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gen 192015
 
famiglie

Il 23 Gennaio 2015 alle ore 9 saranno presentati gli esiti del  progetto UNA FAMIGLIA PER UNA FAMIGLIA svolto nei territori del Comune di Parma e del Distretto di Fidenza.

Al Centro Giovanile EX Macello di Via Mazzini, 4 si terrà la conferenza “IL SENTIERO È RIPIDO… MI ACCOMPAGNI?” parleranno le famiglie e gli operatori coordinati dal dott. Roberto Maurizio (Fondazione Paideia) e a seguire la tavola rotonda UN PROGETTO NUOVO IN UN WELFARE CHE CAMBIA” con:

- Francesco Longo – ( Docente Associato del Dipartimento di Analisi delle Politiche e Management Pubblico dell’Università Bocconi di Milano)
- Monica Pedroni (Servizio politiche familiari , infanzia adolescenza Regione Emilia Romagna)
- Alessia Frangipane Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Fidenza
- Laura Rossi Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Parma

Info: e-mail: centroperlefamiglie@comune.fidenza.pr.it  Telefono: 0524/525076

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gen 142015
 
Cecile-Kyenge

di Franco Amigoni

Il signor Fabio Rainieri è stato condannato a un anno e tre mesi e a un risarcimento di 150mila euro nei confronti di Cecile Kyenge, ex ministro e ora euro parlamentare del PD. In rete troverete senza difficoltà la foto taroccata che Rainieri ha prodotto, e che i giudici non hanno considerato satira, ma diffamazione con aggravante della discriminazione razziale.

Ecco la dichiarazione di Rainieri (vice presidente del consiglio regionale dell’Emilia Romagna e segretario nazionale della Lega Nord Emilia) dopo la condanna: “Sono allibito davanti alla machina del fango montata ad arte solo per mettere a tacere l’avversario politico. Da più parti vedo sollevarsi accuse di discriminazione razziale nei miei confronti. Ma sono – e lo ribadisco ancora una volta con forza – accuse montate ad arte e che non hanno alcuna base di verità. Il fotomontaggio incriminato non ha alcun intento razzista. A chi mi accusa di essere razzista rispondo che nella mia azienda ho un dipendente di origine extracomunitaria e di religione islamica perfettamente integrato con il quale lavoro benissimo. Per questo mi spiace se qualcuno si è sentito offeso a seguito della pubblicazione di quel fotomontaggio e torno a sottolineare che, personalmente, non ho mai avuto alcuna intenzione di alimentare nessun genere di razzismo o di discriminazione. 
Attaccare una persona per il colore della sua pelle non è solo razzista ma è anche idiota. Così come lo è cercare di inventarsi un mostro quando questo non esiste”.

Da parte sua, Cecile Kyenge ha risposto così:
Ha vinto la giustizia. Non si trattò di una critica politica, ma di vera e propria propaganda volta a seminare odio e violenza. Perché la critica implica dialettica e argomentazione. Dileggiare una persona esclusivamente per il colore della pelle non implica argomentazione, né retropensiero. È come dire: ‘tutti voi, neri, non siete solo razza inferiore ma siete animali’. Un vero e proprio atto di violenza e come tale va sanzionato dalla legge. Istigare le persone a considerare i neri come animali non è satira, né critica, ma solamente un reato ed è proprio per questo che trovo altrettanto grave la decisione della Lega Nord di non discostarsi dalle posizioni sostenute da Rainieri. In questo modo è l’intero partito a rendersi corresponsabile delle sue azioni”.

Probabilmente Rainieri si era dimenticato due cose:

1. che lui non è una persona qualsiasi, ma un uomo delle istituzioni (mi viene freddo solo a dirlo);
2. che la discriminazione razziale non è esattamente satira.

gen 142015
 
di-vittorio

Dopo la sentenza di fallimento della Di Vittorio il PD si è preso un momento di silenzio e riflessione, perché ci sono momenti nei quali tacere significa riprendere fiato, cercare le parole giuste, riflettere prima di esprimersi e non abbandonarsi alla moda dell’esternazione fine a se stessa. Ora, sull’intera vicenda, offriamo alla pubblica riflessione cinque ragionamenti chiari ed operativi.

Prima di tutto, rispetto per la storia della cooperazione di abitazione e per la Di Vittorio: se sul territorio è stato garantito il diritto alla casa a centinaia di famiglie con meno protezioni sociali, si può solo parlare di conquiste. Conquiste garantite anche da istituti come il prestito sociale. La storia della Di Vittorio è fatta soprattutto di progetti che si sono ispirati ai valori sani della cooperazione che in certa parte sono analoghi a quelli del centrosinistra. Chiedete ad uno dei 900 circa che abitano in un alloggio di edilizia residenziale convenzionata. Quindi scrivere che la “cooperazione è un fenomeno degenerativo di come fare impresa […]” è offensivo e antistorico. Il tentativo dell’opposizione è chiaro: sfruttare la paura per fare cassa elettorale. Ci han provato anche in campagna elettorale, senza molto successo. Perché i fidentini sanno che la degenerazione post 2008 è una storia a se, ispirata a ben altre circostanze, lo dice la sentenza. Sostenere che il Pd sia coinvolto in questa fase è puro delirio e chi lo sostiene andando oltre l’opinione e facendo illazioni, lo ricordiamo, se ne assumerà la responsabilità.

Per questo scriviamo molto chiaramente che chi ha sbagliato deve pagare. Sono state pubblicate una relazione commissariale prima e una sentenza poi, che descrivono minuziosamente le azioni di una cooperativa che dopo il 2008 ha scelto di non correre ai ripari ma – anzi – di farsi gruppo, di far galoppare i debiti con formule apertamente descritte come “penalmente rilevanti”. Vedremo se si aprirà un processo. Possiamo solo dire che siamo e saremo sempre al fianco della Magistratura e delle sue azioni, chiedendo con tutti gli strumenti politici e di legge permessi che chiunque ha sbagliato sia chiamato a rispondere.

Quanto a noi stiamo lavorando sul futuro, che è il terreno culturale sul quale ci sentiamo più portati. Due sono i diritti da far valere: il diritto alla casa per tutti coloro che abitano negli alloggi della proprietà indivisa – già blindato dai Sindaci e confermato l’8 gennaio scorso dai due Curatori - e il diritto dei soci prestatori al rimborso (almeno parziale) del capitale investito. Al momento è l’aspetto su cui urge una soluzione soddisfacente e il Pd di Fidenza ritiene che la Regione Emilia-Romagna debba promuovere rapidamente un momento con tutto il mondo cooperativo per trovare una soluzione al problema. Ecco perché stiamo costruendo una serie di incontri con i consiglieri regionali eletti a Parma e altre iniziative di cui daremo di volta in volta notizia.

