ott 102010
 
fidenza1

Mi si continua a chiedere: perché insisti così tanto sull’urbanistica? Perché continui a proporre questioni irrealizzabili?
Poi, subito, senza attendere risposte, mi si dice a brutto muso: “Dobbiamo pensare ai servizi sociali, a chi è senza casa, alla comunità, dobbiamo fare politica, quella che conta”.
La questione sta più o meno in questi termini: voglio rompere le uova nel paniere.
Sono stufo, e con me tantissimi altri, direi la maggioranza dei cittadini, di subire un modo di operare che non ha nulla a che fare con la politica, il buon governo ed i valori fondamentali per cui val la pena impegnarsi socialmente.
Non posso permettere che tutto venga “avvelenato”, distrutto.
Che si costruiscano strade nei cortili di casa, che ci siano interi quartieri sfitti, che si lottizzi tutto e di più. Basta!!!!
Si parla di ambiente e poi.., non si riesce ad avere coerenza tra il dire ed il fare. Vorremmo arrivare ad avere un diverso utilizzo delle risorse, o per lo meno provare ad avere un mondo più a nostra misura, più libero. Sulla base di questo principio, occorre essere allergici ai tecnicismi o machiavellismi da strapazzo, che hanno deturpato il nostro ambiente; e ciò, in nome di che?
La città, non è solo un agglomerato urbano. Per un famoso linguista americano, (Chomsky) la città non esiste.
Infatti esistono tante città o tanti mondi quanti sono gli individui che vi abitano.
Il compito della politica è far si che ogni individuo sia se stesso nelle relazioni con gli altri, e l’urbanistica è il modo di favorire queste relazioni, con una progettualità che da tempo si è persa.
L’impegno a progettare e favorire relazioni interindividuali è non poca cosa. A Fidenza si sta pensando al nuovo Psc, nel frattempo si procede con un’insulsa politica fatta di varianti a riprova che l’intenzione “di tutti i conservatori” è di proseguire sulla via degli ultimi anni.
E questo è proprio quello che non voglio.
Non voglio lasciare in eredità una città brutta, cementificata, che ha l’ardire di dire “le rotonde di Fidenza”, che non ha il coraggio di dire mettiamo gli impianti fotovoltaici sui tetti dei capannoni industriali, che non costruisce palazzi che  per volumetria ed estetica non c’entrano niente con il contesto circostante, e così di seguito.
Il Psc non è un esercizio di calligrafia urbanistica ma la progettazione della città in cui vivremo e che lasceremo in eredità ai nostri figli e ai figli dei nostri figli. Perciò sono da definirsi con estrema cura i principi e i criteri alla base di questa cruciale svolta.

Il mio intendimento è di far sì che l’azione politica sia assolutamente democratica, ossia il risultato della partecipazione dei cittadini, debitamente informati.
Desidero che i partiti che asseriscono di avere questa sensibilità siano coerenti ai valori della salvaguardia dell’ambiente e della città nelle parole, nei fatti e nelle decisioni.
Non mi va che si continuino a giustificare  le brutture in nome di incassi per altre attività o per necessità varie.
Progettare una città è una cosa seria non un mezzo per altro…
Per questo è più che mai necessario un segnale di cambiamento e di rottura con il passato.
Le decisioni non devono esser prese nel chiuso degli uffici tra pochi e fidati collaboratori e non devono dare adito a dubbi e sospetti su una possibile intrusione degli affari privati nella politica che deve invece tutelare gli interessi di tutti.

La partecipazione, sia chiaro, non si persegue presentando scelte irrevocabili o distribuendo sentenze definitive ad assemblee senza potere, ma la si ottiene sollecitando a collaborare, già nella fase progettuale, tutta la società civile.
Il primo requisito della collaborazione tra amministratori e amministrati è la trasparenza e la tempestività.
Ciò che mi ha stancato è il generale muro di gomma costruito attorno al principale argomento politico della città, “la sua progettazione”.
Per questo, grazie alla sensibilità di Italia Nostra e dei suoi simpatizzanti, ho partecipato attivamente alle attività che si andranno ad operare nel mese di ottobre a cominciare dall’incontro con Domenico Finiguerra  del 16, al ridotto del Teatro Magnani, per finire con la mostra fotografica su Fidenza che si terrà il 30 ottobre presso l’ex Macello.
La libera partecipazione della società civile è quanto mai gradita, non ci sono preclusioni, verità da diffondere o che altro; solo la speranza che sensibili volenterosi si attivino per impedire che si ripeta la stessa storia.

Nella conferenza del 16 ottobre Finiguerra parlerà della sua esperienza amministrativa nel comune virtuoso ad “impatto zero” di Cassinetta di Lugagnano. Alla fine di questo  intervento seguirà un dibattito in cui i presenti, tutti insieme, si confronteranno  sulla percezione che hanno della città, sarà una bella fase di ascolto.
Nel corso della mostra del 30 ottobre avremo modo di scoprire  l’immagine che di Fidenza hanno i Fidentini. Avremo sicuramente molte cose da imparare.

Nel merito si cercherà anche di valorizzare proposte di carattere generale quali:
a) richiedere  un censimento di tutto il patrimonio: esistente o in corso di realizzazione, o comunque già approvato in base agli strumenti urbanistici precedenti (sia residenziale che produttivo o  non ancora utilizzato).
b) Condizionare a tale censimento la classificazione di  nuove aree. Fermo restando che, come previsto dall’articolo 2 della legge regionale 20 del 2000, il  consumo di nuovo territorio è giustificato solo se non sussistano alternative derivanti dalla sostituzione di tessuti insediativi esistenti o dalla loro riorganizzazione.

Tra gli obiettivi ritenuti prioritari verranno indicati i seguenti:
1. Definizione della percentuale di suolo edificabile o riutilizzabile nelle aree già edificate.
2. Introduzione, sulla falsariga di altri Paesi come Germania e Olanda, del principio del riequilibrio ecologico preventivo. In altre parole, ogni suolo edificato deve essere compensato a priori da interventi ecologici su aree fornite dagli stessi soggetti attuatori.
3. Realizzazione e organizzazione di aree produttive ecologicamente attrezzate.
4. Incoraggiamento dell’innovazione tecnologica nell’edilizia, oltre che nei settori industriali e di servizio a essa collegati.
5. Incentivazione dell’edilizia nelle aree industriali dismesse.
6. Salvaguardia dell’integrità dei terreni agricoli e delle colture su di essi praticate, sia in prossimità dell’abitato che in tutto il territorio comunale.
7. Difesa e sviluppo del verde urbano e periurbano, tutela e ripristino degli ecosistemi, promozione della biodiversità, sia per il valore in sé, sia per rendere meno traumatico e più armonioso il passaggio tra la città propriamente detta e la campagna.
8. Stimolazione della pluralità creativa con il sostegno ai giovani progettisti attraverso la prassi e l’incentivo dei concorsi.

Tutto ciò è solo un primo passo, un esempio del contributo concreto che molti intendono offrire alla città.
Va da sé che con tranquilla determinazione quanto sopra verrà sostenuto in ogni sede, senza pregiudiziali politiche, perché a Fidenza ci vive anche chi non la pensa come noi.
Soprattutto sono e siamo stanchi di dover subire decisioni inaccettabili, miopi ed epimeteiche, in nome del nostro bene o futuro.

Francesco Ricco
fricco@pdfidenza.it

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 Posted by at 17:30

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