dic 172010
 
saviano

La guerriglia urbana a cui abbiamo assistito in video nella giornata di martedì a Roma ha riempito tutti di angoscia e di rabbia.
Angoscia per aver visto davanti agli occhi la follia di giovani violenti che lanciavano contro le forze dell’ordine qualunque cosa: sedie, pietre, segnali stradali, …. Per non parlare poi del lancio di petardi, di bombe carta, di bombe molotov.
Rabbia per veder svanire in poche ore gran parte della solidarietà che il mondo esterno cominciava a sentire per questo mondo della scuola  da troppi mesi martoriato.
Alcuni giustificano questi atti con l’atteggiamento di chiusura del governo. “Il vero scandalo – hanno detto – non sono le azioni dei contestatori ma è il sostegno a questo governo, ottenuto con la compravendita di voti”. Concordo senz’altro con coloro che ritengono scandalosa tutta l’operazione di fiducia, uno sfacciato calcio-mercato effettuato da gente che non ha a cuore il bene del paese ma solo gli interessi del suo leader. Abbiamo assistito a una operazione squallida che ci ha reso ridicoli nel mondo ma detto questo non possiamo in alcun modo tollerare la violenza. Messaggio che deve essere dato in modo forte e chiaro.
Al proposito ritengo un’autentica pietra miliare la lettera che lo scrittore Roberto  Saviano ha scritto ai manifestanti, lettera che vi invito a leggere integralmente. Saviano entra subito nel problema “Chi ha lanciato un sasso alla manifestazione di Roma lo ha lanciato contro i movimenti di donne e uomini che erano in piazza, chi ha assaltato un bancomat lo ha fatto contro coloro che stavano manifestando per dimostrare che vogliono un nuovo paese, una nuova classe politica, nuove idee.
Ogni gesto violento è stato un voto di fiducia in più dato al governo Berlusconi. I caschi, le mazze, i veicoli bruciati, le sciarpe a coprire i visi: tutto questo non appartiene a chi sta cercando in ogni modo di mostrare un’altra Italia.”
Parole sagge che inducono a non perdere la testa, a non farsi prendere la mano dalla voglia di sfogarsi  ma a lottare per dimostrare che c’è un modo diverso da quello attuale per governare il paese. “Bisognerà organizzarsi – dice Saviano –  e non permettere mai più che poche centinaia di idioti egemonizzino un corteo di migliaia e migliaia di persone. Pregiudicandolo, rovinandolo”.
La rabbia  attraverso una metafora viene identificata come una caldaia piena che da lo stimolo per andare avanti, che spinge a fare cose serie e importanti.
“Bisognerebbe smettere di indossare caschi. La testa serve per pensare, non per fare l’ariete. Non copritevi, lasciatelo fare agli altri: sfilate con la luce in faccia e la schiena dritta. Si nasconde chi ha vergogna di quello che sta facendo, chi non è in grado di vedere il proprio futuro e non difende il proprio diritto allo studio, alla ricerca, al lavoro. Ma chi manifesta non si vergogna e non si nasconde, anzi fa l’esatto contrario. E se le camionette bloccano la strada prima del Parlamento? Ci si ferma lì, perché le parole stanno arrivando in tutto il mondo, perché si manifesta per mostrare al Paese, a chi magari è a casa, ai balconi, dietro le persiane che ci sono diritti da difendere, che c’è chi li difende anche per loro, che c’è chi garantisce che tutto si svolgerà in maniera civile, pacifica e democratica perché è questa l’Italia che si vuole costruire, perché è per questo che si sta manifestando. Non certo lanciare un uovo sulla porta del Parlamento muta le cose.
Tutto questo è molto più che bruciare una camionetta. Accende luci, luci su tutte le ombre di questo paese. Questa è l’unica battaglia che non possiamo perdere“.

Giovanna Galli
ggalli@pdfidenza.it

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