Per questo esprimiamo il nostro supporto totale all’iniziativa del Sindaco di Fidenza e di tutti gli altri sei Sindaci che, senza distinzioni di parte politica, stanno lavorando per promuovere legalità, trasparenza e tutele.

gen 022015
 
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Non so chi di voi ha mai conosciuto Ivano Barberini, storico presidente di Legacoop, scomparso nel 2009.
Io l’ho conosciuto a Roma, quando ci lavoravo, e vi assicuro che era una persona che letteralmente incarnava i valori della cooperazione così come la si può studiare sui libri di storia, quello straordinario strumento di eguaglianza che – a partire dal settore del consumo – ha letteralmente rivoluzionato l’imprenditoria del ’900. Rivoluzionata, non tradita.

Nel 2008 Legacoop si fece promotrice di un lavoro molto approfondito sulle regole per la governance delle cooperative. Nel documento (lo trovate cliccando qui, è un po’ lungo, ma magari avete 10 minuti da investire) si afferma un principio che alcuni nostrani commentatori sembrano non tenere in considerazione: le regole di governo di una istituzione cooperativa sono finalizzate all’effettivo ottenimento dei risultati perseguiti – si governa cioè verso un risultato - ma le regole di governo sono ancor più cruciali per assicurare la stabilità nel tempo della visione e della missione. Sembra banale, ma non lo è per niente, specie se applicato all’imprenditoria privata italiana.

Bene, nonostante questo lavoro scritto durante l’autorevole guida di Barberini le regole di governo delle società cooperative non sono state in grado di evitare infiltrazioni malavitose importanti e, che è peggio, lo sviluppo nel loro stesso ambito di comportamenti malavitosi rilevanti. Questo risultato è sorprendente per tantissimi osservatori.

Scrive il prof. Tagliavini dell’Università di Parma in un suo intervento recente che “[...] esistono infatti diversi meccanismi standard che sono finalizzati ad escludere che una istituzione sia “catturata” da qualcuno, che prima diviene sempre più forte, che poi diviene inamovibile, che poi ha la possibilità di realizzare comportamenti illegali senza più che le regole di salvaguardia entrino in funzione.” Questi meccanismi standard non vanno inventati, vanno semplicemente applicati e nel documento li trovate molto ben esplicitati.

“Una volta applicati  - continua Tagliavini – si osserva invariabilmente che i comportamenti devianti diventano impossibili, o assolutamente improbabili. Se ci sono le giuste regole di governo, i comportamenti vengono efficacemente contrastati. Se tali regole non ci sono, i comportamenti devianti sono possibili. Il profilo su cui riflettere non è tanto la repressione del reato, ma l’attuazione di regole di governo aggiornate ed efficaci, con le quali i reati non possono essere compiuti.”

Eppure in alcuni casi queste regole sono evidentemente insufficienti. Le regole di governance devono essere infatti tarate verso l’obiettivo della stabilità, oltre che dell’efficienza, e in questo senso si sono dimostrate deboli.

Per questo nel documento si parla anche dei profili di ulteriore lavoro che sono diversi:
1) le regole che contrastano i comportamenti autoreferenziali devono essere obbligatorie e non discrezionali;
2) il vincolo sul numero massimo di  mandati deve essere preciso ed obbligatorio (le timidezze a questo riguardo sono assai pericolose);
3) il cumulo degli incarichi a livello di gruppo deve essere regolato in modo restrittivo;
4) gli amministratori indipendenti devono esserlo in senso effettivo;
5) la separazione del ruolo di indirizzo strategico dal ruolo di gestione deve essere effettivo.

“Se si analizza la vita societaria della “Cooperativa 29 giugno” [e di qualche cooperativa di quaggù NdA] si riscontrano tutti gli elementi che consentono a una personalità forte (o un gruppetto coeso di persone) di “catturare” l’istituzione presieduta. Con regole statutarie inadeguate si può fare affidamento sulla fortuna o sulla correttezza dei singoli. Ma le istituzioni economiche importanti devono essere meglio tutelate, a prescindere dalla fortuna o dai comportamenti dei singoli.

Perchè la cooperazione non è “un fenomeno degenerativo di come fare impresa, nel senso che se andiamo a vedere le definizioni del codice civile nelle coop spesso chi organizza uomini e mezzi ( il direttore della coop. ..) non rischi quasi nulla del suo, cioè fa l’imprenditore coi soldi degli altri…”.

La cooperazione – quella fatta bene – sposta l’orizzonte dal mio al nostro, dall’io al noi, ed è un salto che purtroppo non risulta più molto di moda, ma che non è morto, basta andare a vedere come lavorano alcune piccole cooperative, anche molto vicine a noi, o come lavorano altre grandi cooperative, che sono partecipate, non delegate.

dic 302014
 
genius loci

di Franco Amigoni

C’è un tema che continua ad affacciarsi, implicitamente o esplicitamente, nelle discussioni di questi mesi anche a Fidenza. E’ un tema che divide, che costituisce uno spartiacque ideologico, ma che forse può essere affrontato costruttivamente anche qui.

Abbiamo assistito infatti a molte affermazioni da un lato sulla necessità di difendere “le radici”, simboleggiate dal Duomo, dalla Via Francigena, dall’ambiente (i famosi “gelsi” che hanno rappresentato per un movimento locale una bandiera ambientalista), dall’agroalimentare (e qui chi più ne ha più ne metta: galleggianti, food valley, il prosciutto di parma, eccetera).

Dall’altro lato, ci si è mossi evidenziando che il mondo attorno a noi è molto grande e si muove molto velocemente, ed è necessario, per non restare indietro, imparare a progettare in modo diverso e ad utilizzare strumenti nuovi (anche qui ci sono simboli e bandiere: il social housing, il coworking, le città e le comunità “intelligenti”).

Purtroppo si tratta di nomi che spesso vengono dal mondo anglosassone, e una parte non piccola della gente vede con sospetto questo semplice fatto (a me pare un atteggiamento provinciale, che rimanda all’epoca fascista e a quando i nomi degli attori nei film di cassetta venivano italianizzati a forza, ma sono contrario all’uso dell’inglese a tutti i costi, che mi pare di converso, almeno talvolta, una forzatura snob).

Il timore del nuovo da una parte, l’entusiasmo per il nuovo dall’altro. D’altra parte, la sinistra dovrebbe essere progressista. O no? Comunque il tema che sottende a tutte queste discussioni e affermazioni di principio è il Genius Loci.

Vediamo cosa dice Wikipedia: “Il Genius loci è un’entità naturale e soprannaturale legata a un luogo e oggetto di culto nella religione romana. Tale associazione tra Genio e luogo fisico si originò forse dall’assimilazione del Genio con i Lari a partire dall’età augustea. Secondo Servio, infatti, nullus locus sine Genio (nessun luogo è senza un Genio) (Commento all’Eneide, 5, 95).

