scritto da Rossana Scita per le Celebrazioni ufficiali del 25 Aprile a Fidenza.
In questi giorni mi sono chiesta e richiesta cos’avrei potuto dire oggi, da dove cominciare, e mi sono venuti in mente mille pensieri, mille dubbi.
Ogni 25 aprile, ogni anno in cui si celebra la Festa della Liberazione, noto che molto spesso le persone tendono a fare i soliti discorsi, a ripensare al passato e ad usare parole come libertà ed uguaglianza in modo vuoto e superficiale, svuotandole del loro vero ed intrinseco significato. Spesso si ripercorrono gli eventi passati e si parla di guerra, fascismo, oppressione come se fossero temi lontani e ormai superati. Ma io penso che oggi, nel giorno della Resistenza, non si debba parlare del passato, bensì del presente. Bisogna ricordare quel passato, ma non in modo distaccato, bensì come ciò che ha portato a questo presente che noi, oggi, stiamo scrivendo e siamo noi, oggi, a scrivere anche il nostro futuro.
Quegli uomini e quelle donne che settant’anni fa hanno combattuto, lottato, dato la loro vita per la speranza di un futuro migliore, per un ideale più alto di giustizia ed uguaglianza, hanno realizzato ciò che inizialmente era solo un sogno: liberare l’Italia dal totalitarismo e dall’ineguaglianza sociale che caratterizzavano il fascismo. Ed è da loro che dobbiamo prendere esempio!
In questi anni il nostro Paese e noi tutti stiamo passando un periodo davvero difficile. Il lavoro cala, molti giovani se ne vanno all’estero, non ci sono prospettive, non si possono più fare piani a lungo termine perché non si sa nemmeno se ci sarà un domani.
E’ vero, stiamo vivendo una crisi profonda e insostenibile. Ma ciò che mi lascia più sofferente non è la crisi in sé, bensì il clima di rassegnazione che si respira. Sento le persone lamentarsi continuamente per quello che sta accadendo, ma mai nessuno che si pone in prima linea e si impegna veramente per cambiare le cose. Noi, oggi, siamo qui riuniti per ricordare le migliaia di persone morte che hanno lottato, allo strenuo delle loro forze, perché non si sono rassegnate, non si sono rassegnate ad una dittatura che li opprimeva, che li dissanguava, fondata sull’appartenenza a classi sociali diverse. Non si sono rassegnati, hanno combattuto e hanno vinto! E allora, se vogliamo onorare realmente e non superficialmente come spesso si fa, quelle persone, i nostri padri, i nostri nonni, se vogliamo onorarli, non dobbiamo semplicemente riunirci in una piazza e pensare al passato, ma dobbiamo agire e sul loro esempio essere padroni e protagonisti della nostra vita, senza lasciare che siano altri, i pochi, a prendere le decisioni al nostro posto!
Tra un mese saremo chiamati ad esprimere un voto e a scegliere i candidati che siederanno al Parlamento Europeo e nel Consiglio Comunale: ecco, questa è un’occasione per far sentire la nostra voce! Sempre, ormai ovunque, sento dire dalle persone che i parlamentari, i politici sono tutti uguali e che dunque non ha senso andare a votare perché tanto al potere ci saranno sempre le stesse persone. Ma chi sono i politici? Sono coloro che si interessano della polis, della città. Chiunque tra noi può essere un politico, chiunque tra noi può interessarsi della propria Nazione e impegnarsi in prima persona per migliorarla. I politici non sono loro! Quindi smettiamola di dire che i politici sono tutti uguali, perché non si è mai sentito che gli uomini sono tutti uguali. Creiamoli noi i nostri politici, siamo noi a decidere chi siederà in Parlamento, perché lo Stato siamo Noi! Da qualche mese io ho compiuto diciotto anni e dunque anch’io andrò a votare. Non vi nego che sono nella confusione più totale e che ancora non so assolutamente chi voterò, ma di una cosa sono certa: andrò a votare ed esprimerò il mio giudizio. Sì, forse sarà incerto, magari preso all’ultimo momento, ma sentirò di far parte di qualcosa di più importante, sentirò di essere diventata finalmente una cittadina a tutti gli effetti.
Ecco, ed è per una semplice crocetta su un foglio di carta che quegli uomini, che noi oggi ricordiamo, hanno lottato! Hanno lottato per la nostra libertà, per la nostra uguaglianza; e allora non penso che quella sia solo una semplice crocetta, bensì un modo per far valere i nostri diritti, un modo per avere coraggio! Perché votare non è solo un diritto, ma anche e soprattutto un dovere! E allora smettiamo di piangerci addosso e, come i nostri padri, abbiamo coraggio e prendiamo in mano le redini del nostro futuro. Quegli uomini hanno combattuto i fascisti, hanno combattuto una guerra, hanno imbracciato i fucili e con un sorriso dolce-amaro hanno salutato i figli e i genitori e hanno combattuto, per un sogno; perché chi avrebbe mai immaginato che da piccoli gruppi di persone riunite sarebbe nato un movimento più grande, quello della Resistenza Italiana? Chi avrebbe mai pensato che uomini comuni, persone umili, come noi, avrebbero potuto sconfiggere un esercito così potente e immenso come quello nazi-fascista?
Pertanto, se loro, con la sola forza di volontà e con il loro grande coraggio hanno cambiato le sorti di un intero popolo perché ora, noi, non potremmo cambiare le cose? Non ci troviamo in una guerra, non rischiamo la morte, però, se continuiamo ad essere indifferenti rischieremo la vita. Quindi, se vogliamo davvero onorare quegli uomini, muniamoci del nostro grande coraggio e, come popolo, cambiamo il nostro presente! Basta rassegnazione, basta pianti, dimostriamo chi è il popolo Italiano e cosa è in grado di fare. Lo abbiamo fatto in passato, è giunto il momento di farlo anche nel presente!
E, per concludere, vorrei leggervi una frase di Antonio Gramsci, che mi ha fatta molto riflettere:
“Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino e parteggiare. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo? Vivo, sono partigiano, perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”