mar 252010
 

I falsi e ingannevoli miti creati dal centrodestra fidentino nel giugno scorso si sono sgonfiati clamorosamente in meno di nove mesi. L’operazione elettorale fatta di slogan inneggianti alla fidentinità e al civismo, si è rivelata in men che non si dica una tigre di carta che ha avuto l’unica funzione di mascherare, per quanto possibile, una classe politica locale inadeguata a governare Fidenza.
Oggi quei proclami non sono altro che rimasugli di un passato remoto, mentre le conseguenze gravano ancora sulle spalle di tutti i fidentini, che si sono ritrovati vittime innocenti di un’Amministrazione allo sbando e senza un’identità.
La coalizione che governa Fidenza non poteva scegliere un modo peggiore per perdere credibilità: proprio loro che si proclamavano orgogliosamente liberi dai condizionamenti di Parma e dei partiti tradizionali, non hanno fatto altro che chinare la testa e obbedire al ras parmigiano.
Non hanno fatto altro che arrendersi in cambio di una convenienza politica che da qui a tre giorni dimostrerà tutta la sua vacuità, ma che nel frattempo consegna le chiavi della città in mano a persone che non potranno fare altro che il male di Fidenza. Non hanno fatto nient’altro, dell’amministrazione della città non se ne sono mai occupati seriamente.
Da oggi si è capito chi comanda davvero, è palese che la Giunta è solo formalmente guidata da Mario Cantini. Il vero sindaco di Fidenza è qualcun altro che vive al di fuori della nostra città e che non conosce i problemi che veramente l’affliggono.
Gli altri esponenti del PdL che non si sono ribellati, non contano più nulla, se mai hanno contato qualcosa. Anche gli alleati, come la Lega Nord, non hanno alcun peso nelle decisioni che contano tanto che hanno preferito rimanere in un silenzio imbarazzante.
In teoria potremmo come opposizione anche gioire di questa confusione più totale. Eppure, vedendo Fidenza e un sindaco sfruttati in questo modo non riusciamo a festeggiare.
Il nostro pensiero va alla “bella politica” all’autorevolezza, alla capacità di guidare una città che oggi non esiste. Eppure Fidenza avrebbe tanto bisogno di tutte queste cose. Potremmo oggi usare noi lo slogan “Fidenza ai fidentini” ma preferiamo restare in silenzio e riflettere su come in pochissimi mesi si sia potuto gettare al vento un patrimonio, una storia, una cultura che vedeva da sempre Fidenza combattere, competere, a volte vincere a volte perdere ma sempre a testa alta. Oggi questa vicenda umilia tutti i fidentini e la loro fidentinità.
La frana si è messa in moto: il castello di sabbia costruito in campagna elettorale si sta disfacendo penosamente sotto gli occhi di tutti. Per il bene della città non vorremmo assistere ad un’agonia politica.
Essa sarebbe il male assoluto, visto il momento economico e sociale molto complesso che la città sta vivendo.

Davide Malvisi
dmalvisi@pdfidenza.it

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