Quindi stiamo maneggiando un tema molto molto delicato e reale, e sacrosanto. Si tratta dell’identità dei luoghi, e quindi delle persone. Ed è un tema molto pericoloso, se non viene maneggiato con cura. E’ un attimo, infatti, debordare e diventare nazionalisti estremisti. Oppure, al contrario, forzare la mano al cambiamento e “snaturare” un luogo. Mi ha sempre colpito molto, per esempio, il fatto che il fidentino medio, riguardo le torri della Stazione (caso eclatante di genius loci messo in discussione), si preoccupi innanzitutto di dire che sono brutte. Che non c’entrano con il resto. D’altra parte, cosa c’entrava con il resto il Museo Guggenheim di Bilbao, infilato in un quartiere industriale dismesso? Certo, qui non abbiamo avuto archistar.

Secondo me, il genius loci, nella sua versione migliore e aperta al nuovo, è la chiave di volta per trovare un punto di accordo tra tutte le posizioni. Che ottimismo sfrontato, vero?

dic 232014
 
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dalla traccia del discorso per gli Auguri di Natale del 22 dicembre 2014

I LAVORATORI DEL COMUNE PROTAGONISTI DEL CAMBIAMENTO
Un ringraziamento particolare lo rivolgo a TUTTE le lavoratrici e a TUTTI i lavoratori del Comune, che non amo definire dipendenti, parola che mi restituisce un senso di subalternità e di distanza. Credo che subalternità e distanza debbano, invece, essere due parole da cancellare dal nostro vocabolario: tutte e tutti voi siete la risorsa più preziosa, con la quale, dopo anni di navigazione a vista, ci stiamo rapportando senza diktat ma solo e soltanto col dialogo, per realizzare una crescita importante. Come vi ho scritto nella lettera che avete ricevuto qualche giorno fa, non esiste riforma o grande conquista di un Comune che possa essere definita tale solo per merito del Sindaco e dell’Amministrazione.

Ogni risultato positivo che costruiamo per Fidenza, ogni traguardo che fa avanzare la comunità e la rende coesa, lo facciamo dando INSIEME forma e sostanza alle idee. Insieme ai cittadini e alle imprese, insieme alle associazioni di categoria e del volontariato, insieme a voi, che siete parte della comunità fidentina.

In questi primi 180 giorni abbiamo conquistato insieme per Fidenza grandi risultati sotto gli occhi di tutti: lo stanziamento di 4 milioni da parte dello Stato per la conclusione delle bonifiche, il risanamento dei conti comunali dove abbiamo trovato quasi mezzo milione di euro di spese già fatte e non finanziate, il ritorno su larga scala di interventi per riportare Fidenza ad essere una città pulita, sicura e ordinata, con investimenti che non si vedevano da 5 anni. In un concetto: bentornate opere pubbliche e manutenzione. Abbiamo messo rapidamente in condizione un’importante realtà di poter investire a Fidenza, rendendoci il polo cinematografico alternativo a Parma, riferimento anche per il piacentino. Un progetto che inizia a mostrare come è stata riconvertita al servizio della comunità l’immensa area delle bonifiche e delle zone limitrofe.

RIDUZIONE DELLE TASSE (COSAP, IMU SECONDA CASA, ecc.)
Vorrei dirlo anche ai cittadini e alle autorità qui presenti, abbiamo lavorato tanto per affermare questo gioco di squadra. E lo abbiamo fatto costruendo da un lato le basi per un Comune più rapido, più snello, meno costoso, riducendo il gruppo dirigente a 2 unità – a cominciare dalla soppressione in pianta organica del direttore Generale, costosa figura da oltre 100.000 euro all’anno che pure il Testo Unico aveva bandito già nel 2009 – e chiamando tutte le posizioni intermedie a ritornare, finalmente, protagoniste del Comune nuovo che si aspettano cittadini e imprese.

Dall’altro lato abbiamo risolto problemi enormi che si erano accumulati nel tempo. Primo fra tutti una inaccettabile incertezza sul diritto del salario accessorio che ha colpito voi e le vostre famiglie. Dal momento che i vertici amministrativi dell’Ente (Direttore Generale e Segretario Generale) avevano già viste liquidate con estrema puntualità le loro spettanze per i mandati di riferimento, questa Amministrazione ha pagato il conto lasciato sul tavolo da altri, versando lo scorso novembre la produttività 2013 ed entro febbraio salderà quella relativa all’anno 2012, sul quale, come sapete e come è stato scritto anche dalle Organizzazioni sindacali, sussistevano criticità rilevanti, cui ci siamo fatti carico di dare risposta, per non lasciare indietro nessuno.

CHI HA PAURA DEL CAMBIAMENTO?
Questa è solo una delle tante situazioni sospese cui abbiamo messo la parola fine e che oggi, trascorsi i primi 180 giorni di lavoro, credo sia giusto rendicontare insieme ad alcuni degli obiettivi che abbiamo per l’anno nuovo alle porte. Fidenza ha ripreso a correre, Fidenza ha ripreso il dialogo non semplice con tutti i comuni della Bassa intorno ad un progetto condiviso di sviluppo. Fidenza ha dimostrato di avere un progetto di forte innovazione per questo territorio. Lo abbiamo visto alle elezioni provinciali, da cui è uscito grazie alla mediazione e all’impegno di Fidenza un presidente che è di questa zona e condivide con noi comuni obiettivi e progetti.

Fidenza sta guardando al futuro e lo fa – uso un termine brusco – infischiandosene delle consorterie politiche, degli altarini delle piccole patrie e di tutti quegli interessi che più strepitano, più ci testimoniano che dal rilancio hanno tutto da perdere, preferendogli, invece, il caos e i polveroni da usare per 15 minuti di campagna elettorale. Lo vediamo tutti i giorni nella propaganda di chi ha lasciato in bolletta i contribuenti di Fidenza, con due bilanci completamente da fare che abbiamo sbrogliato noi tra giugno e settembre – peraltro disinnescando in corsa un nuovo commissariamento –, con tutto quel che ne consegue: la sovrapposizione di una mole enorme di adempimenti e la responsabilità, mai semplice, di applicare nuove imposte decise dallo Stato che altri hanno accuratamente evitato di fare per tempo, per avere mani libere. Sono le stesse persone che hanno raso al suolo perfino la pagina Facebook del Comune pagata coi soldi dei fidentini e adesso sparita e addossano i loro fallimenti su di voi, lavoratori del Comune, accusati senza vergogna di essere cellule e sabotatori.

Abbiamo visto la paura di cambiare passo e riprendere a correre in quel che è successo in Asp e nell’Unione delle Terre Verdiane. Ma siamo qui e andiamo avanti, più convinti di prima di aver messo le mani su dei nervi scoperti.

ASP
Prima durante la campagna elettorale, poi da Sindaco eletto dai cittadini di Fidenza, ho sempre avuto ben chiaro che dalla qualità dei servizi erogati da Asp dipende la qualità della vita e il sostegno per centinaia di persone e per le loro famiglie. Persone che ricevono quei servizi e persone che danno, col loro lavoro, quei servizi. Almeno dal 2013 è venuta a galla una campagna in cui una serie di soggetti hanno sguazzato, creando l’illusione, peraltro scritta nero su bianco su siti, blog e comunicati stampa, che un gruppo di sindaci “servi delle coop” abbia svenduto i servizi e la vita dei lavoratori alle imprese private.

