feb 132016
 
foiba

[di Davide Rastelli]

Con il “giorno del ricordo” si rammenta l’Esodo di 300.000 italiani dalle loro terre d’Istria, di Fiume e della Dalmazia avvenuto alla fine della seconda guerra mondiale.

Si commemora la scomparsa di migliaia di persone che negli anni drammatici a cavallo del 1945, sono state uccise a Trieste e nell’Istria controllata dai partigiani comunisti, jugoslavi di Tito. E, in parte, vennero gettate (molte ancora vive) dentro le voragini naturali disseminate sull’altipiano del Carso, le “foibe”.

Quanto alla difficoltà di ragionare sui morti effettivamente ritrovati, si consideri solo che nella famigerata foiba di Basovizza si è dovuto, macabramente, ragionare per “metri cubi di cadaveri” per avere un’idea dell’entità delle uccisioni avvenute in quel luogo.

Quanti furono? Forse 2.000, ma un conto esatto non si potrà mai fare. Fu detto, con brutale espressione, che a Basovizza c’erano 500 metri cubi di morti. Quattro per metro cubo.

Il Partito Democratico, ancor di più nel nord est, sente come un ineludibile impegno questa ricorrenza: «Sento con particolare intensità il dovere di essere presente a Basovizza a commemorare e onorare le vittime delle foibe, stando vicino anche fisicamente ai familiari e agli esuli, in un luogo tragicamente simbolico. La Regione – spiega – assolverà sempre a quanto prescritto dalla legge istitutiva del Giorno del Ricordo, essendo eticamente partecipe dei principi di giustizia che ne sono alla base». (Debora Serracchiani, 08.02.2016
- Il Piccolo di Trieste)
E tra le comunità della diaspora istriana c’è piena sintonia, tanto che, come ha ricordato Renzo Codarin per conto della Federazione degli esuli, anche la distribuzione delle varie corone di fiori sarà comune.

Tuttavia, proprio a partire da quell’area, ancora oggi si hanno tensioni e diverse sensibilità sul giorno del ricordo. A Cormons (UD), il Comune negli scorsi anni ha organizzato celebrazioni separate dalla Lega Nazionale Venezia Giulia Dalmazia: “A Cormons, negli scorsi anni la polemica era divampata a tratti anche furiosamente. Quest’anno, forse, le due parti saranno un po’ meno distanti: tutto dipenderà però dalle decisioni che saranno prese…”

È noto che subito dopo la sua istituzione: 2004, questa giornata ha suscitato tensioni. Forse perché, inizialmente, la si è voluta spesso usare come bilanciamento alle violenze del fascismo, da taluni. Mentre altri rigettavano sdegnati ogni minima comparazione. La tesi, in due parole, era: il fascismo è stato fermamente condannato dall’opinione pubblica italiana e dalla Storia, mentre i crimini del comunismo, seppur egualmente brutali, sono stati tollerati. L’approccio è erroneo perché si basa su una storia incompleta; vuole, se mai fosse possibile, orientare questa drammatica vicenda.

Il moto che ha animato i carnefici fu pura “vendetta nazionale”, certo rafforzata da un aspetto “razziale latente” e dalla ideologia politica contrapposta.
I 60 anni di oblio non hanno certo aiutato.

Fortunatamente oggi l’opinione pubblica è diventata più matura ed ha saputo approfondire il contesto e le ragioni storiche.

Contesto Storico e ragioni.
6 aprile 1941 – La Germania invade la Jugoslavia e dichiara guerra alla Grecia. L’aviazione tedesca bombarda Belgrado (operazione “Castigo”). Anche l’Italia dichiara guerra alla Jugoslavia.
11 aprile 1941 – La II armata italiana, comandata dal gen. Ambrosio, entra in Jugoslavia dalla frontiera giuliana.
3 maggio 1941 – L’Italia si annette la provincia di Lubiana.
15 maggio 1941 – Viene costituito, sotto il controllo italiano, il Regno di Croazia. Il Duca di Spoleto, Ajmone di Savoia – Aosta, è nominato re di Croazia con il nome di Tomislao II.
3 ottobre 1941 – Il Montenegro occupato diventa protettorato italiano

La nostra occupazione militare durò fino al settembre 1943, quando vi fu l’armistizio.
In questi 2 anni il nostro esercito e la polizia politica fascista, furono spietati nello stroncare ogni forma di reazione, del neo costituito esercito di liberazione nazionale di Tito.

