apr 122010
 

Rilevato che

- la crisi economica colpisce pesantemente le famiglie e le comunità locali, intacca la tenuta e la solidità del sistema economico e imprenditoriale, causa il ricorso massiccio alla cassa integrazione, la precarietà e la perdita di lavoro.
- la risposta alla crisi sta nella capacità di sostenere la ripresa economica, favorendo processi di riorganizzazione produttiva, politiche di sostegno ai redditi e ai bisogni delle famiglie, sgravi fiscali e ammortizzatori sociali, oltre che investimenti pubblici e misure per l’accesso al credito da parte delle piccole e medie imprese.
- il Patto anticrisi promosso dalla Regione Emilia-Romagna e condiviso con le organizzazioni imprenditoriali e sindacali, ha avuto questa funzione e queste finalità. Mentre assolutamente inadeguate e insufficienti si sono rivelate le politiche anticrisi del Governo.
- in particolare, con l’ultima Finanziaria, il Governo ha confermato il “patto di stabilità”, impedendo nuovamente ai Comuni di investire in opere pubbliche utili per lo sviluppo delle comunità ed efficaci anche contro la crisi, in quanto in grado di offrire lavoro a imprese edili ed aziende artigiane. Insomma, a migliaia di lavoratori.
- Il Governo ha fatto carta straccia del pronunciamento pressoché unanime del Parlamento che, un anno fa aveva votato un ordine del giorno proposto dal PD per l’allentamento dei vincoli del patto di stabilità dei Comuni.

Denuncia

che la Legge Finanziaria 2010

- ha tagliato pesantemente il fondo ordinario;
- non ha restituito ai Comuni quanto dovuto in seguito all’abolizione dell’ICI;
- ha bloccato ogni forma di autonomia impositiva;
- ha tagliato le risorse per la sicurezza, il fondo nazionale politiche sociali, le risorse per la scuola dell’obbligo, per lo sviluppo economico, per l’ambiente;
- non ha fatto un passo avanti in direzione di un vero e condiviso  “federalismo fiscale”.

Denuncia

altresì che se la maggior parte dei Comuni è stata colpita da questa manovra, alcuni Enti locali non hanno subito alcun danno nonostante la loro situazione di dissesto. Catania ha ottenuto 140 milioni, Roma 500 milioni, Palermo 160 milioni di euro, in barba a ogni criterio di efficienza e responsabilità. A Roma poi, sono stati concessi altri 80 milioni di euro entrati con lo “scudo fiscale”.

Esprime

la più decisa contrarietà a questa politica perché mette a rischio la possibilità per i Comuni di rispondere ai bisogni delle comunità locali. In particolare, in tanti piccoli Comuni, soprattutto nelle aree interne e montane, è ormai compromessa la possibilità di finanziare servizi essenziali e opere pubbliche urgenti e la possibilità stessa di chiudere i bilanci.

Richiama

il fatto che i Comuni sono l’ossatura del sistema istituzionale e rappresentano uno snodo fondamentale per contrastare la crisi, per modernizzare il sistema infrastrutturale, per garantire la coesione in una società sempre più complessa, per tutelare i diritti di cittadinanza.

Chiede

al Governo un deciso cambio di rotta, nella convinzione di condividere le preoccupazioni e lo stato d’animo della stragrande maggioranza dei Sindaci, di ogni orientamento politico, come dimostrano le prese di posizione e le iniziative promosse unitariamente nella nostra e in altre Regioni, dalle associazioni di rappresentanza dei Comuni.

E in particolare

sollecita

1) L’attuazione del federalismo fiscale così come previsto dalla Legge 42/2009, per accrescere l’autonomia finanziaria dei Comuni e, nel contempo, la responsabilità degli amministratori;
2) La modifica degli obiettivi e delle regole del patto di stabilità, per sostenere la spesa per investimenti, favorire politiche di coesione sociale e premiare i Comuni virtuosi;
3) La restituzione completa (e la rivalutazione) dell’ICI prima casa;
4) Il completo e puntuale versamento ai Comuni di tutte le somme riscosse con l’addizionale IRPEF;
5) Adeguati sostegni ai piccoli Comuni, con una più forte incentivazione della gestione associata di servizi e funzioni in capo alle Unioni di Comuni, con l’aumento del fondo per gli investimenti e il ripristino del Fondo nazionale della montagna;
6) Il completo reintegro del fondo per le politiche sociali;
7) Un intervento legislativo che – come stabilito dalla Corte costituzionale – riconosca la soppressione dell’IVA dalla Tariffa rifiuti (TIA) ma senza scaricare costi su Comuni, famiglie e imprese.

Il Gruppo Consigliare del Partito Democratico
segreteria@pdfidenza.it

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