Sorvolo su chi si è buttato a pesce sull’opportunità di fare campagna elettorale al 90° scaduto, sono questioni di stile, lo stile che manca negli insulti quotidiani rivolti a Istituzioni diverse dal Comune, accusate di occultare notizie o di speculare sull’edilizia. Gli insulti diretti contro la maggioranza consiliare, i colleghi Sindaci e i ragazzi della mia Giunta che campeggiano nelle pagine Facebook di un gruppo d’opposizione. Ma dopo l’occupazione del Consiglio comunale da parte di lavoratori pubblici in forza ad Asp cui è stato detto che resteranno senza lavoro per colpa dei Sindaci, credo sia utile riportare un ragionamento di verità. Come? Lo faremo smascherando le bufale perché tocca a noi trainare una stagione nuova, migliore e soprattutto, più efficace e chiara per tutti.

Non svendiamo nulla alle Coop, ma rispettiamo la nuova legge regionale che molti fingono di non conoscere. Mantenendo la leadership pubblica, diamo una gestione unitaria alle nostre strutture in cui da 20 anni non esiste più l’utopia del tutto pubblico ma un modello in cui pubblico e privato sociale hanno lavorato fianco a fianco. Nessuno dipendente pubblico perderà il posto di lavoro. Anzi, nella simulazione che il cda ha dato a noi Soci si prevedono 39 nuove assunzioni.

Non solo le rette non aumentano, ma si riducono quasi del 50%: tutti i posti in casa protetta (97) diventeranno accreditati con un costo per le famiglie di 49,50 euro e non più di 70 euro.

TERRE VERDIANE
Dicevo, abbiamo visto la paura di cambiare nell’Unione delle Terre Verdiane, ridotte al commissariamento. Il 2015 deve essere l’anno della svolta per il grande territorio che sta intorno a noi, l’anno in cui conteremo quanti si uniranno a Fidenza nel dire basta ai desiderata di una classe politica irresponsabile. L’Unione delle Terre Verdiane così come è non funziona più e i cittadini, giustamente, la percepiscono come qualcosa di inutile e distante, un multificio nel migliore dei casi.

Arriverà il commissario prefettizio e io dico “bene”, a mali estremi, estremi rimedi. Fidenza non starà ferma a guardare. Se nel nuovo Consiglio che verrà ricostituito emergerà l’esigenza di un cambiamento netto, noi siamo pronti a portare avanti un progetto di svolta radicale per tagliare gli sprechi, i doppioni, per creare opportunità di sviluppo per tutta la nostra economia. In caso contrario Fidenza verrà sempre e comunque prima di tutto e farà la sua strada.

Così come abbiamo già fatto con Salsomaggiore, lanciando una Centrale Unica di Committenza che da gennaio vedrà i comuni che amministrano da soli 46.000 abitanti acquistare beni e servizi in forma congiunta, una massa critica che ci farà risparmiare ed essere più veloci. Intanto ho chiesto agli ufficidi valutare tutte le convenzioni che il Comune di Fidenza ha nelle Terre Verdiane e di fare il quadro della situazione per un’ipotesi di rinuncia a tutte le convenzioni. Prima viene Fidenza e la tutela dei servizi per i suoi cittadini, che, in questa situazione delle Terre Verdiane, non vedono garanzie. Se un giorno l’Unione verrà riformata pesantemente e tornerà ad essere un ente in grado di dare servizi, ci vorrà pochissimo a rimettere tutte le convenzioni dentro alle Terre Verdiane.

PSC
Lasciatemi dire che l’anno che sta per iniziare sarà l’anno in cui chiuderemo la grande partita del Piano urbanistico (Psc), volano dello sviluppo di Fidenza e del territorio verdiano. Un piano basato sul principio del recupero e della riqualificazione urbana, per rendere più bella la nostra città e rimettere in moto il settore edile. Un piano basato sul principio del consumo a saldo zero, per difendere il suolo da ogni spreco.

BONIFICHE E RIUSO
Il 2015 sarà l’anno in cui avanzeranno ancora i lavori di bonifica, perché sui 115.000 metri quadrati di ex Cip-Carbochimica realizzeremo una parte significativa della città nuova che abbiamo in mente, per sostenere la buona impresa a basso impatto ambientale e la buona occupazione.

SEMPLIFICAZIONE
Il 2015 sarà l’anno, infine, in cui tutto quello che fin qui abbiamo programmato verrà messo a frutto. Mi riferisco anche all’impegno per la semplificazione del nostro Comune, a favore dei cittadini e delle imprese, sfoltendo la giungla di oltre 81 regolamenti che rendono la vita di tutti noi più complicata, anche per realizzare le procedure più semplici. Abbiamo due regolamenti internet per la stessa biblioteca, un regolamento per ogni mercato, 20 persone in tutte le Terre verdiane che si occupano solo di buste paga.

LAVORO NELLA TESTA E NEL CUORE: DI VITTORIO, BORMIOLI, FINIDRA
Facciamo tutto questo e facciamolo bene, spiegando passo passo ai fidentini il percorso delle riforme. Facciamo tutto questo perché il risultato che avremo sarà quello di una Comunità più forte, più coesa e, soprattutto, di una città in cui avremo posto tutte le condizioni ideali per investire e creare lavoro. Il Comune non può essere un’agenzia di collocamento, ma può e deve rimuovere tutti gli ostacoli che frenano lo sviluppo. Il lavoro nella testa e nel cuore non è uno slogan ma l’impegno che ci siamo presi e per il quale stiamo combattendo giorno dopo giorno. Insieme.

dic 232014
 
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di Davide Rastelli

Ho provato a lasciar trascorrere qualche giorno dal Consiglio Comunale di mercoledì 17 dicembre, per vedere se fossi riuscito a calmare l’indignazione per gli eventi occorsi, durante il suo svolgimento. Niente da fare. Passa il tempo, ma son qui che ancora “sbuffo di rabbia”; tanto vale che ne parli liberamente.

Non ho alcuna intenzione di entrare nel tema ASP, perché l’aspetto centrale della mia riflessione non vuole essere quello, con tutto il rispetto per chi lavora presso le strutture pubbliche e private, che fanno capo all’Agenzia. L’attenzione vuole essere focalizzata sugli eventi occorsi: alcune decine di persone hanno fatto irruzione nell’aula del Consiglio Comunale, bloccandone lo svolgimento fino a costringere il Presidente a decretarne la sospensione.

Hanno preteso di essere ascoltati, dal Sindaco e dall’Assemblea, distribuendo improperi a chiunque provasse a far presente che anche le più legittime rivendicazioni, invocate a quel modo, non potevano essere accolte. Peraltro non vi era nemmeno la possibilità concreta di accoglierle, in quella sede ed in quel momento. Ma questa è l’altra storia della quale, come detto, non voglio riferire.

