feb 222011
 
toscani

Ho partecipato alla riunione dei capigruppo in preparazione alle Giornate della Memoria e del Ricordo. La Presidente non ci ha comunicato il nome del relatore della giornata dedicata alle foibe. L’unico accordo preso in quella sede riguardava la mostra organizzata dalla Fondazione Memoria della Deportazione, avente titolo “Fascismo, foibe, esodo” sotto il patrocinio della Regione Lombardia, che doveva essere esposta a Fidenza come ormai consuetudine. Tale accordo è stato poi disatteso senza alcuna giustificazione.
Il 15 febbraio sono entrato al Ridotto e dopo aver salutato il dottor Salimbeni, avversario politico ma non nemico personale,  mi sono accordato col Presidente riguardo la possibilità di intervenire da parte dei rappresentanti dell’opposizione presenti al C.C. (Cerri, Montanari e il sottoscritto), essendo assenti per protesta gli altri.
Dopo la relazione dello storico, nell’introduzione all’intervento che poi non ho potuto terminare, ho dichiarato: “Ci è piaciuta la relazione, non ci è piaciuto invece quanto precedentemente letto in internet sul conto del dottor Salimbeni”. In effetti la ricostruzione storica degli avvenimenti è stata fedele, pur con l’omissione dei  crimini di guerra commessi dalle truppe italiane in Jugoslavia; infatti non vi furono solo deportazioni e campi di concentramento (uno a Scipione Castello), vi furono eccidi e ammazzamenti (solo in Slovenia dal ‘41 al ‘45 persero la vita 15.000 persone; le vittime iugoslave dal 41-45 a seguito delle lotte scatenate dalla aggressione delle forze dell’Asse furono 1.706.000). Conosciamo Salimbeni tra l’altro per un saggio del febbraio 2010 “Foibe ed esodo. Una tragedia italiana” e ne condividiamo appieno le premesse quando afferma: “Le cause ovviamente vanno cercate a ritroso nel tempo e senza dubbio grandi sono state le responsabilità dell’Italia (non solo fascista, ma anche della precedente epoca liberale) nel rapportarsi con le comunità slovene e croate che al termine della Grande Guerra si sono trovate all’interno dei confini del Regno d’Italia… La precedente situazione di equilibrio sociale (campagne a maggioranza slava, città costiere prettamente italiane) venne alterata dalla presenza invasiva dello Stato fascista con le sue strutture e sovrastrutture, sicché le componenti più accese del nazionalismo slavo avviarono un primo embrione di lotta clandestina già negli anni Venti e Trenta, ancorché destinata a essere duramente repressa”. E ancora: “Lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale e l’invasione della Jugoslavia da parte dell’Italia e dei suoi alleati dell’Asse portarono a un livello ancora maggiore le contrapposizioni, poiché le cellule nazionaliste slave trovarono nuova linfa nel supporto che ricevevano dalle formazioni partigiane attive nella madrepatria, le quali sotto la guida di Tito coprivano con il velo del comunismo una forma di nazionalismo panslavo che in realtà diventava la sommatoria dei singoli nazionalismi (sloveno, croato e, benché ridimensionato, serbo)”.
Non ci piace invece il Salimbeni quando collabora a siti quali Generazione Europa che definiscono la Democrazia “ludo cartaceo” mutuando Mussolini o quando collabora a siti che hanno tra le figure di riferimento il presidente iraniano Ahmadinejad. Ancor meno quando personalmente dichiara: “La Repubblica italiana, fondata sulla vulgata resistenziale, non ha avuto quindi problemi a far suo un altro sfoggio di celebrazione retorica, peritandosi di aderire con legge nazionale alle cerimonie planetarie che si devono svolgere in concomitanza con l’anniversario dell’ingresso dei sedicenti “liberatori” nel campo di concentramento di Auschwitz nel lontano 1945”.

Queste mie perplessità peraltro sono state condivise dal Sindaco e da una componente fondamentale della coalizione di governo della città che non hanno presenziato alla celebrazione.