Pochi conoscono i lager di Kraljevica, Lopud, Kupari, Korica, Brac, Hvar, Rab (isola di Arbe) costruiti dall’Italia in Jugoslavia. Furono creati campi in cui deportare la popolazione anche in Italia a Gonars (Udine), a Monigo (Treviso), a Renicci di Anghiari (Arezzo) e a Padova.

Per rendere l’idea: “Si ammazza troppo poco!”: questa è la nota messa dal generale Mario Robotti (XI corpo d’armata) a commento di un fonogramma inviatogli dal Capo di Stato Maggiore Galli nel 1942 con il resoconto di un rastrellamento in zona Travna Gora. (Provincia di Lubiana)

Per chi volesse approfondire le nostre gesta, la letteratura è decisamente fornita.
Commissioni d’inchiesta degli alleati, delle Nazioni Unite, testimonianze dall’una e dall’altra parte del Carso, raccolte in numerosi volumi. Cito anche il documentario “Fascist Legacy” della BBC. Giovanni Minoli volle mandarlo in onda nel 1989, in una puntata della trasmissione MIXER, gli fu proibito.

All’alba del 2016 speriamo finalmente di poter concordare nel dire che: la Storia è fondamentale conoscerla e raccontarla tutta; non solo quella che ci aggrada di più. Solo così il nostro senso di unità nazionale potrà crescere. Peraltro le ferite della Storia d’Italia, ancora da sanare, non si concludono nel 1947.

Se poi vorremo fare un gran passo, tipo pensare da europei, dovremo, presto o tardi, cercare di condividere la storia anche con chi, sull’altra parte del vecchio confine, ha tutto un altro scenario davanti.
Come risposta al 10 Febbraio italiano, la Slovenia ha immediatamente fissato il 15 settembre, per celebrare il “ricongiungimento del Litorale alla Madrepatria” e rammentare le persecuzioni subite dagli sloveni sotto il Regno d’Italia.

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feb 092016
 
moro

«Chi e perché ha ucciso Aldo Moro. Il racconto della vicenda del presidente Dc rapito ed ucciso dalle Brigate rosse attraverso la lettura dei documenti di Stato».

Ad illustrare le prime scoperte della nuova Commissione d’inchiesta sul caso Moro sarà l’onorevole Gero Grassi, vicepresidente del gruppo Pd alla Camera e membro della Commissione, durante un incontro organizzato dai Circoli Pd di Fidenza e Salso, in programma il 19 febbraio alle 21 al Centro giovanile (ex Macello) di Fidenza.

Ad introdurre la serata saranno Giorgio Lovili collaboratore de «Il Sole 24 ore» e i sindaci di Salso e Fidenza Filippo Fritelli ed Andrea Massari.

Il “caso Moro” è da oltre 30 anni uno degli irrisolti misteri dell’Italia del 900. Dopo ben 5 processi e una commissione parlamentare durata 4 legislature ancora la verità non è completa. L’intento del parlamento italiano è stato quello di fare piena luce sui fatti di Via Fani e sul sequestro e l’uccisione di Moro attraverso la costituzione di una nuova commissione d’inchiesta parlamentare che è al lavoro dal maggio 2014.

«Abbiamo ancora l’occasione per proporre una riflessione sulla storia d’Italia per tanti giovani un racconto lontano ma la verità di questo ed altri tragici episodi può servire per leggere il presente e capire il futuro».

Nel corso della serata verranno annunciate nuove scoperte sulla sparatoria di via Fani e sulla “firma” dal punto di vista tecnico di chi ha materialmente ucciso Moro. «Una serata quindi che oltre all’aspetto politico e sulla figura di Moro avrà anche un aspetto legato al giallo» ha aggiunto ricordando come quest’anno ricorra il centenario della nascita dello statista e l’importanza di fare conoscere ai giovani questa figura e il ruolo centrale che ha avuto.

gen 252016
 
cover 27gennaio

Fidenza celebra il Giorno della Memoria con un consiglio comunale straordinario convocato mercoledì 27 gennaio alle ore 18.00 al Ridotto del Teatro Magnani.