Fidenza conta circa 20mila elettori; mercoledì scorso una quarantina di persone (certamente non tutte del Borgo) ha scavalcato i diritti di tutti gli altri. Questi lavoratori PUBBLICI, che temono il peggioramento delle loro condizioni contrattuali, ma che allo stesso tempo sono apparsi poco informati (forse malinformati?), hanno agito coordinati dal loro Sindacato di riferimento e dal “Comitato per la difesa dell’ASP di Fidenza e la Gestione Pubblica dei Servizi”. Soggetti che, tra le altre cose, definiscono i tre Sindacati Nazionali: CGL CISL e UIL, ambigui e complici della politica.  Sembra difficile da sostenere di questi tempi, ma accettiamo la loro opinione.

Ma la vera anima politica della difficile serata si è presto rivelata essere il Movimento 5 Stelle locale. Tra gli “occupanti” si distinguevano chiaramente esponenti della “compagine grillina”; speriamo che non fossero i più brillanti!
Erano loro l’anello di congiunzione tra la protesta ed il rappresentante “Pentastellato” in Consiglio Comunale. Più volte il Consigliere Amoruso, vigilata dai “Grillini” di cui sopra, ha cercato di inscenare un comizio, in cui avrebbe certamente edotto il Globo sul fatto che, loro e solo loro sono i paladini delle classi oppresse e che tutte le altre forze politiche godono nel seminare miseria.

Ogni volta qualcuno si è dovuto prendere l’onere di farla tacere, per evitare che i fatti potessero degenerare. Proprio così, perché quando politicanti inconsapevoli della gravità del loro ruolo, sobillano a proprio uso lavoratori preoccupati, basta un’incomprensione per provocare gravi reazioni.  Quantomeno, l’arrivo delle forze dell’ordine ha calmato i più facinorosi tra i manifestanti. Certamente l’atteggiamento irresponsabile tenuto dal Consigliere Amoruso, supera per gravità qualunque fatto occorso durante l’occupazione, visto il ruolo che ricopre. Nella riunione dei Capigruppo, convocata d’urgenza dal Presidente del Consiglio Comunale, sia forze di Destra che di Sinistra hanno provato a mettere l’esponente “pentastellato”, davanti alle sue responsabilità, ma invano.

Consigliere Amoruso & Company, con una supponenza pari al loro cinismo, hanno sfruttato le debolezze di alcuni lavoratori per trarne visibilità politica. Ci consola solo il fatto che cavalcare lo scontento e non porsi mai nella posizione di collaborare con le altre forze politiche li porterà all’estinzione, ma fino ad allora dovremo aspettarci di tutto. Sfortunatamente la narrazione deve riportare anche un altro paio di fatti. Alla ripresa del Consiglio (due ore dopo), il Presidente ha invitato a sottoscrivere un documento in cui si condannavano i fatti occorsi e chiunque li avesse fomentati, giustificati od avallati. Tale documento sarebbe stato consegnato all’indomani al Prefetto di Parma. Ebbene il solo Partito Democratico si è sentito di rimanere DEMOCRATICO, firmandolo all’unanimità.

Ma il degno epilogo della serata ci è stato donato, ancora una volta, dal Consigliere Amoruso: a Consiglio terminato ha deciso di prendere in giro tutta l’aula, dichiarando che il suo movimento non aveva nulla a che fare con i fatti avvenuti e con i partecipanti alla protesta. Leggete cliccando qui cosa intenda la consigliera Amoruso per estraneità!

Questo è lo stile dei grandi moralizzatori, di quelli che cambieranno l’Italia. Piantare un casino dopo l’altro, a tutti i livelli. Senza alcuna consapevolezza, figuriamoci il costrutto. Bravi!

dic 192014
 
SBLOCCA FUTURO

Lo Sblocca Italia è stato tra le cose che ho studiato in maniera più approfondita negli ultimi mesi. E’ una Legge che pur tenendo sullo sfondo alcune intenzioni acceleratrici e riformiste, può essere molto migliorata. ci han provato in tanti, ma alla fine l’opzione fiduciaria ha fermato un percorso che invece poteva e doveva continuare. E a cui vorremmo contribuire

Il mio mestiere mi mette quotidianamente in contatto con moltissimi di quei comitati che negli ultimi mesi hanno prodotto un’analisi critica della legge; non stiamo parlando di quelli che per apatia certi resoconti definiscono Gruppi Nimby (un calderone dove vengono spinti tutti, sia quelli che sull’ambiente giocano per costruire fortune politiche con promesse che restano disattese, sia quelli che, dati Ocse alla mano, hanno fatto intravedere al Paese un futuro prossimo possibile) ma della totalità delle associazioni ambientaliste, del coordinamento Salviamo il Paesaggio, del Fondo Ambiente Italiano e di molte altre realtà del terzo settore italiano.

L’ho quindi detto con la dovuta forza in Consiglio Comunale (guardate il video se avete 10 minuti, è quello del 17 dicembre): sono convinto che lo Sblocca Italia sia una legge su cui ci sia ancora tanto lavoro da fare in sede parlamentare, seguendo meno la strada dell’emergenza e più quella dell’ascolto del territorio per risolvere le sue emergenze. Un ascolto necessario – ad esempio – per elevare a modello nazionale chi realizza politiche virtuose sui rifiuti, sull’acqua e sull’energia – come succede anche a Fidenza – e per irrobustire ulteriormente i passaggi positivi contenuti nella legge. Passaggi che ci sono e che anche io, che nutro personalmente un atteggiamento più guardingo sullo Sblocca Italia, vedo.

Parlo delle misure fiscali dell’art.17 che favoriscono il recupero del patrimonio edilizio esistente e disincentivano il consumo di suolo, che è una delle sfide più grandi di questo Paese, come sono lì a ricordarci i fatti delle tragiche alluvioni degli ultimi mesi. Consumo di suolo a saldo zero e stop al cemento che sono i pilastri della nuova stagione urbanistica che ci siamo impegnati a realizzare prima di tutto a Fidenza e sulla quale avremo modo di confrontarci serenamente quando il prossimo anno arriverà su questi banchi il Psc, che noi intendiamo come motore di rilancio non solo di Fidenza ma di tutta l’area vasta verdiana.

Parlo, ancora, delle attività di bonifica dell’amianto in alcune zone del nord. Settore, questo delle bonifiche, nel quale Fidenza si è imposta come modello, diventando il primo dei 57 super siti inquinati – si chiamano Sin, siti di interesse nazionale – ad avviarsi alla conclusione di una complessa rete di interventi su quattro aree devastate. Ecco, nello Sblocca Italia manca l’ispirazione a storie come la nostra, che hanno messo a nudo, in materia di bonifiche, la fragilità di un impianto che nei decenni scorsi ha spalmato risorse a pioggia dal Friuli alla Sicilia, senza preoccuparsi di chiedere in cambio proprio quello che ha garantito Fidenza: un progetto chiaro con un obiettivo chiaro: ripulire, risanare e creare sulle aree riconquistate al vivere civile nuove opportunità di impresa e di occupazione a basso impatto ambientale.