Avrei desiderato esporre il mio punto di vista sulle foibe al relatore e alle scolaresche, come avevo fatto il sabato precedente relazionando ad oltre cento alunni di terza della Scuola Media Zani, che mi aveva invitato. La celebrazione in Consiglio, mirante alla condivisione di una memoria storica e quindi dei valori su cui poggia la convivenza civile, avrebbe potuto diventare una esercitazione di democrazia se si fosse sviluppato un sereno dibattito. Purtroppo per intolleranza ideologica hanno preso il sopravvento la retorica e la propaganda. Il Presidente ha esordito attaccando l’ opposizione, colpevole a suo dire di aver macchiato la Giornata, di parlare senza conoscere la storia e di aver criticato il libello inviato l’anno scorso alle scuole di Fidenza, da me etichettato come fascistoide – si badi bene, il libello, non le persone-. E come non farlo, visto che inneggiava all’“eroe nazionale” D’Annunzio, fascista della prima ora (l’impresa di Fiume fu finanziata dal PNF e fu prologo alla marcia su Roma); definiva la Dalmazia intera un “pezzo d’Italia da strappare all’impero austro-ungarico” mutuando dal pangermanesimo nazista il Lebensraum (spazio vitale) secondo il concetto del “Blut und Boden” (sangue e suolo) come criterio di appartenenza alla nazione germanica; definiva quelli della RSI, che collaboravano coi nazisti e ai loro crimini nel Litorale Adriatico, come solerti funzionari che davano il “senso della presenza dello Stato”. Il Presidente non ha zittito la platea quando con fischi e urla mi ha insultato al grido di “comunista” -una “signora” alzatasi mi ha addirittura strattonato per una spalla-; mi ha tolto la parola senza motivo e contro il regolamento, mentre parlavo dei campi di concentramento per Iugoslavi e Ebrei del Parmense (Scipione e Montechiarugolo). Non ha in seguito permesso al consigliere Cerri di intervenire. In tre decenni di frequentazione del Consiglio non ho mai assistito a nulla di simile!
Il bilancio della giornata è negativo da ogni punto di vista: per la coalizione di maggioranza, che si è divisa; per la comunità fidentina, che non ha  celebrato in modo unitario; per il Presidente, che ha abdicato al proprio ruolo istituzionale  di rappresentanza dell’intero Consiglio, a favore di quello di coordinatore del PdL.

Due  annotazioni a margine.

La prima: perché è stata invitata alla presentazione della Giornata  solo la Associazione Nazionale Combattenti e Reduci nella persona del cavalier Narseti, e non  l’ANPI?
Sanno la Presidente e il signor Narseti che contro il nazifascismo combatterono in Jugoslavia ben 40.000 militari italiani inquadrati nelle divisioni Garibaldi e Italia, tra cui 500 carabinieri del battaglione Garibaldi? Che essi guadagnarono  5 medaglie d’oro al VM come Reparti e ben 8 medaglie d’oro al VM individuali? Che ben 20.000 di questi persero la vita? Che l’intero CLN di Trieste fu passato per le armi dai titini durante i 40 giorni di terrore nazionalista? Che grazie al sacrificio di quei militari per l’”Onore d’Italia” (come recita un famoso libro di Lando Mannucci) il nostro primo ministro De Gasperi poté limitare i danni alla Conferenza di Pace di Parigi nel 1947? Sa il signor Narseti che la sua associazione è per statuto apolitica e apartitica?
La seconda: é stata dedicata una via di Fidenza ai “Martiri delle foibe”, ma senza specificazione di data, come da delibera di giunta. La mancanza della data accomuna infatti tutti gli infoibati, sia dai fascisti prima che dai nazionalisti comunisti slavi poi. I primi infoibatori furono infatti i fascisti. A chiarimento riporto un brano di P. Matvejevic’, docente alla Sapienza di Roma: “Il ministro fascista dei lavori pubblici Giuseppe Caboldi Gigli, che si attribuì l’appellativo vittorioso di Giulio Italico, scrive nel 1927: <La musa istriana ha chiamato con il nome di foibe quel luogo degno per la sepoltura di quelli che nella provincia dell’Istria danneggiano le caratteristiche nazionali (italiane) dell’Istria>. Lo zelante ministro aggiungerà a ciò anche dei versi di minacciose poesie, in dialetto: <A Pola xe arena, Foiba xe a Pizin> (A Pola c’è l’arena, a Pisino le foibe). Le foibe sono, quindi, un’invenzione fascista”.

Luigi Toscani
ltoscani@pdfidenza

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