione di una rassegna cinematografica, la linea tenuta dalla passata Amministrazione, con l’iniziativa del cinema d’estate confermano la nostra adesione ( anzi ne è precursore), così come per la presentazione di libri di livello nazionale. Salvo, poi, sempre capire di che cosa si stia parlando in termini concreti (?).

Sono uno slogan dietro l’altro.

Si legge, e questo fa piacere, che non vuole essere interrotto l’ottimo percorso fatto dal Teatro Magnani con la stagione di prosa, che ha dato prova di essere non solo “contenitore” di qualità, ma anche di sapersi migliorare costantemente e di mantenere una propria autonomia “culturale” ed economica.
Avremmo bisogno, poi, di maggiori chiarimenti sull’intenzione di istituire una compagnia stabile. Ad esempio, si tratterà di una compagnia locale o esterna? Sarà suo compito gestire la struttura del Magnani o ne usufruirà come chiunque altro?
Anche l’indirizzo relativo al Palazzo delle Orsoline ci trova d’accordo, visto il lavoro importante della passata amministrazione per portarlo a regime.
I dubbi maggiori riguardano, prima di tutto la costituzione di <<un comitato scientifico culturale composto da personalità>> <<col compito di supervisionare l’azione dell’assessorato e di formulare proposte>>. La funzione propositiva può trovarci d’accordo, solitamente è il compito di questo tipo di comitati. Però, non capiamo la funzione di controllo. Un organo non istituzionale, nel senso legislativo del termine, non può controllare l’assessore. È quest’ultimo che, in coerenza con le proprie scelte politiche (le linee di mandato, appunto!!!), supervisiona chi agisce sul territorio.
Appare evidente il tentativo di demandare il più possibile le scelte ad “altri”. “Altri” che la cittadinanza, peraltro, non ha eletto.
Per quanto riguarda l’inserimento nel Festival Verdi, (peraltro, se non mi sbaglio, citato solo tra parentesi all’inizio di pagina 20), l’iniziativa di per sé è buona e non è la prima volta che si propone. Nel 2008 (?) era già stato realizzato un tentativo d’entrata nel Festival Verdi, peraltro accompagnato da un’interrogazione dell’attuale vicesindaco S.Tanzi, penso perplesso della cosa.
Iniziativa che  si è interrotta nella convinzione che fosse meglio cercare una propria autonomia.
In materia di lirica e opera un bel percorso, di qualità e locale, direi “fidentino”, era già stato avviato dalla passata amministrazione, con l’invito di scuole anche straniere (vedi il progetto Flagstaff in Fidenza, dove per quasi un mese  30-40 persone, tra studenti e accompagnatori, studiano e  vivono a Fidenza) e con la presentazione di alcune opere (Rigoletto e trilogia shakespeariana di Verdi). Merita di essere ricordato che la convenzione triennale con la fondazione Marchetti era stata votata all’unanimità dal consiglio comunale (anche dalla Callegari).
Crediamo che l’entrata nel Festival Verdi, peraltro un’entrata “in punta di piedi” da 30.000 euro, vada valutata attentamente nelle sue ripercussioni. Cosa potrebbe costare entrarci di diritto? Sia in termini economici che contenutistici. Il dubbio che sorge riguarda il tempo e il denaro che saranno necessari perché si entri a tutti gli effetti a far parte del Festival Verdi. Sono tutte iniziative meritevoli, ma significherebbe ripartire da capo, quando si ha qualcosa che già marcia in un’ottima direzione.

Forse, anziché essere i cugini poveri di Parma, sarebbe meglio essere buoni vicini di casa con un proprio ingresso autonomo, magari collaborando con le Terre Verdiane, che non si chiameranno così per caso?!
Un’ultima domanda al Sindaco. Cosa pensa della situazione educativa e culturale di Fidenza? Grazie.

Martina Canella
mcanella@pdfidenza.it

FacebookTwitterGoogle+Condividi
 Posted by at 0:00

 Leave a Reply

(richiesto)

(richiesta)