mar 072017
 
rtft

dal blog del capogruppo Marco Gallicani

Ierisera (il 6 marzo 2017, NdA) è stata richiesta dalle minoranze una seduta di Consiglio Comunale per discutere delle minacce ricevute da Andrea Massari sui social network lo scorso novembre. C’era già stata una risposta ad interrogazione urgente presentata dal M5S e da Rete Civica, il 16 novembre scorso, ma evidentemente non è bastata. È un loro diritto e quindi noi siamo qui presenti, ma è anche nostro diritto affermare che questo Ordine del Giorno rappresenta una grande occasione persa.

Abbiamo tentato anche in Conferenza dei Capigruppo di spiegare che sarebbe stata una conquista importante discutere stasera di quell’uso dei social network e della vaghezza nei comunicati stampa che avvelenano il modo di stare in una Comunità.

Crediamo infatti:
- che la politica abbia una sua sacralità, e che glielo dia il nostro impegno.
- che Le istituzioni e i loro luoghi abbiano una loro dignità.
- che la politica abbia delle conseguenze, che spesso vanno oltre le intenzioni dei politici.

Il dibattito politico deve avere dei limiti. Perché la violenza genera violenza, l’odio chiama altro odio, e nella nostra società così in affanno troppo spesso alcune persone colmano la loro esistenza reale e digitale attaccandosi alle parole che usa la classe dirigente. Lo ha sostenuto a gennaio anche una sopravvissuta dei lager nazisti“State attenti alle parole dell’odio. Tutto inizia come un piccolo ruscello, ma poi ha il potenziale per esplodere -.. E quando lo fa, è troppo tardi per fermarlo”

Il fiume dell’odio, covato nelle nuove piazze digitali non è un evento secondario per la nostra società. Joe Cox era una deputata inglese di 43 anniAveva la mia età, e due figli, di 3 e 5 anni. Nel giugno del 2016 stava per iniziare un comizio vicino a Leeds, come altre centinaia di volte. E’ stata uccisa a colpi d’arma da fuoco e con un coltello da un nazionalista con simpatie neonaziste di 52 anni, Tommy Mair, esasperato dalla campagna su Brexit e abbeveratosi da “fonti” sulla rete incitanti alla supremazia britannica.

In Georgia il mese scorso due suprematisti bianchi si sono presentati armati al compleanno di un bimbo nero con una bandiera confederata, gridando insulti e minacciando d’uccidere tutti, anche i bambini. A Kansas City qualche settimana fa un bianco ha sparato a due uomini credendoli mediorientali (erano due ingegneri indiani) e gridando loro«andate fuori dal mio paese».

A Fidenza si è potuto parlare impunemente di “cecchini”, di impiccagioni. Nella vicina Medesano è bastata la visita dell’eurodeputata Cecile Kyenge, la scorsa settimana, per vedere gente che ha scritto “carico la carabina e mi apposto. Chi mi rimborsa le munizioni?”, oltre al solito squallido armamentario sulle scimmie e le banane, che accompagna questa parlamentare di colore.

Esempi che riporto per spiegare che la politica ha delle conseguenze. Spesso stanno sotto traccia, altre volte sono paradossali, ma ci sono. Se la politica fa passare il messaggio che vale tutto, la conseguenza più immediata è che alcuni pensino che quel tutto sia proprio tutto, e che tutti gli altri si adeguino all’idea che non vale più niente. Specie in quello che dicono e fanno i politici.

Alla politica, a chi la ama, a chi la onora con passione indipendentemente dal credo, tocca decidere da che parte stare. Perché la politica non è scontro, non è una lotta a chi spara la bugia più grossolana, non è una gara a chi fa il video più smargiasso e lo fa diventare virale.

La democrazia non è un regalo, ma la conquista di un impegno.

Non credendo di onorare questo impegno partecipando ad una seduta con un Ordine del Giorno del genere, convocata in un luogo che servirebbe per fare altro, nell’interesse di tutti, non dei soli consiglieri o dei loro referenti, per questo abbiamo sollevato la questione pregiudiziale ritenendo che l’argomento proposto dalla minoranza non sia da discutere in Consiglio comunale ai sensi dell’articolo 27 del Regolamento.

Crediamo che quanto accaduto a novembre non faccia parte della cultura pacifica e solidale che permea la storia di Fidenza. Per questo abbiamo detto e scritto che stiamo dalla parte di Andrea Massari, che quelle offese le ha ricevute, perché quello che è capitato a lui potrebbe capitare ad ognuno di noi, a qualsiasi altro cittadino. Perché quello che è capitato ad Andrea Massari capita ogni giorno nel mondo a tante altre persone. E francamente, crediamo sia il momento di dire basta. Non è questo il modo di discutere che ci interessa, non abbiamo nessuna voglia di alimentare uno scontro permanente in grado solo di avvelenare gli animi. A tutti coloro che sono fatti bersaglio da vere e proprie campagna d’odio offriamo, ancora, la nostra solidarietà. E lo faremo 10, 100, 1.000 volte, se necessario.

Perché la politica ha bisogno anche di segnali, e di parole perché le parole sono ormai ovunque e vanno scelte con cura, proprio perché sono importanti.

FacebookTwitterGoogle+Condividi

 Leave a Reply

(richiesto)

(richiesta)