Appunto, prima parlavo di tanto lavoro da fare su questo Sblocca Italia. Mi riferisco al lavoro prima di tutto in sede parlamentare, per il quale il Pd di Fidenza chiederà ai parlamentari eletti nella nostra circoscrizione un impegno vero, di vigilanza, articolato e soprattutto capace di parlare alle nostre comunità, per contribuire a rimettere al centro i modelli virtuosi cui accennavo in precedenza. In questo senso, sì, credo che lo Sblocca Italia possa essere ulteriormente messo a fuoco, amplificando le migliorie che da molti deputati e senatori sono già state apportate.

Ma non è approvando la mozione presentata (nel solito modo violento, come fosse una clava contro la maggioranza) dal M5S che lavoreremo a favore del miglioramento della Legge e a tutela dei territori a cui la Legge impone scelte dall’alto.

Ci è stato chiesto chiedete di discutere di trivelle, ma si salta a piè pari un argomento ben più strategico come lo straordinario tema dei rifiuti e della loro riduzione, di chi dovrà gestire i servizi di raccolta e di smaltimento. L’articolo 35, ad esempio, deve aprirsi a tutte quelle azioni che a Fidenza stiamo portando avanti con coraggio da anni e che possiamo ulteriormente migliorare perchè strategie per un drastico contenimento della quantità indifferenziata dei rifiuti non sono più procrastinabili e possono mettere in discussione il sistema degli inceneritori molto più in profondità rispetto ad una mozione.

Queste e altre sono le partite importanti su cui novellare lo Sblocca Italia in sede parlamentare con tutti gli strumenti del caso, portando a Roma il contributo dell’Anci e dei Sindaci, i primi ad avere tutto l’interesse affinché le Regioni – a cominciare dall’Emilia Romagna – vengano valorizzate e riconsiderate, nel pieno rispetto del valore federalista che tutti noi del Pd vediamo come prioritario. E se di Regioni parliamo, trovo vitale che su alcuni grandi obiettivi di sviluppo il nostro presidente e i suoi colleghi debbano essere la cinghia di trasmissione tra i bisogni – talvolta disperati in alcune parti d’Italia – delle Comunità Locali e gli obiettivi governativi.

Votando la mozione – che è un testo scritto e depositato, non un’intenzione o un sentimento, ed è importante considerarlo quando si chiede un voto, perchè siamo pur sempre in un’istituzione democratica e noi siamo responsabili di quello che votiamo – non aiuteremmo nemmeno un percorso (quello del ricorso in Corte Costituzionale) che pure è già avviato. Il Comune di Fidenza non può impegnare il Presidente della Regione a fare alcunchè: può suggerire, consigliare, fare pressioni, prendere posizioni, ma allora lo fa con un Ordine del Giorno (nel caso) o con incontri coi cittadini e le associazioni (molto meglio).

E’ stato chiesto (sempre il video lo certifica) al M5S di rivedere il testo o la natura della sua iniziativa in Consiglio, ma non c’è stato verso, probabilmente per via di quella natura un po’ spettacolare che hanno le discussioni fatte in aula dove sembra siano tutti molto più impegnati nella tattica che nella strategia, nemmeno fossimo scacchisti. E forse perchè per il M5S noi siamo solo (testuali parole) ”membri di un gruppo affaristico massonico che specula sulla vita delle persone”.

Mi interessa il reale cambiamento, non la medaglietta per la giacca. La mozione gettata in Aula e blindata dalle modifiche non assomiglia ad un’azione ficcante. Perchè chiede di fare una cosa che non possiamo fare e soprattutto perchè tiene all’interno del palazzo un dibattito che invece andrebbe portato fuori, nelle piazze e nei teatri, nelle televisioni e alla radio. Questo intendiamo fare costruendo quella partecipazione che non potrà che essere indispensabile per fare ripartire l’Italia.

dic 122014
 
questo non è amore

di Alessandra Narseti

Ho scelto oggi di portare una testimonianza di vita reale. Infatti, alcune giornaliste del corriere della sera, le autrici del blog al femminile la 27ettesima ora, sono andate a trovare e hanno ascoltato 20 donne vittime di maltrattamenti e da questa inchiesta hanno tratto un libro dal titolo “Questo non è amore”. Sono venti racconti, che partono da una domanda: perchè una donna, quasi sempre adulta e apparentemente libera, al primo spintone, al primo schiaffo o alle prime parole crudeli, non allontana da sè per sempre l’uomo che la sta minacciando?

In questo libro tutte le protagoniste dei racconti hanno nomi di fantasia, tranne una, la protagonista del racconto che vi voglio leggere, che ha fatto questa scelta coraggiosa in virtù del ruolo da lei ricoperto, si tratta di Ileana Zacchetti, al tempo dei fatti Assessore alle politiche sociali e alle pari opportunità del comune di opera, nel milanese, che è stata picchiata a sangue dal suo nuovo compagno.

Firenze, un pomeriggio d’autunno. Lui e lei camminano tra la folla dei turisti. Poi lui si blocca, scompare tra la folla in un attimo. «Che cosa sarà mai successo?». Poi eccolo di nuovo. «Tieni, è per te». Lei lo guarda incantata. «Non vorrai conservarlo chiuso questo regalo, spero!». La carta velina si apre. «È bellissimo! Non dovevi!” «Per te è il minimo. Tu ti meriti molto di più», si schermisce Lui guardandola negli occhi, mentre le infila all’anulare un anello tempestato di diamanti.
Lei si chiama Ileana Zacchetti, ha 52 anni ed è assessore alle Politiche sociali e alle Pari opportunità del Comune di Opera, nel milanese. Lui ha una professione di prestigio e un nome che qui non importa ricordare. Oggi quel pomeriggio di settembre di due anni fa pare lontano anni luce. A ottobre Ileana incontrerà di nuovo il suo Lui. In un’aula di tribunale. Le consigliere di parità della regione Lombardia si sono rese disponibili alla costituzione di parte civile. Prima udienza per un processo in cui si parlerà di maltrattamenti, violenze, lesioni aggravate. E di un dolore profondo.
Eppure quel giorno, a Firenze, Ileana in quell’anello aveva letto una promessa di felicità. 
“La mia è stata una vita complicata — racconta — Ora ho due figlie grandi. Da quando io e mio marito ci siamo lasciati, 13 anni fa, avevo pensato sempre e solo a loro. Ma di fronte a quell’anello, a quel corteggiamento, a quelle dozzine di rose che arrivavano in ufficio accolte dallo stupore delle mie collaboratrici, mi sono lasciata andare alla speranza di una felicità sognata da sempre.”
Ad Opera l’assessora è molto conosciuta e stimata. «Mi sono chiesta se non fosse il caso di fare finta di nulla e non denunciare. Ma me ne sarei vergognata — racconta oggi —. Chi può andare fino in fondo se non le persone che come me hanno un ruolo pubblico e credono in ciò che fanno? Lo devo alle donne e agli uomini che incontro ogni giorno».