Al saluto del Presidente del Consiglio comunale, Amedeo Tosi, seguiranno la lettura di brani da parte degli studenti del Liceo classico “D’Annunzio” di Fidenza e l’intervento del Dott. Giorgio Yehuda Giavarini, Presidente della Comunità Ebraica di Parma.

Dopo un intramezzo musicale, prenderanno la parola i consiglieri comunali.

Concluderà la seduta l’intervento del Sindaco Andrea Massari

gen 202016
 
scuola infanzia

Si apriranno il 22 gennaio le iscrizioni alle scuole dell’infanzia pubbliche e paritarie.

Le domande, compilate sugli appositi moduli scaricabili dal sito del Comune di Fidenza (nella sezione “Pubblica istruzione”, nella pagina “Iscrizioni alla scuola dell’infanzia”) andranno presentate entro il 22 febbraio.

L’assegnazione alle scuole avverrà non secondo l’ordine cronologico di presentazione delle domande ma secondo i criteri stabiliti nel bando unificato condiviso da tutte le scuole del territorio, anch’esso scaricabile dal sito istituzionale, e in base ai posti disponibili in ogni plesso, nel limite del 30% di presenze di alunni stranieri stabilito dal Miur.

La modulistica, una volta compilata e sottoscritta, andrà consegnata alla segreteria della scuola individuata come prima scelta (all’Ufficio segreteria della Direzione didattica di Fidenza, presso la scuola De Amicis, per le scuole dell’infanzia statali; alle singole scuole per le scuole dell’infanzia private paritarie).
Sul modulo di iscrizione sarà possibile esprimere fino a tre scelte tra categorie di scuola (pubblica – privata paritaria).

Dopo che ogni scuola avrà assegnato i propri posti disponibili ai richiedenti, secondo l’ordine di preferenze indicato dalle famiglie, l’elenco delle domande non accolte sarà trasmesso al Servizio Istruzione del Comune, che compilerà un’unica lista d’attesa, applicando i criteri condivisi da tutte le scuole.

Ogni qualvolta le scuole comunicheranno trasferimenti o rinunce di alunni già ammessi, il Servizio Istruzione attingerà dalla suddetta lista secondo l’ordine dei bambini e le preferenze espresse dai richiedenti.

Novità di quest’anno, tra i criteri per l’accesso, è l’assegnazione di un punteggio anche per il lavoro part time, nell’ottica di un sempre maggior riconoscimento da parte dell’Amministrazione della varietà e complessità delle situazioni lavorative delle famiglie, e delle donne in particolare, sempre più coinvolte nella delicata conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro.

gen 082016
 
fuffa rete civica

[di Franco Amigoni]

Non ce la possono fare. Sono incontinenti. Soprattutto quando il Sindaco è assente sentono irrefrenabile la necessità imperiosa di dire qualcosa, qualsiasi cosa purchè sia in conferenza stampa, con registratori e giornalisti presenti. Ecco stavolta Pollastri e la Amoruso, accompagnati da due signori di ignoto significato contingente (per essere più visibili e ufficiali, la conferenza stampa l’hanno organizzata nella sala consiliare, in modo direi inusuale), che esprimono la loro accorata e sballata visione del mondo ad uso dei media. Peccato che anche stavolta, nella loro incontinenza verbale, l’abbiano fatta “fuori dal vaso”.

Proviamo a ricostruire i fatti, che sono sempre ingarbugliati soprattutto quando, come evidentemente ormai spesso accade, i nostri eroi dell’opposizione si genuflettono alle obsolete strategie di un baffuto pseudoideologo prezzemolino locale che di sè stesso sul suo blog parla in questi termini: “…il mio … è il tentativo più coerente di tradurre razionalmente il cervello più fine del Rinascimento italiano, quello del “il fine giustifica i mezzi””. Come dire: io sono il Machiavelli del Borgo.
Fate voi in che mani si sono messi.

