gen 072011
 
canella

In questi giorni ho avuto occasione di leggere su “Il sole24ore” un interessante articolo riguardante il federalismo fiscale.
Questo tema estremamente attuale, che avrà inevitabili ricadute su tutti i Comuni Italiani, è anche particolarmente complesso. Per questo ho pensato di proporvi alcuni spunti informativi che a me, per nulla esperta in materia, hanno chiarito un po’ le idee.
Secondo l’Ifel (l’associazione dell’Anci per la finanza locale) tra il 2011 e il 2012 i comuni potrebbero trovarsi con due miliardi e mezzo di euro in meno.
Ma andiamo con ordine: che cos’è il federalismo fiscale?
Il federalismo fiscale è un sistema economico-politico volto ad instaurare una proporzionalità diretta tra le imposte riscosse in una determinata area territoriale e quelle effettivamente riutilizzate dall’area stessa. In Italia esso è regolato nei suoi principi dall’art. 119 della Costituzione (riformato dalla legge costituzionale n. 3/2001). In particolare, il fisco dovrebbe diventare a più livelli, ognuno con una propria autonomia, allo scopo finale di responsabilizzare Regioni ed Enti locali. Quello che verrebbe realizzato in Italia, in realtà, è un fenomeno inverso rispetto al federalismo in senso stretto, poiché questo si basa su organizzazioni già autonome che vogliono federarsi, cioè unirsi/associarsi, e non, come nel nostro caso, di enti che appartengono ad uno Stato unitario dal quale vogliono acquisire competenze (la fiscalità). Ciò che dovrebbe avvenire, quindi, è il passaggio dall’attuale sistema di finanza derivata, dipendente in larga parte dai trasferimenti statali, all’autonomia del federalismo fiscale, fondata soprattutto sui frutti fiscali del mattone.
In estrema sintesi, prima verranno sospesi gran parte dei trasferimenti statali e l’addizionale sull’energia elettrica, poi verrà trasferito ai Comuni il fisco immobiliare (imposte ipotecarie e catastali, bolli, Irpef sui redditi fondiari ecc.), fino alla istituzione dell’Imposta Municipale Unica (Imu), che entrerà in vigore nel 2014.
L’Ifel ha stimato che gli effetti si propagheranno a macchia di leopardo, non distinguendo tra Nord e Sud, e penalizzando soprattutto i sindaci dei piccoli Comuni, dove il mercato del mattone è meno dinamico e il sistema catastale meno aggiornato.
Il compito di ridurre le differenze tra Comuni spetterebbe poi al fondo di perequazione, ma questo strumento non ha ancora trovato spazio in un decreto attuativo.
Il segretario generale dell’Anci, Angelo Rughetti, ha dichiarato che al di là dei numeri il pericolo è che il sistema fiscale così congeniato rischia di condurre gli enti non a fare politiche autonome, sulla base di un patto con i cittadini, ma di usare la leva fiscale semplicemente per sopravvivere.

Il Pd sul tema ha elaborato uno studio ed in base a questo alcune proposte che potete trovare nel sito ufficiale del Pd.
Per un anticipo vi segnalo il seguente link.

Martina Canella
mcanella@pdfidenza.it

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 Posted by at 19:54

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