E allora avanti con un racconto sempre più sofferto: «Già diverse volte lui aveva avuto nei miei confronti comportamenti violenti: spintoni, urla, offese. Anche solo un sorriso a chi si avvicinava per chiedermi un aiuto, un intervento a favore di una famiglia in difficoltà, poteva bastare perché si scatenasse l’inferno. Avrei dovuto ribellarmi subito; invece ho inghiottito lacrime e umiliazione. Poi, però, arrivavano di nuovo fiori, scuse, abbracci. E io tornavo a sperare». Questo fino a un tremendo pomeriggio di primavera dell’anno anno scorso. “Eravamo a casa sua, avevamo litigato per l’ennesima volta — continua Ileana -. Questa volta gli dissi: «Adesso basta, tra noi è finita». Pugni, schiaffi. Sono caduta a terra. Mi ha rimesso in piedi tirandomi su per i capelli. Ancora schiaffoni. Poi mi ha presa per il collo. Ha aperto la porta e mi ha gettata fuori, verso la balaustra del pianerottolo. Sono scesa come ho potuto. In quel momento tutto era confuso: i ricordi si mischiavano al dolore e all’umiliazione.”

Ora Ileana sta facendo il massimo per dotare il suo territorio di servizi adeguati per le donne decise a reagire ai maltrattamenti dei loro uomini. «Ho sperimentato sulla mia pelle-racconta- come i pronto soccorso, spesso non siano attrezzati per affrontare situazioni così delicate sul piano psicologico. L’informazione dei servizi e delle associazioni esistenti non sono sufficientemente supportate e conosciute dalle persone in difficoltà e bisognerebbe rafforzarne la rete sul territorio. Il lavoro da fare è tanto. E io- conclude Ileana-ho giurato alle mie figlie che andrò fino in fondo».

Ho scelto di riportare questa storia per diversi motivi; da questa storia, come anche dai dati, emerge come quello della violenza sulle donne sia un fenomeno che,pur essendo spesso ricondotto alle classi sociali più disagiate, percorre in maniera trasversale tutto il tessuto sociale.

Mi hanno, inoltre, colpito molto la determinazione e il senso di responsabilità di questa donna che ha usato il suo ruolo pubblico per essere da esempio alle donne che si trovavano e che si troveranno nella sua stessa situazione e che ha saputo trarre da questa sua esperienza negativa, una grande motivazione per contrastare in maniera concreta, lavorando sul suo territorio, il fenomeno della violenza contro le donne.

dic 102014
 
fff

Giornata Internazionale dei Diritti Umani. Il Sindaco Massari e il Capogruppo Pd Gallicani: “Aspettiamo Emilio. Ora sulla Pace e i Diritti costruiamo unità”

Il 10 dicembre è la Giornata Internazionale dei Diritti Umani, una celebrazione sovranazionale che si celebra in tutto il mondo dal 1950, a ricordo della data nella quale venne promossa la Dichiarazione universale dei diritti umani da parte dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Fidenza sceglie di sottolineare questo momento appoggiando e promuovendo l’impegno di Jesus Emilio Tuberquia de la Comunidad de Paz de San José de Apartadó, in Colombia già ospite del gruppo Amnesty locale e cittadino onorario della nostra città dal 31 marzo 2014.

Jesus vive in una delle zone più colpite dal conflitto tra la guerriglia delle Farc e lo Stato, e assieme ai suoi 1500 concittadini ha scelto di puntare sulla Nonviolenza attiva e l’Economia sostenibile, per opporsi ad un meccanismo che stritola l’alternativa pacifica. Per questo Jesus e i suoi concittadini nel 1997 si dichiararono neutrali e si proclamarono Comunità di Pace, decidendo di non abbandonare la loro terra e di non collaborare con nessun gruppo armato ed educando i giovani alla cultura della nonviolenza. Da allora hanno vissuto una situazione paradossale, perché la loro neutralità è considerata un atto di tradimento da parte dei ribelli e un gesto di sfida da parte delle forze governative.

Fidenza esprime la solidarietà verso la Comunità tutta e la condivisione dei valori che coraggiosamente vive la Comunità di Pace: la Nonviolenza attiva, la Giustizia, la Democrazia, la Pace, riconoscendo nel loro impegno un modello.

Un’esperienza che alcuni cittadini fidentini sperimenteranno già il prossimo 21 Dicembre, quando andranno in Colombia per fare interposizione nonviolenta e segnalare ai media internazionali questa situazione. Una forma di civismo internazionale che denota coraggio, forza interiore e determinazione. Portando con loro un quaderno frutto di un anno intenso di lavoro con le scuole di Fidenza. Aspettiamo con ansia che Jesus Emilio possa tornare in Italia e allora saremo lieti di accoglierlo, per rinsaldare l’amicizia che ci unisce e per collaborare più fattivamente riguardo al percorso che la Comunità intera ha intrapreso per vivere in pace

Pubblichiamo una intervista di Nelly Bocchi, una delle 3 fidentine che andrà in Colombia questo dicembre

Viaggiavano a bordo di una moto, si sono avvicinati a Jesús Emilio Tuberquia, che stava camminando nei pressi della piazza del mercato di Apartadó, e hanno aperto il fuoco con delle pistole. Jesús s’è messo a correre ed è riuscito a sfuggire ancora una volta all’agguato. Cento metri più in là, al posto di controllo della polizia colombiana, non si è fatto il minimo tentativo per ostacolare i killer. Era il febbraio del 2012, le cronache locali riportavano l’ennesimo attentato contro un esponente della Comunità di pace che – a forza di minacce, persecuzioni e violenze – è diventata un simbolo mondiale della resistenza nonviolenta alla guerra.

In favore della protezione di Jesús Emilio Tuberquia, bersaglio frequente di minacce e attentati da parte dei paramilitari ma anche dell’esercito regolare, si era già pronunciata la Corte Interamericana dei Diritti Umani. I campesinos colombiani di San José de Apartadó hanno costituito la Comunità di pace nel 1997, decisi a non voler reagire alla violenza con la violenza. Come tutti i contadini, tuttavia, sono considerati “potenziali guerriglieri” dai paramilitari e dall’esercito nazionale. La Colombia è devastata da una guerra interna che dura da oltre 50 anni. La combattono la guerriglia di “sinistra” più antica e militarmente attrezzata del continente, le bande paramilitari e l’esercito regolare. La subisce, da sempre, la gente comune. Come i contadini senza armi di San José de Apartadó che da 17 anni continuano a subire provocazioni, violenze e molestie ma sono stati anche torturati e barbaramente uccisi.