Veniamo al dunque, il tema è ASP:

1. L’opposizione ha presentato a suo tempo una petizione popolare ex art. 27 dello statuto comunale, che potrebbe essere presentata anche da un singolo cittadino, allegando invece oltre 2000 firme (mi baso sulle loro dichiarazioni, perchè le firme non sono mai state certificate e validate); in tal modo, è stata fatta un bella confusione tra petizione e referendum, che è disciplinato in tutt’altro modo (dall’art. 29). Buttando come al solito fumo negli occhi ai cittadini. La tecnica “al lupo al lupo” ormai è un loro marchio di fabbrica. In questo senso il titolo della Gazzetta “ASP: il Comune doveva indire un referendum”, è del tutto fuorviante; la petizione richiedeva infatti che il Comune bloccasse la riforma di ASP (senza considerare che il Comune di Fidenza doveva comunque coordinarsi con tutti gli altri comuni del distretto e trovare un delicato accordo con loro sulla riforma), e chiedeva di attivare il referendum consultivo sul tema (ma una petizione non può chiedere un referendum);

2. Per stessa ammissione di Rete Civica, poi, le famose duemila firme sarebbero per metà circa di fidentini e per metà di residenti in altri Comuni. Ma dabon?? Dato che lo Statuto prevede minimo 1800 firme di nostri concittadini, in ogni caso, anche se fossero state correttamente presentate (cosa che non è avvenuta) quelle 1000 firme circa di Fidentini sarebbero state comunque largamente insufficienti per indire un referendum. Anche se i nostri amici confusionari (vedi articolo 29 dello Statuto Comunale) avessero creato un comitato promotore, avessero raccolto e validato firme soltanto di concittadini borghigiani, avessero chiarito bene ai firmatari i termini della questione, eccetera eccetera.
Viva il pressapochismo a fini propagandistici.

Il difensore civico si è limitato a fare giustamente presente che il Comune deve adottare il Regolamento per regolare i referendum locali e su questo l’Amministrazione sta procedendo (ma perchè non lo hanno fatto, in cinque anni di amministrazione precedente, quelli che fanno capo a Rete Civica?? Domanda inutile. Tutto quello che loro non hanno fatto quando potevano, adesso diventa nel loro revisionismo storico un peccato del PD).

In questo triste quadro che ho richiamato (perchè poi perde tempo l’opposizione su battaglie di retroguardia, e fa perdere tempo pure alla maggioranza che potrebbe spenderlo meglio), le parole di trionfo del Movimento 5stelle sulla sua pagina fb risultano francamente ridicole. Le riporto testualmente:

“Avevamo ragione, ancora una volta, il difensore civico della Regione INVITA l’amministrazione comunale ad attivare le procedure per regolamentare tutti i Referendum e di seguito ad eseguire le richieste già in essere, ovvero che i fidentini si esprimano su ASP! E’ una piccola/grande vittoria dei cittadini con le mani libere”.

I cittadini con le mani libere dovrebbero guardarsi da loro presunti portabandiera così goliardici e approssimativi, per non dire “machiavellici” nel senso deteriore del termine.

dic 242015
 
rigoni default facebook

[di Franco Amigoni]

Mi spiace tornare a così breve scadenza su un argomento simile a quello precedente, ma Rete Civica sta continuando a fornire spunti di primissima qualità. Per modo di dire. Hanno aspettato il Natale, probabilmente, per mostrare i loro veri talenti.

La storia è questa.
Da stamattina è visibile sul loro sito fb un post che riguarda un incarico per il ruolo di facilitatore dei processi partecipativi, per 900 euro.

In sostanza Rete Civica, non sapendo più a che santo votarsi e avendo già ampiamente dimostrato negli ultimi Consigli Comunali la pochezza della propria capacità di imbastire una opposizione se non costruttiva almeno dignitosa e sensata, dopo essersela presa senza successo con l’Assessore Frangipane se la prende stavolta con Matteo Garzella, esperto facilitatore reo di avere ricevuto un incarico dal Comune per le giornate di formazione svolte a Fidenza nel corso del 2015 sui temi della progettazione partecipata.

Non sorprende che Rete Civica ignori quale sia il ruolo del facilitatore nei processi decisionali, un ruolo sempre più decisivo al giorno d’oggi per il buon fine delle iniziative e degli investimenti in presenza di una pluralità di portatori di interessi.

E’ poi tipico di chi ignora dileggiare la fonte della sua ignoranza, come loro hanno fatto sui social.

Nessuno di loro (con l’eccezione di una breve e fugace apparizione di Rigoni), che pur si riempiono la bocca con parole come “democrazia” e “partecipazione”, ha ritenuto infatti di presentarsi all’appello per imparare qualcosa dagli esperti di caratura nazionale e internazionale che si sono susseguiti nei 6 incontri intitolati “Immaginare il Futuro con i Cittadini” svoltisi nell’aula dell’ex Tribunale di Palazzo Porcellini per l’occasione ripristinata e rimessa a valore dopo essere stata a lungo dimenticata, un altro esempio virtuoso delle strategie dell’attuale Amministrazione.

Nel corso di quegli incontri gli esperti hanno condiviso con le circa 200 presenze (cittadini, amministratori e funzionari equamente rappresentati) le tecniche più avanzate ed efficaci per progettare insieme alla gente, a partire dalla gente. Un percorso di formazione alla cittadinanza attiva che ben si accoppia con gli incontri organizzati sull’antimafia sempre nelle scorse settimane.

Quel percorso ora verrà messo a frutto, dal mese di gennaio (ma i primi incontri si sono già svolti tra settembre e ottobre), con i residenti del Quartiere Europa, che letteralmente progetteranno insieme ai tecnici e al facilitatore il futuro della propria zona, perchè le soluzioni siano davvero tagliate su misura di chi poi dovrà viverle giorno per giorno.

Questo significa per noi perseguire la qualità della vita tramite l’ascolto attivo.

Credevamo che questo dovesse essere uno dei capisaldi dell’approccio non solo nostro, ma anche di qualsiasi movimento politico che si professa vicino ai bisogni della popolazione. Evidentemente ci siamo sbagliati.
Ma la cosa forse più inquietante è che, se si legge il post (ve lo “regalo” qua sotto), ci sono dei “signori” che, ben nascosti dietro le fiacche e stantie insegne di rete civica, spargono letame su onesti lavoratori che fanno il loro mestiere. Sarebbe bello sapere chi sono costoro, ma scommetto che non si paleseranno. Non hanno il fegato di metterci la faccia. A casa mia chi si comporta così viene chiamato con dei nomi precisi.

Nello stesso tempo, persone che evidentemente non hanno la minima idea di cosa stanno parlando, fanno seguire commenti pesantissimi sulla questione.

L’Oscar in questo senso va in particolare a Giuliano Vezzani, che non ho il dispiacere di conoscere, un vero signore, che si permette, senza avere “alba” della questione, di fare questa aurea riflessione: “Veri piccoli pezzi di merda!”.
Con tanto di punto esclamativo.
Dimostrando una arroganza ed un disprezzo sui quali non c’è niente da aggiungere.

Complimenti anche a Galvani, un pensatore ormai famoso nel mondo dei social. Che chiosa: “poi dicono di saper spendere i nostri soldi e che non ci sono conflitti d’interesse… ma che schifosi…”.

In tutto questo, torno alla domanda del titolo, e provo a dare una risposta.
Delle due l’una:
1. o i consiglieri di Rete Civica, Luca Pollastri e Gabriele Rigoni, sono gli autori di questo e di altri post altrettanto fini ed eleganti (e poi si sorprendono se non stendiamo tappeti rossi quando arrivano in Comune), e quindi si dovrebbero palesare e metterci la faccia;
2. oppure non sono loro a scrivere, e magari non sono neanche tanto d’accordo su questi post, e allora a questo punto viene da pensare che valgono, dentro il loro movimento, come il due di denari quando la briscola è coppe. In analoghe situazioni si parlerebbe di burattini e burattinai.

Qualunque sia la verità, non una brillante situazione per loro, ma nemmeno per una opposizione sana.

dic 172015
 
ortisociali

L’Amministrazione comunale apre le porte dell’orticoltura anche ai disoccupati e ai cassintegrati. E’ questa la novità del nuovo bando per l’assegnazione quadriennale degli orti sociali (2016-2019) pubblicato oggi.

“Gli orti sociali promuovono l’impiego del tempo libero in un’attività che non solo da’ i suoi frutti e tante soddisfazioni ma costituisce anche un momento di aggregazione e socializzazione. L’orticoltura è anche un aiuto al bilancio familiare. Per tutti questi motivi abbiamo deciso di aprire il bando non solo ai pensionati ma anche a quei nuclei familiari che si trovano in difficoltà a causa della perdita del lavoro”, spiega l’assessore al Welfare, Alessia Frangipane.

Chi può fare domanda
Possono fare domanda tutti i maggiorenni, per conto di tutti i componenti il proprio nucleo familiare, residenti nel Comune di Fidenza che non siano proprietari, comproprietari, usufruttuari o affittuari di terreni idonei all’uso ortivo nel territorio comunale.