Malgrado questa realtà, largamente verificata e riconosciuta dall’informazione e dalle istituzioni internazionali, quei campesinos non hanno cessato di denunciare i soprusi che gli eserciti armati di ogni parte compiono contro una “neutralità” che non vogliono accettare. La Comunità di pace, tuttavia, è tutt’altro che sola. Il coraggio e il fascino della strenua resistenza “fragile” della gente di San José l’ha fatta amare e proteggere da una grande solidarietà internazionale. Il Gruppo 208 di Amnesty international di Fidenza è uno di quelli che si distinguono per la vicinanza e l’affetto nei confronti dei campesinos di Apartadó. Ha “adottato” la Comunità cinque anni fa e ora è finalmente riuscito a far conferire la cittadinanza onoraria proprio a Jesús Emilio Tuberquiail rappresentante legale della Comunità di paceLa pergamena di attestazione recita: ”Per il significativo contributo alla lotta per i diritti umani, la pace e la democrazia della Comunità di Pace di San Josè de Apartadó da lui rappresentata”. Un riconoscimento a lungo inseguito, che ci consente anche di rendere pubblica l’intervista che avevamo realizzato con il nostro neo-concittadino in occasione della sua visita a Fidenza.

Hai fatto un viaggio molto lungo, ne valeva la pena?
Senza l’appoggio internazionale noi saremmo morti. Quando ci siamo resi conto che, dopo le innumerevoli denunce a tutti gli enti della giustizia colombiana, non si trovava  alcuna soluzione per noi, e continuavano le uccisioni e le violazioni dei nostri diritti, abbiamo deciso di chiudere la comunicazione con lo stato colombiano e cominciato a cercare l’appoggio internazionale.

Ricordi com’era la zona di San José de Apartadó quando eravate bambini?
I miei genitori hanno vissuto la guerra tra i liberali e i conservatori nel 1948. Dopo questo periodo ci fu la pace, mancava l’educazione, peró c’erano tranquillitá e cibo per tutti.

Quando è arrivata la guerriglia?
Dopo la guerra del 1948. Molti abbandonarono le armi, altri non credettero al processo di pace di questo periodo e continuarono nella guerriglia. Da quel momento in poi, la guerra si é mantenuta e incrementata.

Quand’é che tu hai conosciuto la guerriglia?
Circa trent’anni fa, io ne avevo venti. Il numero dei guerriglieri cresceva: passavano per le zone rurali, parlavano con la gente del modo in cui si doveva vivere, di una vita solidale, nel rispetto della vita degli altri. All’inizio il loro discorso era positivo, peró c’era sempre una contraddizione: se una persona possiede un’arma é per generare morte. Chi ha un’arma e parla di pace vive una grande contraddizione in se stesso.

Com’ é avvenuto l’arrivo dei paramilitari nella zona?
I paramilitari esistono dal 1962, fanno parte di una politica statale, anche se lo Stato lo ha sempre negato. Hanno semplicemente cambiato nome, prima si chiamavano “difesa civile”, poi “autodifesa”. Nel 1997 cominciarono gli attacchi. Noi non abbiamo mai riconosciuto i paramilitari, molte organizzazioni internazionali ci dicono che dovremmo parlare con loro, peró questo vorrebbe dire legittimare ció che sta dietro di loro.

Quando avete iniziato a sentire la guerra?
Ci sono state diverse tappe. La guerriglia inizió a farsi sentire a Urabá tra il 1986 e il 1988, peró gia da prima vi erano repressioni armate dell’esercito. Nella zona de La Resbalosa ci fu un massacro da parte della forza pubblica: assassinarono 12 o 13 contadini. Quello era un posto dove non c’erano guerriglieri.

Com’ é stata la presenza dello Stato in questa zona?
É stata una presenza segnata dalla repressione armata, ancora prima che esistesse la guerriglia. Poi sono arrivati i guerriglieri, e poi ancora i paramilitari.

Quando avete deciso di creare una Comunitá di Pace?
In modo ufficiale il 23 di marzo del 1997, anche se giá dal 1996 si stava lavorando a questa proposta. Purtroppo in quel periodo la pace non fece progressi, anzi la guerra ebbe un incremento. Quella stessa settimana subimmo diversi bombardamenti e ci trovammo obbligati a doverci spostare in un’altra zona. I militari e i paramilitari non hanno mai voluto accettare questo tipo di neutralitá. Loro per “neutralitá” intendono solamente il fatto di tagliare i contatti con la guerriglia. Non hanno mai permesso che una comunitá decidesse di non partecipare alla guerra, di negare il passaggio di informazioni e la vendita di cibo agli attori armati, di impedire l’accesso delle armi nel nostro territorio di pace. Per questo hanno deciso che avrebbero distrutto tutto.

Come nasce la decisione di creare la Comunità, avete avuto delle ispirazioni?
É una decisione che viene dalla stessa comunitá perché eravamo stanchi di tanta guerra. Siamo persone umili che sanno pensare. Io non ho studiato all’università ma non sono un inetto. Molte persone sono convinte che i contadini non siano capaci di pensare, peró io conosco la mia comunitá, la mia gente, la mia storia. All’inizio chiedemmo aiuto alla Croce rossa internazionale affinché facesse da mediatrice, ma loro sono mediatori delle due parti in conflitto e noi invece siamo popolazione civile. Cosí, in un primo momento, a percorrere il nostro cammino ci diede una mano la chiesa cattolica.

Come siete organizzati?
Abbiamo piú di 50 gruppi di lavoro in diverse aree. Le persone si riuniscono per famiglie e non si aiuta soltanto una persona, ma si tiene conto delle necessitá dell’intero nucleo familiare. Il ruolo della donna all’interno delle comunitá è molto importante, perché le donne hanno il compito di curare i bambini. C’è un asilo dove accudiamo diversi bambini, anche perché molte madri sono morte durante il conflitto e molte altre hanno dovuto cominciare a lavorare perché i loro mariti sono stati uccisi. Abbiamo una scuola con 12 maestri. Ai bambini insegniamo le nostre cose, la nostra cultura e la nostra storia. La stessa comunitá si occupa dell’alimentazione dei bambini e una parte di tutto ció che si produce viene destinata all’asilo e alla scuola.

Come viene vista la Comunitá di Pace in Colombia?
Molta gente  crede che siamo dei guerriglieri. L’esercito fa in modo che l’opinione pubblica nazionale e internazionale pensi che la nostra sia una comunitá al servizio della guerriglia e che, per proteggere la guerriglia, si mascheri da comunitá di pace.

Nutrite ancora speranze che sia fatta giustizia?
Non c’é giustizia per i crimini contro l’umanitá. Noi abbiamo denunciato e denunciamo tutto ció che é accaduto e accade, finora però non c’é mai stato alcun colpevole.

Cosa ti  aspetti da Amnesty International? Cosa possiamo fare per aiutarvi?
Che non si stanchi di scrivere. Anche se puó sembrare assurdo, le lettere e l’appoggio internazionale sono ció che ci mantiene in vita.

E poi? Cosa altro si può fare per appoggiare la Comunitá?
L’umanitá deve capire che ha sbagliato, perché la pace viene dall’interno di ogni persona e non si puó ottenere con le armi. Non c’é bisogno che la gente venga a San José de Apartadó per sostenerci. Un grande appoggio per noi é il fatto che le persone cambino e continuino a seguire un cammino di pace.

Cosa chiedete al governo colombiano?
Non chiediamo più nulla. Vogliamo semplicemente essere lasciati vivere in pace.