Le categorie che costituiscono titolo di priorità per l’assegnazione del lotto sono, nell’ordine: i pensionati titolari di pensione minima, i pensionati di età maggiore o uguale a 60 anni compiuti nell’anno di assegnazione dell’orto, disoccupati e cassintegrati da almeno un anno, pensionati di età inferiore ai 60 anni, lavoratori precari e disoccupati o cassintegrati per un periodo inferiore all’anno. Seguono i cittadini non appartenenti a nessuna delle precedenti categorie.

Coloro che sono già assegnatari di orti condotti regolarmente possono presentare domanda di rinnovo della concessione; avranno la precedenza sugli altri richiedenti.

Modalità e termini di presentazione delle domande
Le domande devono essere presentate sull’apposito modulo che può essere ritirato, insiema la bando e al regolamento, allo Sportello Sociale (Palazzo Porcellini, piazza Garibaldi 25/d) oppure scaricato dal sito internet del Comune di Fidenza (www.comune.fidenza.pr.it nella pagina “Servizi sociali”, alla voce “Ufficio assistenza”).

Le domande debitamente compilate, con i relativi allegati, dovranno essere sottoscritte dai soggetti interessati e presentate al Protocollo del Comune di Fidenza (piazza Garibaldi 1, piano terreno) oppure allo Sportello Sociale entro e non oltre le ore 12.00 del 31 dicembre 2015.

Lo Sportello Sociale resterà aperto per il ritiro delle domande di assegnazione, per le informazioni, la consulenza per la compilazione e per il ricevimento delle stesse dal lunedì al venerdì dalle ore 8.30 alle ore 12.30, ad eccezione dei giorni 17, 23 e 24 dicembre 2015.

dic 142015
 
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“Nessuna Moschea si farà a Fidenza. Nessuno ne ha mai fatto domanda, nessuno ha presentato progetti. Proprio quei progetti che, periodicamente, delle fantomatiche “voci” presentano alla consigliera Gambarini e ai suoi amici leghisti. Quindi, delle due l’una: o “le voci” sono incappate in una (nuova) brutta figura, o la consigliera vuole usare la facile polemica dello scontro religioso per conquistare due righe sul giornale. Sono giochini che nemmeno la Le Pen usa più, per la cronaca”.

Il Sindaco Andrea Massari risponde così all’esponente di Forza Italia, promotrice di una interrogazione sul tema della fantomatica Moschea, aggiungendo che “vorrei tranquillizzare Francesca e con lei “le voci”: già da quando eravamo in campagna elettorale annunciavano l’apertura imminente della moschea e la davano, addirittura, per finanziata dal Comune. Sono passati quasi due anni e di moschee e minareti non ve n’è traccia. Ognuno tiri le sue conclusioni: siamo al cospetto di una leggenda metropolitana, una frottola usata ad arte”.

“Devo dire che la consigliera sbaglia anche la seconda domanda, impostata per lasciare trasparire “un centro culturale islamico” a Fidenza come il covo di chissà cosa – argomenta Massari –. A titolo informativo, spiego alla Gambarini che chi sta cercando una sede a Fidenza è un’associazione composta in gran parte da fidentini che si chiama Ennour, fondata nel 2005 da cittadini italiani residenti a Fidenza e che, segnatamente, ha il titolo di Associazione di Promozione Sociale, con tanto di bene stare rilasciato dal Comune di Fidenza quando questo era a trazione centro-destra. Non ricordo di aver letto nessuna polemica da parte della (anche) allora consigliera Gambarini. E in quanto Associazione di Promozione Sociale, inserita nell’albo creato dalla Regione Emilia-Romagna, Ennour deve svolgere le funzioni previste dalla legge regionale 34 del 2002, non da qualche autorità religiosa. L’Associazione Ennour, inoltre, è libera di muoversi sul mercato privato e di cercare un privato che sia disposto a venderle o ad affittarle dei suoi spazi ad uso.

Infine il Sindaco ricorda tre punti. “Primo: Ennour è stata tra le primissime realtà italiane a venire in piazza dopo gli attentati dei macellai di Parigi, firmando un comunicato chiarissimo e di netta condanna, spendendo quelle parole che tutti, anche nel partito della Gamabrini, hanno reclamato all’Islam moderato. Secondo: concordo con chi dice che la condanna dei terroristi da sola non basta. Servono opere concrete per giustificare una voglia reale di integrazione. Rilevo che Ennour a Fidenza opera e ha operato da tempo fianco a fianco con altre realtà associative anche del mondo cattolico, con le quali, ad esempio, ha ripulito tutte le schifezze dipinte sui muri dell’ex macello. Terzo e ultimo punto: in Italia e a Fidenza esiste una cosuccia da niente che si chiama Costituzione e che, in base alla giurisprudenza 2015, non risulta ancora bypassabile dai desiderata della consigliera”.

dic 012015
 
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“E’ ora di riprendermi la vita”.

Una frase semplice e terribilmente efficace che ho visto in un cartello esposto da una manifestante, pubblicato su vari giornali.

Una frase chiara. Una richiesta di aiuto che vale doppio per trasformare questa Giornata contro la violenza sulle donne in una forma concreta di impegno collettivo.

E’ importantissimo che Fidenza sia tra i 1.000 Comuni d’Italia che hanno organizzato una iniziativa, sostenendo l’informazione dei cittadini, il coinvolgimento delle giovani generazioni e il confronto in tutta la Comunità, che è il primo dei nutrimenti democratici.

Per questo ringrazio tutti i consiglieri che sono qua e che ci sono rinunciando agli impegni lavorativi, per testimoniare il loro contributo.

Ringrazio il Presidente Tosi e l’assessore alle Pari Opportunità, Alessia Frangipane, che hanno promosso questa occasione, che ci offre l’opportunità di ascoltare lo straordinario lavoro degli studenti del nostro Solari, oltre ai contributi di Massimiliano Filoni, Samuela Frigeri e della dottoressa Laila Papotti, in servizio presso la Procura della Repubblica.

Ringrazio, a maggior ragione, il Prefetto di Parma, Giuseppe Forlani, ancora una volta a Fidenza insieme al Comune, per testimoniare che quando le Istituzioni sono unite e lavorano fianco a fianco possono nascere solo cose buone per i cittadini e le cittadine.

Per inciso, e non mi stancherò mai di dirlo, mi sento di tributare al dott. Forlani un pubblico elogio per il metodo che ha adottato per l’assolvimento della sua funzione. Un metodo che coinvolge le comunità locali e che lo porta spesso ad incontrarle sul posto.

Un fatto che come Sindaco registro come un notevole cambio di passo nelle relazioni tra Capoluogo e provincia.
Bene. Richiamavo, prima, alla necessità di una azione concreta.

Per essere efficaci quando si aggredisce un problema, bisogna conoscerlo, senza mettere la testa nella sabbia.
In Italia 7 milioni di donne hanno subito violenza fisica o psicologica nella loro vita. Solo nell’ultimo anno ci sono state 152 vittime di femminicidio e tra chi ha subito violenze, solo il 12% denuncia.
Questo è il dato più tragico, perché esprime paura, isolamento. Perché nega il diritto a quel “voglio riprendermi la vita” esposto nel cartello della manifestante.

Sembra quasi scontato dire che la principale arma di questa battaglia è la prevenzione culturale. Anzi, la formazione culturale, che deve essere il fulcro di una consapevolezza civica che si è persa.
Sembra scontato, ma sentendo del lavoro straordinario condotto dai ragazzi e dalla ragazze del Solari, in seno al progetto della cooperativa Giolli, so che questa è la strada giusta.

Una strada contro la violenza e contro l’ignoranza che, spesso, è la madre delle brutalità di cui un uomo può essere capace e complice.
Brutalità contro le donne e i più deboli. Brutalità contro l’ambiente. Contro un modo civile di vivere la collettività.
Noi che vogliamo essere sempre più e sempre meglio costruttori di quella casa comune che sta al centro di uno dei documenti più entusiasmanti degli ultimi anni – l’Enciclica Laudato Sì – siamo chiamati ad una svolta, in termini di chiarezza e di concretezza.

Come?
Servono fondi. Non giriamoci intorno. Ogni strategia ha bisogno di essere alimentata non solo con la buona volontà e i sacrifici personali, ma anche con una visione chiara di dove vogliamo andare e di come ci vogliamo arrivare.

Il Comune di Fidenza ha inserito per la prima volta nel suo bilancio delle risorse destinate alle Pari Opportunità con cui si sono realizzate esperienze vere. Il percorso dei ragazzi e delle ragazze del Solari, contributi alle associazioni impegnate in questa sfida di civiltà.

Lo stesso impegno dobbiamo chiederlo – per prime noi Istituzioni – allo Stato, se è vero che la rete dei centri di assistenza alle donne che hanno subito una forma di violenza è senza fondi.

Ripartiamo da qui, condividendo e facendo nostre le parole del Capo dello Stato, sacrosante e ficcanti perché ancorate alla nostra Costituzione: “Contrastare la violenza sulle donne è un compito essenziale di ogni società che si proponga la piena tutela dei diritti fondamentali della persona. L’educazione al rispetto reciproco, nei rapporti personali e nelle relazioni sociali, è alla base del nostro vivere civile”.

testo del discorso del Sindaco andrea Massari per il 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne

nov 242015
 
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[di Franco Amigoni]

La misura del Consiglio Comunale come Casus Belli.

Nella giornata di venerdì l’opposizione (?) ha sollevato alcuni dubbi sulla eccessiva lunghezza del Consiglio previsto per stasera, che prevede 11 punti all’ordine del giorno (gli ultimi due indicati in un post precedente sono stati già rimandati per approfondimenti). Le rimostranze possono essere suddivise in due categorie:

Categoria A: non abbiamo avuto il tempo di studiare la documentazione. Alla risposta “l’avete ricevuta oggi, avete comunque tempo sino a lunedì sera per studiare le questioni, che sono relativamente semplici”, la replica è stata la seguente: “nel fine settimana abbiamo altro da fare”. Questa peraltro è una rimostranza standard: se si consegna una settimana o un mese prima il materiale, arriverà ugualmente, a titolo preventivo.

Categoria B: “Abbiamo paura a tornare a casa tardi la sera”. Questa motivazione segnala in seno al Consiglio la presenza di un malessere degno di una città metropolitana, che occorre registrare e non prendere sottogamba. Una soluzione potrebbe essere quella di fare Consiglio il sabato mattina, con il concreto rischio di incorrere nella categoria A (“nel fine settimana abbiamo altro da fare”), oppure di calendarizzarlo per il mezzogiorno di una giornata feriale. Soluzione che scontenta chi si ostina a voler lavorare, incurante del bene comune.

Segnalo per chi non avesse dimestichezza con il Consiglio Comunale che normalmente le prime due ore sono dedicate a trattare interrogazioni, interpellanze e mozioni, che nella quasi totalità dei casi sono presentate dalla opposizione, e che la maggioranza mantiene ai primi punti dell’ODG per delicatezza nei confronti dell’opposizione, invece di spostarli in coda.

Si tratta di questioni di grande peso specifico soprattutto in questo momento difficile e complesso, come ad esempio la dedica di una strada ad una attrice dell’800 – primo 900, o l’introduzione del dialetto nelle scuole al posto dell’inglese (esagero il concetto, ma chi conosce i soggetti non stenterebbe a crederlo).

Molto tempo viene anche destinato a trattare i problemi dell’azienda di un consigliere dell’opposizione, che viene continuativamente portata all’attenzione del Consiglio e delle Commissioni da volonterosi colleghi e seguaci di quel Consigliere. Che peraltro si inalbera se sente parlare di conflitto di interessi.
Resta il fatto che nessuna altra azienda di fidenza, con la notevole eccezione della Coop di Vittorio (per motivi strumentali, naturalmente), è stata oggetto di così tante attenzioni da parte della nostra opposizione in questi 18 mesi di amministrazione.

Questioni come il dizionario italiano / borghigiano e la paura di rientrare tardi la sera sembrano insomma sintetizzare la cifra stilistica della destra fidentina in questo periodo.

Ricordo, a questo proposito, che nel dopo cena del Consiglio della scorsa settimana, convocato per le 21, non si è presentato nessuno (dicesi nessuno) dell’opposizione sino alle 21,40, quando un membro di rete civica ha stancamente raggiunto il proprio scranno.

Di conseguenza sono stati rimandati diversi punti all’ODG che la stessa opposizione aveva presentato, per consentire loro di ripresentarli prossimamente, caricando ulteriormente di lavoro i prossimi consigli.
Che spettacolo…

update: il consiglio comunale è poi terminato alle 20:16